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Settantenne salvato da infarto a Chieti da un medico incrociato per caso al Cup

E’ stato decisamente il suo giorno fortunato, perché ha incrociato, in modo del tutto casuale, un medico che gli ha salvato la vita. Intreccia umanità e professionalità la vicenda che ha come protagonista un settantenne che aveva accompagnato la moglie al Cup dell’ospedale di Chieti per prenotare una visita.

Mentre erano in attesa del proprio turno si è trovato a passare il cardiochirurgo Massimiliano Foschi, il quale ha colto un’espressione sofferente dell’uomo, al quale si è avvicinato per chiedere se avvertisse qualche disturbo. Pur cercando di minimizzare per paura di doversi trattenere in ospedale, il settantenne, residente nell’Aquilano, ha ammesso di avere un po’ di dolore al petto, e che qualche anno aveva  subito un’angioplastica. Tanto è bastato a Foschi per valutare la gravità della situazione e far scattare il codice rosso: in un momento, allertati i colleghi dell’Emodinamica, diretta da Nicola Maddestra, e l'anestesista Luigi Ferrante,  l’uomo è stato portato in reparto per una coronarografia urgente, che ha evidenziato un infarto anteriore massivo in atto. Dall’esame, infatti, è emerso  un restringimento dello stent impiantato in precedenza, che aveva determinato una gravissima sofferenza del muscolo cardiaco. Il danno, infatti, era a carico dell’arteria coronaria interventricolare anteriore, di fondamentale importanza perché provvede all’irrorazione del ventricolo sinistro.  Attraverso una nuova angioplastica è stato quindi nuovamente dilatato lo stent, che ha permesso di ripristinare l’irrorazione e la normale attività cardiaca. L’uomo ora sta bene ed è salvo grazie al provvidenziale incontro con il cardiochirurgo.

“Sono passato casualmente per il Cup perché cercavo un distributore di bevande per prendere qualche bottiglia d’acqua - racconta Foschi - : è il caso di dire che la mia sete ha in qualche modo salvato quell’uomo”. 

Parole di sincero apprezzamento sono arrivate dal responsabile della Cardiochirurgia: “Non è per pura fatalità se questa storia è a lieto fine - mette in evidenza Umberto Benedetto - perché la componente umana è fondamentale: si accorge della sofferenza dell’altro solo chi ha occhi per vedere. Mi rende perciò orgoglioso avere accanto colleghi che oltre alla professionalità sanno mettere in campo la capacità di guardarsi intorno cogliendo gli affanni altrui. Bravo è il medico che sa mettere insieme sensibilità e capacità professionali”.