Trasporto pubblico, chi tutela i viaggiatori?
Da circa un anno viaggio con mezzi pubblici e faccio uso sia del treno che del pullman per raggiungere il mio posto di lavoro. Una scoperta per uno come me che ha sempre adoperato la macchina. Non vi nascondo che agli inizi è stato un pò difficile ma poi con il tempo
ci si abitua sia ai ritmi che alla rigidità degli orari.
Durante questo periodo ho avuto il privilegio di incontrare e conoscere tanti giovani studenti e lavoratori che utilizzano i mezzi pubblici per recarsi nei luoghi di studio e di lavoro.
Questa esperienza mi è servita ad apprezzare il ruolo insostituibile del trasporto pubblico che con i suoi pregi e i suoi difetti va migliorato e ammodernato.
Infatti, da anni sostengo che in Abruzzo serve una profonda riforma del trasporto pubblico locale, perchè quello attuale ancorato ad un modello organizzativo del passato in gran parte non più rispondente alle esigenze di una nuova e moderna mobilità..
Ho già scritto in un'altra occasione delle stazioni senza servizi igienici, vergognoso.
Oggi, voglio sottolineare in particolare i disagi che vivono i pendolari in merito ai frequenti ritardi dei treni, a quelli che vengono soppressi avvisando all'ultimo momento, o addirittura ai treni che arrivono in stazione e partono senza aspettare le coincidenze.
Per non parlare poi della qualità dei mezzi pubblici vecchi ed obsoleti da rottamare o della carenza di pensiline e ricoveri sia nelle stazioni dei treni che dei pulman per ripararsi dal freddo e dalla pioggia.
Disagi che migliaia di persone vivono quotidianamente sulla propria pelle nella totale indifferenza.
Ho scritto questo messaggio con l'auspicio che tutto ciò possa servire a smuovere le coscenze dei tanti che per ruolo e funzione (istituzionale e aziendale) possano intervenire per migliorare le attuali condizioni di disagio.
Inoltre, lo faccio con l'augurio che tutto ciò che nel corso degli anni abbiamo trasformato in bisogni individuali possano tornare ad essere collettivi al fine di avere la forza di incidere e cambiare.
Gabriele Marchese