IL DONO DI BENIAMINO E ANTONELLA
Dopo l' ultimo editoriale, ho ricevuto da una persona a me cara questo messaggio: "Hai scritto la verità, ma non pensi in questo modo di diffondere sfiducia?".
D' acchito ho risposto: "Pensavo il contrario, avendo concluso con 7 capoversi preceduti da se, che volevano essere altrettanti di sprone a noi tutti".
In pratica avevo proposto un cambiamento sociale, che tanto per fare un esempio "cittadino" ha appena fatto una coppia di nostri coetanei, che ha un' azienda a un chilometro e mezzo dal centro storico: Antonella e Beniamino Tambelli.
Sono partiti da zero, come si dice da noi. Beniamino faceva l' operaio e poi ha deciso di mettersi in proprio.
Oggi i due hanno un' azienda avviata, la Tcm, ma non si sono montati la testa. Vivono più o meno come prima e quando è arrivata questa catastrofe hanno deciso di fare delle mascherine da donare al nostro ospedale.
Un gesto semplice, che anticamente si sarebbe chiamato carità, oggi si chiama solidarietà, in famiglia la chiamiamo generosità.
Personalmente, lo chiamerei cambiamento sociale, perché sottintende che si può crescere quanto si vuole, ma si può anche cadere improvvisamente.
Predisporsi a fare del bene pubblico, collettivo, altruistico ci ricorda che l' obiettivo della vita deve essere il dono e non l' accumulo.
Infatti, l' accumulo si può perdere con una qualunque disgrazia: epidemia, terremoto, crisi economica, fallimento, lutto.
Invece l' aver donato, l' aver aiutato, l' essere rimasti coi piedi per terra non si perde mai, perché il dono fa parte del capitale sociale e non di quello patrimoniale.
Il cambiamento sociale verso cui dobbiamo attrezzarci per la crisi economica che ci aspetta deve puntare al capitale sociale e non a quello patrimoniale.
Non è difficile. A volte basta un semplice gesto, come donare delle mascherine.
Saremo emulati se doneremo quel che potremo ed alle fine le 7 ipotesi del mio editoriale precedente diventeranno automatiche.
Orazio Di Stefano