Editoriali

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BIDEN O TRUMP, PERÒ CHE CASINO...

Al momento in cui scrivo non so (nessuno sa) chi sarà il presidente degli Stati Uniti d' America. Né so (sappiamo) da chi la sua "nomina e non elezione" sarà fatta. Ma è alquanto
probabile che a breve ci concentreremo, tutti, sui tecnicismi post voto, che porteranno Biden o Trump alla Casa Bianca, sulle loro polemiche e sui loro ricorsi alle Corti statali e a quella Suprema. Cosa, questa, che ci farà sfuggire le due vere questioni delle elezioni americane:

- anche stavolta, come quattro anni fa, i sondaggisti hanno sbagliato, perché non hanno intercettato chi avrebbe votato The Donald;
- comunque la metà degli elettori (che stavolta sono tanti, il 65% della popolazione) ha votato contro il politically correct, rappresentato, ieri, dalla Clinton ed, oggi, da Biden.

Le due cose sono collegate: una parte di chi vota per lo "scorretto, scostumato, antisismico" non lo rivela ai sondaggisti, perché ha paura e si vergogna di rivelarlo nelle dinamiche che mandano fuori strada i sondaggi sti agisce il timore degli intervistati di ricevere ritorsioni per essersi messi contro chi pensano comandi per davvero. E la stranezza è che il comandante in capo delle forze armate più potenti del mondo riesce a farsi percepire come uno che non comanda, quasi come una vittima.

Se questo ci fa capire cosa fa sbagliare i sondaggisti (il timore di certi elettori di rivelare la propria intenzione di voto), cerchiamo di capire perché mezza America voti per lo scorretto, scostumato, antisistemico.

Gli Stati Uniti sono una società nuova, la cui coesione non è fatta né dalla Storia e né dalla tradizione secolare, ma dal sogno americano di trovare successo. È chiaro che per quei pochi che trovano successo, tutti gli altri vivono frustrazione, senso di rivalsa, guerra tra poveri ed aggressività (sfogata da guerre continue ed atti di pazzi che sparano a casaccio, facilitati dal possesso di armi, che è un' altra tipicità di quel sistema).

Elettoralmente il mix derivante dalla frustrazione sociale e dall' aggressività personale è stato captato da Trump, nel quale anche i poveri, anzi soprattutto i poveri, si identificano, perché li fa sognare, come un altro miliardario ha fatto sognare gli italiani.

Perché, dunque, i democratici perdono la base più povera tanto in Italia quanto in America e questa ci mette a votare i miliardari?
Perché invece i poveri del Brasile (in maggioranza) votano Lula e quelli della Bolivia (sempre in maggioranza votano) i socialisti ?
Evidentemente in questi Paesi le masse popolari chiedono riforme e quando le ottengono premiano i partiti riformisti. Obama ha fatto una riforma sanitaria storica eppure quattro anni fa il suo Pd non è stato premiato dall' elettorato più povero. Quest' ultimo, evidentemente, non vuole solo il benessere, ma anche scaricare l' aggressività. E Trump riesce ad abolire l' Obama care, ma nel contempo a farsi votare come un novello Masaniello.
Agli elettori popolari della cosiddetta America profonda, Trump li fa contenti e gabbati
Ods
Ps Bruno Vespa rivela che il nostro politico - miliardario avrebbe fatto un accordo con Salvini e Meloni per fare il presidente della Repubblica, cosa che spiegherebbe anche il motivo della sua conversione europeista. Coloro che, a sinistra, prima lo ritenevamo il demonio e adesso ritengono Salvini il demonio, mentre Berlusconi è diventato destra democratica, cosa diranno se sarà candidato al Quirinale?