Editoriali

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Il paradigma di Craxi

Ciò che avviene in politica e ciò che avviene nella società non lo determina un solo fattore: gli avvenimenti (anche quelli più semplici ed individuali) sono il risultato di una serie di fatti, controfatti, fattori, controfattori, casualità e determinatezze.

In politica, chi pensa che le politiche le determinino solo chi governa o chi ha vinto le elezioni non ha capito la premessa con cui ho iniziato questo editoriale.

Per esempio: è molto probabile che alle prossime elezioni Salvini e Meloni vincano (e pure con un margine importante), ma non è detto che riescano a governare o comunque a portare a segno ciò che vogliono.

Cosa che del resto è accaduto di recente a Berlusconi, il quale (alla caduta del Prodi II) aveva 100 deputati in più, ma si è dovuto dimettere, dopo aver accettato di collaborare alla guerra contro Gheddafi, di cui era amico.
Berlusconi cadde perché aveva "contro" il presidente della Repubblica, i due principali giornali italiani, alcuni importanti procuratori e gli eurocrati, cioè il Sistema, che ha "usato" i suoi stessi errori e i vizi per mandarlo a casa prima del tempo.

Se questo schema si ripeterà col primo Governo Salvini è probabile che la destra vinca, ma non governi.

E ora andiamo a Craxi, che è l' argomento che voglio trattare.
Craxi non aveva neanche il popolo dalla sua parte, ma solo un potere di interdizione che gli dava il sistema elettorale del tempo. Per il resto aveva contro (o si era messo contro) giornali e Procure, Cia e sindacato ed era soprattutto contrario le privatizzazioni delle aziende pubbliche (elemento fondativo della Europa post '89, ad Est come ad Ovest).

I capitalisti che stavano per disegnare la nuova Europa l' hanno fatto fuori allora, come più tardi avrebbero fatto con Berlusconi e come faranno con Salvini.

Per far fuori Craxi, il Sistema ha usato errori e vizi che aveva commesso lui stesso.

Probabilmente per far fuori Salvini useranno errori e vizi legati al suo modo spavaldo di comunicare e gestire le politiche migratorie.

Craxi, difendendo le aziende pubbliche, faceva una politica di sinistra. La motivazione delle privatizzazioni era che le aziende fossero in passivo. Ma a limite bisognava metterle a pareggio e non regalarle. Del resto come i privati avrebbero gestito i beni dello Stato l' avremmo visto con le autostrade.

Dunque, è giusto intestare una via a Craxi, perché lui ha perso la battaglia contro il Sistema e ci ha rimesso pure la pelle: riconoscerne i meriti significa affermare un principio pluralista, sia pure minimale, ovvero che il Sistema vince sempre contro chi gli si oppone, ma almeno non ne cancella la memoria.

Ciò darebbe speranza a chi non vuole accettare che la volontà popolare possa soccombere di fronte agli altri cofattori sociali oggettivamente più forti.

Purtroppo anche nelle democrazie moderne funziona così: la politica perde contro il resto del Sistema quando è debole, pareggia quando è forte e vince solo in qualche sporadico caso.

Craxi qualche volta ha vinto; per un lungo periodo ha pareggiato, cogestendo i processi economici del capitalismo moderno da buon socialdemocratico; alla fine ha perso tutto, ma resta un elemento paradigmatico dello schema che ho appena raccontato.

Ods