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Diventa un'interrogazione consiliare delle Cinque Stelle la lunga vicenda alla  fontana di Termoli  del palmolese Romeo Raimondi

PALMOLI | Con deliberazione della giunta regionale del Molise n. 2095 del 16 Giugno 1988, è stato concesso, nonostante pareri negativi, alla ditta Gim 86 Coop s.r.l. corrente in Termoli (CB), il nulla-osta

regionale di cui alla legge n. 426 del 1971 per l’apertura nel Comune di Termoli di un esercizio commerciale ;
il provvedimento, che peraltro non specificava la superficie di vendita, si riferiva alla vendita al dettaglio di generi di cui alla Tabella merceologica VIII;
nel dicembre 1989, nonostante non fosse stata rilasciata alcuna autorizzazione né l’esercizio commerciale fosse stato attivato, la Gim 86 avrebbe venduto la propria azienda a “La Fontana s.r.l.”;
in data 9 luglio 1990 il comune di Termoli rilasciava l’autorizzazione commerciale n. 54 per la tabella merceologica VIII e per la superficie di 5500 metri quadri a “La Fontana s.r.l.”, persona giuridica diversa dal richiedente il nulla osta regionale ;
in data 8 febbraio 1991, lo stesso comune di Termoli consentiva (ad avviso dell’interrogante con modalità di dubbia legittimità) a “La Fontana s.r.l.” la ripartizione dell’autorizzazione n. 54 in molteplici autorizzazioni: veniva ridotta la superficie e, per i restanti 860 metri quadri, si rilasciavano otto autorizzazioni di vendita al dettaglio per tabelle merceologiche diverse dall’originale, totalizzando in ogni caso la stessa superficie di vendita dell’autorizzazione originale ;
in data 2 agosto 1991, la giunta regionale del Molise, al fine di sanare l’irregolare ripartizione della autorizzazione n. 54 operata dal Comune di Termoli, riconosceva con delibera n. 4254 all’esercizio commerciale “La Fontana” la qualifica di centro commerciale al dettaglio (le nuove autorizzazioni insistono su una superficie di 860 metri quadri, inferiore dunque ai 5500 soggetti a rilascio del nulla osta regionale), ritenendo il nulla osta rilasciato a suo tempo alla Gim 86 riferito al centro commerciale “La Fontana”;
detto riconoscimento consentiva a “La Fontana” di accedere a fondi pubblici regionali, statali ed europei.
Nell’aprile 1993, in esubero rispetto alla superficie di vendita concessa, “La Fontana” consentiva l’apertura di un nuovo negozio : “Albos” della Dari s.n.c. di Di Giorgio Isolina & C. per la vendita al dettaglio di prodotti di abbigliamento ;
la ditta Raimondi, titolare sin dall’apertura del centro commerciale di un negozio di abbigliamento (denominato “Giulietta e Romeo”), sentendosi danneggiata dalla concorrenza – peraltro non prevedibile al sorgere del proprio rapporto contrattuale con “La Fontana”- con raccomandata del 5 Luglio 1993 chiedeva al Comune di Termoli se fossero state emesse nuove autorizzazioni o ampliamenti di superfici relativi alla tabella merceologica VIII;
i primi di Agosto il capo settore finanze e sviluppo economico, dottor Mastroberardino, rispondeva negativamente, precisando che il Comune di Termoli non aveva rilasciato nessuna autorizzazione per l’apertura della “Dari”, disponendo conseguentemente con ordinanza n. 159 la chiusura immediata del nuovo esercizio (Albos);
l’11 agosto 1993 uno dei titolari dell’esercizio abusivo, signor Di Giorgio Daniele da Guglionesi, minacciava il Raimondi di agire contro la legge se non avesse smesso di richiedere chiarimenti al Comune di Termoli sulla vicenda in oggetto.
Per queste minacce, il Raimondi presentava atto di querela presso il commissariato P.S. di Termoli;
l’ordinanza n. 159 veniva, peraltro, tardivamente notificata a “La Fontana”, ossia soltanto in data 17 Agosto 1993, ciò consentiva nelle more a “La Fontana” di attivarsi comunicando il 6 Agosto 1993 (vale a dire 11 giorni prima di venire ufficialmente a conoscenza dell’ordinanza di chiusura) una nuova disposizione di vendita, presentando il successivo 18 Agosto delle piantine planimetriche dalle quali emergeva che a dispetto delle clausole dei contratti tra “la Fontana” e gli operatori, non tutta la superficie dei locali loro affidati in gestione veniva considerata superficie di vendita, con la conseguenza che una parte di essa risultava non impiegata;
alla luce di ciò, in data 19 Agosto 1993, il Comune di Termoli emetteva un provvedimento (ordinanza n. 171) con cui disponeva a favore del negozio “Albos” la revoca dell’ordinanza di chiusura immediata (peraltro mai eseguita). In questa seconda occasione, diversamente dalla prima, la notifica del provvedimento avveniva in tempo reale;
a seguito delle segnalazioni del Raimondi, che peraltro a suo dire sarebbe stato sottoposto a minacce e pressioni di ogni tipo, le autorità di pubblica sicurezza acquisivano carteggi privati e amministrativi relativi al centro commerciale, rimettendo il tutto alla procura della Repubblica di Larino che apriva il fascicolo recante il numero 2223/1993 R.g.n.r ;
in data 5 luglio del 1994, a distanza di una anno dalla raccomandata del 5 luglio 1993 con cui il Raimondi chiedeva al Comune di Termoli chiarimenti, si recavano presso l’esercizio commerciale del Raimondi due vigili urbani che si allontanavano dopo aver rivolto al Raimondi Romeo (Figlio di Angelo) alcune domande;
a distanza di poche settimane, il 22 luglio 1994, veniva al Raimondi Angelo notificato verbale di contravvenzione n. 85 ai sensi degli articoli 9 e 39 della legge 426 del 1971 poiché nel corso di un controllo verificarono la sua assenza dal negozio di abbigliamento. Multavano il Raimondi, nonostante al momento del controllo fosse presente suo figlio, Romeo Raimondi, che nell’occasione si qualificava come parte dell’impresa familiare;
in data 5 agosto 1994, con ordinanza n. 148 veniva notificata al Raimondi ordinanza di sospensione dell’attività commerciale per due giorni “visto il verbale n. 85 del 5 luglio 1994” con effetto immediato; sospensione, questa volta, prontamente eseguita; Il Raimondi, ritenendo ingiustificati i provvedimenti che lo avevano attinto, presentava contro gli stessi al Comune di Termoli ricorso che, a tutt’oggi, è rimasto privo di risposta. Denunciava altresì, i descritti fatti al Quotidiano “Il TEMPO” del Molise che provvedeva, alla loro pubblicazione in data 13 Agosto 1994;
nel 1994, la depenalizzazione con decreto legislativo 13 luglio 1994, n. 480, dell’articolo 665 del codice penale, travolgeva anche il procedimento relativo al negozio “Albos” ;
tuttavia, non si ha notizia dell’applicazione delle sanzioni sostitutive previste a carico dei responsabili;
nel mese di Ottobre 1995, nel silenzio di risposte dalle sedi legittimamente adite, il Raimondi chiedeva ed otteneva un primo colloquio con il comandante della Guardia di finanza di Termoli per ottenere la chiusura delsuo esercizio commerciale in quanto illegale.
Successivamente ne otteneva anche un secondo nel corso del quale il medesimo ufficiale riferiva che trovava ostacoli ad agire (dei richiamati colloqui il Raimondi narra nel corso dell’interrogatorio reso in data 5 dicembre 1998 presso la stazione dei carabinieri di Palmoli e disposto dopo l’interrogazione parlamentare n. 4-20836 presentata dall’On. Antonio Saia);
Il 29 Novembre 1995, il Sig. Raimondi inoltrava al Presidente della Repubblica, al Presidente della Camera dei deputati, al presidente della commissione antimafia presso la Camera dei deputati, al Ministro di grazia e giustizia, al Ministro dell’interno, al Ministro dell’economia e delle finanze, al Comandante del comando Regione Carabinieri di Chieti, al Comandante del Comando Regione guardia di finanza di Bari, al comandante del comando generale della guardia di finanza, un invito ad accertare la verità dei fatti ;
in data 27 ottobre 1997 il deputato Saia Antonio, non avendo ancora ottenuto alcuna risposta al precedente atto di sindacato ispettivo n. 4-01809 del 10 luglio 1996 presentava una seconda interrogazione a risposta scritta n. 4-13378, in cui chiedeva nuovamente all’allora competente Ministro dell’Industria, del commercio e dell’artigianato di fare piena luce sulla medesima vicenda già al getto di una precedente interrogazione.
Nell’occasione, il Deputato deduceva come a lui risultasse che il Governo pro tempore avesse avviato delle indagini nel merito delle questioni denunciate e, tuttavia, che delle stesse non si conoscessero le risultanze. Ragione questa “per cui risulta legittimo dubitare che possano essere emerse significative irregolarità”(…) e “soprusi a danno di altri cittadini”. Per queste ragioni, l’interrogante chiedeva che fosse reso noto l’esito delle indagini nonché gli eventuali procedimenti che il Ministero intendesse adottare nel merito;
in data 18 Novembre 1998, il Deputato Saia si interressava ancora una volta della situazione del cittadino Raimondi, presentando l’interrogazione n.4-20836 ai Ministri di Grazia e Giustizia e dell’Interno con cui – dopo aver ricordato che con precedente atto di sindacato ispettivo nel Luglio 1996 ( n. 4-01809) era stata dettagliatamente descritta la vicenda di Romeo Raimondi – chiedeva ai Ministri interrogati quali risposte si intendessero dare al cittadino Romeo Raimondi in merito alle questioni rappresentate nella denuncia inoltrata in data 18 Marzo 1995 e inviata per conoscenza al Ministro di grazia e giustizia, in relazione alla quale non avendo avuto risposta dalla Magistratura, ha rivolto anche un esposto al Consiglio Superiore della magistratura in data 14 Maggio 1998. L’interrogante chiedeva, altresì, “se, qual’ora siano accertate ripetute violazioni di legge da parte degli organi comunali nel caso della vicenda ricordata, il Ministro dell’Interno non intenda assumere le conseguenti iniziative di sua competenza” ;
Il Raimondi Romeo veniva sentito in data 15 Dicembre 1998 dai Carabinieri della Stazione di Palmoli (NR.6055/5-1d prot.Rif.f n.036171/51-1D prot. 12/12/98).
Nell’occasione ricostruiva l’intera vicenda, lagnandosi del fatto che le numerose richieste formulate nelle opportune sedi per l’ottenimento della copia del fascicolo processuale, nelle more archiviato per intervenuta depenalizzazione, dell’art.665 codice penale, erano rimaste senza risposta ;
in data 18 luglio 2002, sulla medesima vicenda, veniva presentata al Ministro delle attività produttive pro tempre dal Deputato Maura Cossutta un interrogazione a risposta scritta n. 4-03554 con cui, richiamando i precedenti atti di sindacato ispettivo presentati dal Deputato Saia e specificando che entrambi erano a distanza di molti anni rimasti privi di risposta governativa, insisteva sull’urgenza di una risposta del Governo ai quesiti posti nelle interrogazioni menzionate, nelle quali si paventano possibili irregolarità e soprusi a danno di altri cittadini;
nel 2007, in assenza di qualsivoglia riscontro da parte delle sedi adite, i signori Raimondi si rivolgevano persino alla Procura Nazionale Antimafia non ottenendo, anche in questo caso, alcuna risposta;
in data 9 settembre 2014, Raimondi Romeo, sentito presso la Stazione dei Carabinieri di Palmoli in qualità di persona informata dei fatti circa la querela precedentemente sporta da suo padre (Raimondi Angelo) contro l’Avv. Nicola, suo legale di fiducia, rappresentava ulteriori circostanze, circa comportamenti di dubbia correttezza dei propri difensori che nel corso del tempo lo avevano assistito nella causa civile sorta fra lo stesso Raimondi e La Fontana, del Giudice titolare del Procedimento, nonché avvocato di controparte; a tutt’oggi i Signori Raimondi, nonostante le querele sporte a carico dei soggetti in precedenza individuati, non risultano all’interrogante essere stati denunciati da alcuno per calunnia, da oltre 25 anni la famiglia Raimondi attende, nonostante i ripetuti solleciti avanzati per le vie legali e istituzionali, riscontro circa la definizione della descritta vicenda.
Tutto ciò premesso, il capogruppo di 5 Stelle ha interrogato il Sindaco al fine di conoscere ed approfondire la vicenda attraverso gli atti depositati presso questa casa comunale; di conoscere se gli allora dirigenti e dipendenti nell’esercizio delle loro funzioni, abbiano svolto con diligenza il loro lavoro; di conoscere e far conoscere al Sig. Raimondi dopo 25 anni i fatti per come davvero accaduti.
Raimondi, non avendo ricevuto risposta, ha amaramente commentato: “…Per 20 dipendenti assunti dalla FONTANA srl hanno chiuso sul territorio di TERMOLI circa 1000 attività commerciali”.
Vista l'omessa risposta alle domande dell’ interrogazione consiliare, il commerciante ha scritto al sindaco, chiedendo lui personalmente: “Come mai mentre la legge dice chiaramente che l'autorizzazione deve essere rilasciato alla sola persona richiedente il nulla osta regionale, in questo caso si è fatto diversamente ?”
Chi sa se, almeno al cittadino, arriverà l’agognata risposta…

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