Editoriali

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Quella di Turdo' e' una vera e propria azione sociale

Non tutti sanno che la multa che ci viene comminata sulla strada non è un dogma, ma è semplicemente un atto amministrativo fatto da un funzionario della pubblica amministrazione e che come tale può essere impugnata. Tutto quello che fa lo Stato o le  sue articolazioni (delibere, determine, ordinanze, contratti e vincoli pubblici) può essere  impugnato.

La stessa legge può essere impugnata davanti alla Corte costituzionale. Ovviamente deve avere tratti ritenuti incostituzionali da chi impugna, come pure gli atti della P. A. devono essere viziati per poter ricorrere ai Tribunali.

Tra gli atti dello Stato ci sono le multe, che il funzionario (agente di polizia o ausiliario del traffico) può aver sbagliato a fare o notificare e dunque possono essere nulle o annullabili. Beninteso, tutto ciò è noto agli avvocati, ma non ai cittadini. I quali spesso, molto spesso, per un antico retaggio culturale, sono portati a pensare che non è il caso di fare ricorso. Sia perché ci sarebbe il rischio di pagare di più, ma soprattutto perché si ha paura di chi indossa una divisa o di chi sta al potere.
Quarant' anni fa, quando Turdo' ha iniziato a fare politica con la Fgci, Gaspari e i sindaci gaspariani erano  funzionari pubblici (sia pure elettivi) potentissimi. Eppure Turdo' li contestava, li denunciava ed impugnava i loro atti senza averne paura. Perché? Perché era all' interno di un grande partito di opposizione che lo proteggeva e gli insegnava che gli atti amministrativi dei pubblici potere non erano dei dogmi, in quanto volontà umane ribaltabili da altre volontà umane sia se sbagliate nella forma che nella sostanza, per effetto degli abusi  o eccessi si potere. Antonio Turdo' ha dunque imparato ad opporsi al potere negli  anni giovanili, attraverso le procedure che la stessa legge mette a disposizione per dare ai cittadini i diritti democratici di cittadinanza. Ed avendo imparato questo, gli è stato facile notare che una decina di anni fa i cittadini avevano perso quelle organizzazioni collettive che li proteggevano e davano loro la forza di  impugnare atti e leggi ritenute sbagliate. Quindi Turdo' ha creato lui stesso un movimento di tutela per una categoria ampia e trasversale: gli automobilisti. E grazie alle sue battaglie politiche e legali è riuscito a ridurre gli effetti dei tutor e rilevatori di velocità e ad aiutare molti multati. I quali, per esercitare i loro diritti costituzionali (di uguaglianza di fronte alla legge rispetto ai funzionari che sanzionano per mestiere) avrebbero dovuto andare dagli avvocati pagando. Invece grazie a Turdo' possono solo associarsi e dare un piccolo contributo per essere aiutati e sostenuti. Quella di Turdo' non è solo un' opera meritoria, perché sta dalla parte di uno (1) che agisce contro lo Stato, ma è soprattutto un' azione sociale, che produce effetti sugli altri (come diceva Max Weber). Gli altri, cioè le persone, grazie a Turdo' possono capire che: 
la multa che ci viene comminata sulla strada non è un dogma, ma è semplicemente un atto amministrativo fatto da un funzionario della pubblica amministrazione e che come tale può essere impugnata.
Comprendere che ciò che fa lo Stato o le  sue articolazioni (delibere, determine, ordinanze, contratti e vincoli pubblici) può essere  impugnato è per noi italiani un fatto culturale. Ci insegna a pensare che siamo uguali all' agente di polizia, che lui può sbagliare, che i suoi errori possono essere denunciati, censurati e, se gravi, sanzionati: i sanzionatori di mestiere non sono padreterni, ma persone come noi. Da rispettare, certo, ma nel rispetto della legge, che è uguale per tutti.

Ods