Editoriali

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Ecco di cosa si parlerà fino alla primavera del '22

Ieri il collega Dolce ha dato inizio ad una discussione destinata ad occupare social, pagine di giornale (speriamo solo nella cronaca politica), sedute consiliari (comunali e regionali) e soprattutto comizi e dibattiti politici.

Forse senza saperlo, il collega Dolce ha messo nero su bianco quel che sarà l' argomento principale delle campagne elettorali di Vasto e San Salvo, dove si voterà rispettivamente nelle primavere del 2021 e del 2022.
Si tratta, come avrete capito, della vendita (in pectore) dell' autoporto di San Salvo.
Infatti, il primo articolo (scritto con il solito rigore dell' estensore) postato su Facebook ha subito suscitato le prime domande di uno dei protagonisti politici del territorio: Gabriele Marchese, già sindaco della città. Il quale si è chiesto chi si compra l' autoporto, parlando addirittura di saldi di fine stagione e chiedendosi chi saranno i "fortunati che faranno l' affare".
Le domande sorgono spontanee (avrebbe detto Lubrano) leggendo il pezzo di Dolce, il quale rivela che il valore dell' immobile è stato stimato 3 milioni e settecentomila euro mentre sarebbe costato secondo Marsilio 8 milioni e settecentomila e secondo altri (che Dolce però non cita) addirittura circa 12 milioni.
Forse è proprio la differenza di (minimo) 5 milioni persi dall' erario pubblico che inducono Marchese a parlare di affare per chi comprerebbe.

Ma come si arriva a questa (messa in) vendita?
Ci si arriva perché dopo averlo realizzato prevedendo "bar ristoranti magazzini e officine" (come scrive Dolce), la Regione e l' Arap non sono stati in grado di aprirlo l' autoporto. Anzi, lo hanno lasciato in balia di "degrado danneggiamento e furti", che dunque (se la matematica non è un opinione) ammonterebbero (d' obbligo il condizionale) ad almeno 5 milioni di euro.
Non è tuttavia solo per incapacità ad aprire un' opera (per la cui realizzazione il giorno dell' inaugurazione il presidente p. t. Fabio Giangiacomo ricevette i complimenti nientemeno che da Remo Gaspari) che si determina la vendita: essa arriva anzitutto per la disponibilità di un gruppo "glocale", che trova la convergenza baypartisan sulla politica risanatoria del presidente Arap Savini (nella legislatura precedente consigliere nominato dalla minoranza, che quindi ora che è assurto alla presidenza sa rispettare l' attuale minoranza). Ed arriva (conoscendo le dinamiche politiche) per le promesse di assunzioni... alla vigilia delle due campagne elettorali.

Va detto, però, che la ricordata convergenza bypartisan alla vendita riguarda il centrodestra ed il centrosinistra (che si alternano alla guida del Consorzio industriale dai tempi di Giangiacomo - Del Prete - Marcovecchio) e non le 5 Stelle. Queste ultime, essendo fuori dall' Arap, hanno saputo della operazione in corso da una giornalista locale ed è quindi molto probabile che ora le Stelle vorranno capire, sapere e dire la loro, in ragione sia del ruolo di Governo che ricoprono a Roma e sia per quello di opposizione - vigilanza che ricoprono all' Aquila.

Per tutto quel che abbiamo cercato di elencare è probabile che, come detto nel titolo, sarà questo l' argomento delle due prossime campagne elettorali.
Speriamo, tuttavia, che (come mi ha detto un caro amico giorni fa) "non salti questa opportunità occupazionale per ragioni di bassa cucina politica", come però speriamo che le assunzioni (poche o troppe) avvengano con criteri meritocratici e non clientelari, con tristi colloqui che illudano i poveri giovani disoccupati.
Infine, speriamo, anzi ne siamo certi che se (e quando) le domande di Dolce e Marchese circa la congruità della perizia (la rilevata differenza di oltre 5 milioni, insomma) saranno poste da stampa o consiglieri di opposizione, Marsilio e Savini saranno in grado di dare le giuste spiegazioni.

Ods