Editoriali

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Il primo discorso “moderato” di Donald Trump

SAN SALVO | In rete (io l’ho trovato su Sky) c’è il primo discorso di Donald Trump, che dopo aver ricevuto la consueta telefonata del candidato sconfitto ed averla riferita, 

ha ringraziato Hillary Clinton, elogiandola sia per come si è battuta in campagna elettorale che per i servizi che ha reso al Paese, cui ha chiesto di sanare le ferite elettorali. Insomma, egli ha parlato da presidente, mettendosi dietro le spalle i discorsi duri (quasi razzistici, maschilisti e politicamente scorretti) cui ci aveva abituato in campagna elettorale. La qual cosa ci induce a pensare che i toni adoperati prima della elezione sono stati volutamente duri, volutamente populistici, detti e ripetuti apposta per parlare alla pancia degli Stati Uniti. Se è cosi, si può dire che Trump da candidato repubblicano ha puntato ai delusi, all’elettorato popolare scontento ed incazzato per ottenerne i voti. Esattamente come a Parigi gli operai votano a Marine Le Pen, nel nord Italia votano Matteo Salvini (compresi molti iscritti alla Cgil), in America hanno votato Trump. Una volta i ceti più deboli votavano la sinistra ed i progressisti e le categorie più forti votavano la destra e i moderati. Bisogna chiedersi perché questa tendenza storica (e forse naturale) si è invertita. Solo per i discorsi populisti e demagogici degli uomini di destra ? O anche perché la sinistra ha smesso di fare la sinistra?

Negli Stati Uniti quale provvedimento di sinistra ha preso il presidente uscente (posto che il partito democratico americano è al limite progressista) ? Nei discorsi ufficiali sugli scontri tra polizia e neri Obama ha difeso la polizia o i neri ? Perché la povera gente avrebbe dovuto votare Clinton, espressione autentica dell’establishment ? Il contadino del profondo sud statunitense quando stava bene poteva pure accettare l’arrivo clandestino dei messicani, ma ora che sta in crisi li vede come nemici e chiede muri e chiusure. In Germania come si chiama il leader Sdp ? Personalmente non lo ricordo, ma si tratta di un personaggio succube della Merkel, impegnato come è a sostenerne il governo e la maggioranza parlamentare. In Francia (in cui avevamo gioito per la vittoria di Holland) quali provvedimenti popolari ha fatto il governo socialista ?

In Italia, al netto degli annunci di Renzi, la povera gente sta meglio o peggio di quando c’era Berlusconi ? Al massimo sta uguale. Era stata delusa dal Cav. e sarà delusa anche dal suo “figlio prediletto”. Se da noi vincerà il No non sarà per i contenuti della riforma (quanta gente si è letta la nuova Costituzione?), ma perché è attraverso il voto che chi sta peggio di prima segnala il proprio disagio e la propria voglia di cambiamento. Se non si vuole che in Francia vinca Le Pen (dopo che in Gran Bretania ha vinto la Brexit) e se non si vuole che in Italia vinca Salvini, si devono fare delle politiche popolari, puntando alla distribuzione delle risorse pubbliche in favore dei ceti deboli. E questo lo dovrebbe fare anzitutto chi in natura – direbbe Bersani – è preposto a farlo ovvero la sinistra, che è nata con questa mission. Peraltro, da noi molti voti di protesta e del disagio sociale sono intercettati dalle 5 Stelle, fenomeno sociale nuovo e pulito, che parla di reddito di cittadinanza, abolizione dei vitalizi e dei privilegi, temi su cui sono sensibili i ceti deboli e meno garantiti (a partire dai giovani). La destra, invece, parla di abbassamento della pressione fiscale, tema su cui è sensibile il ceto medio. Ma se ai deboli “parlano” i 5 Stelle ed alle cosiddette partite iva “parla” la destra, a quali ceti sociali può parlare la sinistra ? A quelli garantiti, senza sapere che il capitalismo finanziario garantisce meno del capitalismo manifatturiero, perché aumenta le disuguaglianze e non si sa nemmeno a chi imputarle (quando nel ’81 chiuse la Ceramica gli operai scioperarono sotto il Comune e l’on. Artese chiamò il proprietario della fabbrica Rabbino. Se – Dio non voglia – dovesse chiudere la Denso, il sindaco che farà ? Chiamerà il Giappone, dove l’azionista è diffuso e sconosciuto ? A limite parlerà con qualche manager che, al netto dell’appannaggio, è pure lui un dipendente). Concludendo, possiamo dire che di fronte alle nuove sfide del capitalismo finanziario e della tecnocrazia europea, che aumentano le vittime della iniqua distribuzione delle risorse private e pubbliche, vince le elezioni chi sa intercettare il disagio sociale e trasformarlo in voti. Trump l’ ha fatto, con la demagogia populista, ma l’ha fatto. La sinistra, se vuole vincere qualche elezione nel mondo, prendesse atto che il conflitto sociale esiste ancora, tornasse a difendere la povera gente e ne prenderà i voti.

Ods