La vittoria del centrosinistra in Emilia Romagna interrompe la lunga serie di vittorie regionali del centrodestra, che aveva vinto tutte le altre otto elezioni.
Per il significato storico-politico rappresentato dalla Regione rossa per eccellenza, se Bonaccini avesse perso sicuramente il centrosinistra avrebbe avuto un colpo mortale.
Avendo vinto, invece, Zingaretti e Conte, sinistra radicale e sardine, hanno ripreso vigore e gioiscono per lo scampato pericolo.
In realtà il centrosinistra ha vinto la partita regionale (questa partita regionale) sul centrodestra, ma ha soprattutto vinto la partita nazionale (la partita nazionale del futuro) sulle 5 Stelle.
Infatti, col rapporto di partenza del 2018 (33% del M5S contro il 18% del Pd) si immaginava che i Grillini avessero potuto incorporare il centrosinistra.
Invece, il M5S ha perso moltissimi voti, mentre il Pd ha tenuto, pur avendo subito una scissione. Ed oggi il primo ha un capo politico dimissionario, mentre il secondo ha un segretario riconosciuto e ben saldo in sella.
Peraltro il M5S ha i tre "padri nobili", Grillo, Conte e Travaglio, che all' unisono spingono per l' inserimento in un nuovo centrosinistra organico composto appunto da pentastellati, Pd, sardine, Polo del Buon senso (Renzi, Calena e Bonino) e sinistra.
Del resto una eventuale coalizione di questo tipo può almeno giocarsi la partita italiana, con l' appoggio delle principali cancellerie e dei mass media che sono sostanzialmente ostili a Salvini.
Si arriverà a questo nuovo equilibrio politico con Conte candidato premier del centrosinistra contro Salvini candidato premier del centrodestra?
È troppo presto per dirlo, ma intanto il voto in Emilia certifica che si va (o si torna) al bipolarismo proporzionale (magari corretto al 5%) e che anche il terzopolismo di Grillo ha fatto una brutta fine, come i terzopolismi precedenti di Bossi (nel '96), di Casini (nel 2008), di Fini - Rutelli - Monti nel 2013.
Torneremo ad avere due blocchi: uno storicamente maggioritario (il centrodestra) e uno minoritario ma sistemico (il centrosinistra), con molti partiti all' interno e con altrettanti fuori dai Poli principali.
Il blocco di centrodestra sarà, come da tradizione, più coeso, mentre il centrosinistra per competere, come in Emilia, avrà bisogno di tutti: del Pd, sardine, scissionisti e dissidenti vari e soprattutto di quel che resta delle 5 Stelle.
Tuttavia, come è accaduto dal '94 in poi, un simile quadro bipolare, per quanto proporzionale, polarizzera' lo scontro e, soprattutto, attirera' ruffiani e moderati verso i probabili vincenti, inducendo gli esclusi a fare liste di disturbo.
Quindi non possiamo sapere cosa faranno personaggi di destra che erano organici al M5S quando questo era terzopolista (Di Battista, Paragone, ecc...), né sappiamo cosa faranno personaggi di centro che erano organici al centrosinistra quando questo era a guida renziana (Renzi, Calenda, Della Vedova, ecc... ) e né sappiamo cosa faranno personaggi che erano organici a Forza Italia, quando in questa non ci sarà più o ci sarà "di meno" Berlusconi (Carfagna, Gelmini, ecc...).
Ma soprattutto: se Salvini, premier in pectore, indosserà il doppio petto dove andrà il disagio sociale pseudo populista?
Il voto emiliano, di fatto, ridisegna il quadro politico, anche se i rapporti di forza tra le due coalizioni resteranno invariati.
Infine, i filo governativi vorranno arrivare all'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Ma i dissidenti pentastellati accompagneranno questa linea? E la destra oppositiva manterrà la calma sociale o soffiera' sul fuoco?
D' ora in poi tutto può succedere E QUESTO VALE ANCHE SUL PIANO LOCALE.
Ods