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nodi al pettine

I nodi sono arrivati al pettine 

La pandemia covid19 sta mettendo in ginocchio l’economia di tutto il mondo.  l’Inghilterra, gli USA, il Giappone che hanno una banca centrale pubblica che funge da acquisitrice di ultima istanza, si avvalgono del potere delle banche centrali di creare denaro dal nulla. 

 

In questo momento di crisi dovuto a motivi indipendenti dalla volontà delle nazioni, molte banche centrali in accordo con i governi hanno deciso di fornire migliaia di miliardi ai loro stati, miliardi che poi saranno sterilizzati, cioè non verranno mai richiesti indietro e il debito pubblico di quei paesi non aumenterà di un solo centesimo.

Ogni centesimo che si spende in Europa invece, farà aumentare di 1 centesimo più relativi interessi la spesa pubblica.

L’Europa ha una banca centrale, la BCE, che per regolamenti non può svolgere la funzione primaria di un banca centrale: essere acquisitrice di ultima istanza. Anche in un momento di crisi come questo, non c’è la minima intenzione di rivedere tali regolamenti, certamente non ce n'è da parte della Germania, che in Europa la fa da padrona. 

Gli accordi ultimi dell’eurogruppo sul MES, BEI, Sure e Fondo ripresa non sono tutti operativi. Tranne il MES, si tratta di proposte dalla realizzazione incerta, che richiede molto tempo, richiede contributi e consenso di tutti gli stati dell’euro, basta un distinguo e tutto si blocca. 

Ora, gli strumenti dell’eurogruppo, anche se fossero sufficienti e fruibili immediatamente, non costituirebbero una soluzione per l’Italia perché la porterebbe ad un livello di debito pubblico insostenibile e non avendo l’Italia una vera banca centrale alle spalle (come ad esempio il Giappone che senza problemi ha un rapporto Debito/Pil di circa il 250%) vedrebbe i suoi titoli di stato valutati spazzatura dalle agenzie di rating e quindi non più acquistabili sul mercato mondiale e pertanto l’Italia sarebbe condannata al fallimento certo.

L’Italia non è la cicala d’Europa, è il paese che ha risparmiato più di tutti al mondo negli ultimi 30 anni. Senza considerare gli interessi sul debito, l'Italia negli ultimi 30 anni ha sempre incassato dalle tasse più di quanto ha speso in beni e servizi per la nazione ed ogni euro incassato con tasse e non restituito in beni e servizi significa l’impoverimento di un euro dei suoi cittadini. 

Su un debito di circa 2400 miliardi l’Italia ha già pagato 3200 miliardi di interessi. E, nonostante ciò, il debito cresce tanto che ora il rapporto Debito/ Pil viaggia intorno al 136%.

Un debito tale, già da oggi è difficilmente gestibile dal nostro Paese. 

A questa situazione debitoria spaventosa si sta cumulando l’onere economico derivante dalla pandemia covid19. Pertanto il Pil 2020 sarà molto più basso rispetto a quello degli anni passati e di conseguenza anche il gettito fiscale quest’anno sarà inferiore a quello degli anni precedenti. Questi fatti, insieme, fanno stimare un rapporto Debito/Pil oltre il 160% a fine 2020.

 L’Italia dovrebbe dunque trovare circa 400 miliardi sul mercato per fare fronte al danno economico dovuto al covid19 e nello stesso tempo deve rinnovare il debito in scadenza nel 2020 di circa 250 miliardi; trovare una tale somma sul mercato è impossibile: lo spread schizzerebbe alle stelle. 

La stessa cosa si verificherebbe se i prestiti provenissero dall'Europa, in quanto anch’essi dovrebbero essere aggiunti al debito pubblico e con un debito pubblico di circa il 160% le agenzie di rating condannerebbero l’Italia al sicuro fallimento. 

Pertanto, un forte aumento del debito pubblico italiano, da qualsiasi parte arrivino i prestiti, significa per l’Italia sicuro fallimento.

Da questa situazione l’Italia può uscire in due modi soltanto. 

Il primo è quello di accettare il MES che alla fine porta al fallimento dell’Italia sotto il controllo dell’Europa. E’ l’obbiettivo che alcune forze politiche con l’aiuto del mainstream dei professionisti della comunicazione, senza palesarlo apertamente, cercano di raggiungere. La strategia è quella di approfittare della pandemia covid19 per spingere la nazione a proseguire sulla strada dell’indebitamento fino al punto di non ritorno, dal quale, anche se il popolo volesse tornare indietro, non sarebbe più possibile perché il potere sarà già passato nelle mani della troika o/e del FMI. 

Perché alcune forze politiche e il mainstream dei professionisti della comunicazione, lo fanno? Alcuni credono che sia la migliore soluzione per l’Italia, altri perché così vuole il capo, altri perché seguono l’indirizzo della confraternita di appartenenza, altri ancora e sono quelli che contano di più, perché sono al soldo di potenze straniere e/o potenze finanziarie, altri perché ci vedono vantaggi personali in quanto, ritenendosi parte dirigenziale del potere (all’epoca della dittatura comunista in Russia si diceva "nomenclatura" ), pensano di continuare a godere di privilegi che un cambiamento di sistema potrebbe non assicurare più. 

Così una volta arrivati al punto di non ritorno, spunterà la troika (Commissione europea, Banca Centrale Europe, Fondo Monetario Internazionale) che farà in Italia quello che ha fatto in Grecia: bloccherà i conti correnti, ridurrà salari e pensioni, ridurrà lo stato sociale, chiuderà ospedali, meno diritti sul lavoro, più flessibilità, più occupazione precaria, ci farà svendere le industrie di un certo valore, ci farà privatizzare tutto quello che è privatizzabile. 

Alla fine l’Italia sarà totalmente spolpata e sarà ridotta ad una colonia del nascente impero centrale europeo che a sua volta è un appendice del super-impero turbo-capitalistico-finanziario mondiale.

La cosa più grave sarà la perdita totale della libertà: i nostri figli, i nostri nipoti e i nipoti dei nostri nipoti avranno perso per sempre il potere di autodeterminazione.

Il secondo modo è quello di fare da soli. L’Italia, se non vuole finire dentro lo stritola stati dello SME o delle agenzie di rating, deve provvedere in proprio a fare fronte al problema. 

In soldoni significa l’uscita dall’euro e non dalla UE, possibilmente con un accordo amichevole con il resto degli Stati dell’euro. 

Procedere poi alla nazionalizzazione di una banca che possa svolgere la funzione di acquisitrice di ultima istanza e, insieme ad altre iniziative (moneta parallela, moneta fiscale, altro), fare fronte alle esigenze economiche della nazione. 

Va detto che anche questa strada sarà sicuramente piena di problemi e difficoltà, ci sarà sicuramente una svalutazione che ridurrà il potere di acquisto di salari e pensioni, ci sarà sicuramente un riduzione complessiva del tenore di vita e la ripresa sarà lunga e dura. 

Tuttavia, il vantaggio di questa seconda ipotesi sta nel fatto che l’Italia riuscirà a salvare in toto o in parte lo stato sociale, le svendite di asset industriali, le privatizzazioni selvagge.

La cosa più importante sarà l’aver salvato la libertà e l’indipendenza: lasceremo ai nostri figli e ai nostri nipoti la libertà e il potere di autodeterminazione.

Il presidente del Consiglio Conte ha detto: “L’Italia non accetterà mai il MES e se l’Europa non ci ascolta faremo da soli”.

Non un giornalista, non una sola TV, non un solo politico ha chiesto a Conte: allora esiste un piano B per fare da soli? Nessuno ha chiesto cosa c’è di vero sulle offerte di aiuto di Cina, Russia e degli USA. Tutti pesce in barile sulle cose che contano.

Di queste cose si dovrebbe parlare su ogni giornale, in ogni trasmissione TV, di queste cose dovrebbero parlare i politici di maggioranza e di opposizione.

In questi giorni invece, si parla solo dello scontro tra il presidente Conte da una parte e Salvini e la Meloni dall'altra per stabilire chi ha voluto il MES. 

Tutti a parlare di una cosa inutile per l’Italia, perché il MES, per loro ammissione, non lo vuole l’opposizione di Salvini e della Meloni e nemmeno il Governo del Presidente Conte. Allora di che si parla? ... Oppure … ??!!... 

Giornali, TV, politici, esperti indipendenti (si fa per dire) tutti a combattere la battaglia su chi ha voluto il MES, tutti schierati come tifoserie da curva Sud e da curva Nord alle quali non interessa capire, ma solo vincere ad ogni costo.

 Intanto il problema dei problemi: il debito pubblico è arrivato al bivio inevitabile e bisogna scegliere: o di qua o di là.

Svegliamoci!

 I nodi sono arrivati al pettine e, comunque vada, non finirà tutto bene.

Carlo Cardarella

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