Ci saranno oggi pomeriggio i funerali di Gemma Torricella, moglie di Luigi Ruggieri, che solo qualche mese fa avevo intervistato per farmi raccontare la sua vita, tutta vissuta accanto al compianto dirigente comunista.
Devo, per questo ringraziare
, Gabriele Marchese ed i figli di Gemma, Nicolino e Diana, perché il racconto che ho potuto sentire e trascrivere è un vero e proprio documento di storia locale, che racconta il vissuto individuale e collettivo della generazione dell’ immediato dopoguerra.
In quel racconto c’è di tutto: il fascismo ed il comunismo, la guerra e la pace, la povertà ed il benessere, i primi diritti costituzionali e le successive lotte per il pane, la terra ed il lavoro. Ma c’è soprattutto il coraggio e l’ amore: il coraggio di Luigi, capo dell’ opposizione, e l’ amore di Gemma, che gli è stato sempre affianco, con devozione, rispetto e lealtà. Gemma sapeva che senza le battaglie politiche del marito avrebbe potuto avere qualcosa in più in termini di benessere materiale, ma gli andavanobene lo stesso la sofferenza, i problemi, i sacrifici, perché in quel modo partecipavano ad un grande sogno di riscatto, quello di un antico passato, in cui i poveri erano poveri ed i ricchi erano ricchi.
La nuova Costituzione voleva che i rapporti tra le persone si basassero sulla libertà, compresa la libertà economica e sui dirittidel lavoro, per evitare lo sfruttamento secolare a cui i contadini e operai erano stati sottoposti dai privilegi dei proprietari. E questa era una causa giusta per cui vivere e nella quale educare la famiglia, perché presupponeva il rispetto di tutti gli uomini, considerandoli uguali.
Luigi, tornato dalla prigionia in Russia, proponeva a Gemma una vita nuova, forse non agiata, ma comunque basata su valori nuovi: un giorno nessuno sarebbe stato più maltrattato per la sua condizione sociale di provenienza ed ognuno avrebbe avuto diritto a sperare in una vita migliore. La stessa vita migliore che la famiglia Ruggieri avrebbe avuto al prezzo di tanti sacrifici e la stessa vita migliore che noi abbiamo avuto oggi, grazie ai sacrifici proprio di quella generazione.
Ho avuto il privilegio di aver udito i racconti di Gemma dalla sua viva e lucida voce, stracolmi di amore per il suo uomo, come se fosse ancora vivo (e certo vivo lo è nelle occasioni di riscatto che aveva dato a questa città: lotte del Bosco, costituzione delle prime cooperative insieme a Mimì Vicoli, Cgil pensionati, circolo anziani, vittoria della sinistra nell’ 85).
Gli anziani dirigenti politici del dopoguerra ci stanno purtroppo lasciando, ma per fortuna ciò che hanno fatto resta nella memoria collettiva della città, di cui anzi devono diventare Testimoni eterni per i posteri.
Ciao Gemma.
Orazio di Stefano