SAN SALVO | Tutti parlano di crisi, eppure si continua a buttare il pane nei bidoni della spazzatura, solo perché é un pò indurito. I cassonetti dei ristoranti offrono spettacoli osceni.
Uno spreco del quale probabilmente non ci si rende conto. Il pane non è più “Gràzie de Ddé (Grazia di Dio). Si deduce che i consumatori acquistino più di quello che riescono a consumare. Il consumo è il nostro stile di vita. Una contraddizione in questo periodo storico tormentato dalla crisi. Dice un proverbio sansalvese che Ngì sta puvertà sénza difétte. A dire il vero, sta chi combatte per un tozzo di pane. Dove va a finire il pane invenduto dei fornai? Nei tempi passati, il pane si preparava in casa ed era considerato sacro. Se cadeva un pezzetto a terra, si raccoglieva e si baciava, quasi per farsi perdonare della disattenzione verso Dio. Con i tozzi di pane che avanzavano dalla tavola (raramente accadeva) si preparava lu panecòtte (pancotto). “Sta mancando il pane come costume, liturgia, realtà non visibile - scriveva lo scrittore siciliano Guido Ceronetti - é necessario che intorno al pane si ricrei l’aura sacrale e si restituisca il significato simbolico-religioso". Nei tempi antichi, nessuno poteva permettersi lo spreco che oggi vediamo intorno a noi. L’educazione alla sobrietà era parte integrante della condizione di vita ed era un valore condiviso dalla maggior parte della società. E’ necessario tornare ad uno stile di vita più semplice.
Michele Molino