Tonino Della Penna voleva imitare le gesta di Fausto Coppi, ma…
Tonino Della Penna, verace salvanese, è scomparso da più di un anno. Aveva un fisico esile, le guance scavate, i capelli folti. Quando si accendevano
le discussioni sui campioni di ciclismo: Bartali, Coppi, Magni, Kubler, Koblet, Bobet, si entusiasmava. Era affascinato dalla bicicletta. “Quando corro in bicicletta - diceva - mi sento felice, libero e leggero come una piuma”.
Orfano di padre, intorno ai dodici anni cominciò a lavorare in un panificio. Si alzava alla due del mattino; la sua giornata lavorativa si prolungava fino alle quattro del pomeriggio.
In quel tempo la farina s’ impastava con la forza delle braccia e delle mani; non esisteva l’impastatrice elettrica, pertanto, si doveva aspettare più di quattro ore prima che avvenisse la lievitazione dell’impasto. Appena sentiva parlare di Coppi e Bartali dalla alla piazza antistante il panificio, usciva fuori con la faccia bianca di farina e si metteva a parlottare; era tifoso di Coppi, guai a toccargli il suo campione preferito. Sperava di poterlo, presto, imitare. Il suo sogno, infatti, fu quello di acquistare un bici da corsa per dimostrare ai suoi compaesani che aveva la stoffa del corridore. Dopo lunghi sacrifici riuscì a racimolare 100 lire, e subito comprò una bicicletta da corsa al negozio di Antonio Artese, dove attualmente è ubicato il bar “Bruno”.
Ogni giorno, terminato il lavoro, dopo aver divorato un filone da mezzo chilo con la frittata di cipolle e asparagi, inforcava la bici e si avviava lungo le strade polverose e piene di fossi. Si allenava insieme ad altri due ciclisti sansalvesi: Confucio Ciavatta e Amilcare Marzocchetti. Il suo terreno preferito era la salita.
Partecipò a diverse gare: Termoli, Lanciano, Campobasso e Chieti, ma non riuscì mai a vincere. Nel 1939, benchè orfano e sposato, fu arruolato nel corpo della fanteria ed inviato al fronte di guerra albanese. Rimase pere circa cinque anni lontano dai suoi. Tornato a casa, non ebbe nemmeno il tempo di riabbracciare sua moglie, fu precettato alla guerra e trasferito a Vibo Valenza in Sicilia. Una settimana prima dell’ invasione americana della Sicilia, riuscì a fuggire e, dopo alcuni mesi di fuga a piedi, fece ritorno nella sua casa a San Salvo.
Aprì la porta e cercò la sua bicicletta da corsa; era sparita. Pianse disperatamente. Ma fortunatamente potè riabbracciare la moglie. Non aveva una lira per acquistare una bicicletta da corsa usata. Ricominciò a sfornare il pane, ma la passione per le due ruote gli restò per tutta la vita. Tonino ( Ndunìne lu panattire) sperava di diventare un campione come Fausto Coppi, ma…
Michele Molino
Presidente del Cenacolo salvanese