Editoriali

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Campo estivo a Fresa: tra storia e significato

Si è svolta dal 24 luglio al 7 agosto scorsi la prima edizione del campo estivo al bosco di Fresagrandinaria.

Tutte le mattine, dalle 8.00 alle 13.00, nella zona del bosco appunto (anzi, nell' area antistante lo stadio fresano) è stato allestito un campo dalla cooperativa sociale Sfera e dal Comune di Fresagrandinaria.

Alle attività hanno partecipato bambini e ragazzi dai 3 al 12 anni, con visite ed "escursioni" ad alcune aziende locali: fattoria del bosco, profumo di lavanda Fresagrandinaria e agriturismo casale Sant'Angelo.

C' è stata anche una giornata dedicata all'educazione alimentare, curata dalla dottoressa Alessandra di Cintio, che ha realizzato coi bimbi estratti di frutta e verdura colorati.

Tutto si è svolto a contatto con la natura, con esplorazioni quasi quotidiane.

Il bosco, con le sue risorse, è stato meta di continue passeggiate in un percorso sensoriale realizzato per il campo ad opera della Pro loco di Fresagrandinaria (disponibile ancora ad accompagnare coloro che volessero conoscere e visita Fresa).

Il programma del campo ha previsto fondamentalmente attività di movimento, con giochi d'acqua e novità creative per stimolare le risorse interne di bambini e ragazzi.

Ogni attività è stata programmata per far fronte alle esigenze di tutti, in considerazione del periodo che ci troviamo a vivere, nel quale viene richiesto il ridimensionamento dei contatti sociali, con preferenza per ciò che esula dal contatto fisico.

Si è trattato di un periodo intenso e denso di aspettative, ma soprattutto è stata una scommessa per il territorio e per ciò che riguarda il contatto con la natura e lo scambio reciproco tra risorse naturali e risorse umane.

Se ne ricava ovviamente un forte impulso per la crescita educativa dei nostri ragazzi

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Ho ricevuto da Francesca Giangiacomo il comunicato (che ovviamente pubblico) sulla cronaca di quanto è appena avvenuto a Fresa.
Non mi sottraggo dal commentare il fatto in sé, che rappresenta non solo una positiva novità in tempo di covid, ma anche un incoraggiante ritorno alle origini, alle nostre origini.
Infatti, Fresa, come tutti i piccoli borghi medievali, ha sfamato per almeno un millennio centinaia di generazioni con le risorse naturali, agricole, pastorali, boschive ed autoprodotte.
Spesso purtroppo tali risorse sono state insuffienti a sfamare tutti (anche perché erano "moooolto" malripartite) e non di rado sono state accompagnate da carestie e pestilenze. La qual cosa ha fatto associare nell' immaginario collettivo la società agropastorale alla miseria e, per contrasto, l' industria al benessere. E, quindi, si è persino omesso di far studiare ai ragazzi la storia dei propri avi, preferendole quella di signori baroni e feudatari.
Un grosso equivoco, che comunque sta per essere superato, perché il benessere industriale si sta rivelando per quello che è ossia la tomba dei piccoli borghi, che infatti si stanno spopolando fino a sparire.
Eppure i borghi come Fresa, che hanno un genius loci costruito su una intelligenza secolare, stanno mettendo in atto il proprio meccanismo di autodifesa e di ribellione, per dimostrare a sé stessi e agli altri quanta vita essi esprimono nei boschi, nella natura, nelle campagne e nelle aziende che ne derivano.
Vita e vite, biodiversità infinite, usi antropologi e storici, che tornano ad essere vissuti ed addirittura studiati in campi "scuola" estivi.
Auspico che questa ultima esperienza fresana possa diventare anch' essa occasione di studio, insieme ad altre (di agricoltura sociale, turistica, biologica e topica), che a breve avremo con un rappresentante del Governo italiano.

Ods

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