La Francia rimescola le carte in Europa.
La Francia ha rotto l'asse franco-tedesco ed ha costituito un gruppo con altri otto paesi per lo più con alto debito pubblico rispetto al Pil.
La Francia con le decisioni economiche prese per fronteggiare i gilè gialli e i costi economici derivanti
dal covid19, a fine anno avrà un debito pubblico di oltre il 130% rispetto al Pil (più o meno il livello di debito dell’Italia prima del covid19).
La nuova situazione economica, se le direttive europee non cambiano, metterebbe la Francia nelle stesse condizioni dei paesi definiti “piigs”. Di conseguenza la Francia dovrebbe essere sottoposta ad una libertà limitata e vigilata più o meno uguale a quello che ha subito e subisce l’Italia e finire agli ordini di Germania e paesi del Nord.
La Francia, che dal punto di vista politico-militare è lo stato più potente dell’Europa continentale, non intende minimamente subire le imposizioni dei trattati europei perciò, correndo ai riparianticipatamente, cerca di riformare le regole europee e trasformare la BCE, in un modo o in un altro, in una vera banca centrale che faccia anche interventi a fondo perduto senza limite, come hanno già deciso di fare le banche centrali di Inghilterra, Giappone, USA.
Per raggiungere questo obbiettivo la Francia ha abbandonato “l’accordo di Aquisgrana” e insieme a Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda, Slovenia, Belgio, Lussemburgo ha sottoscritto una richiesta alla UE per la costituzione di uno strumento comune di debito (eurobond o comunque lo si voglia chiamare) emesso da una istituzione europea per fornire fondi sufficienti e di lunghissimo termine a tutti gli stati membri per fare fronte ai danni globali provocati dal covid19.
La Francia e gli altri otto paesi costituiscono un gruppo possente sia per quantità di abitanti sia per il livello di contribuzione alle casse dell’UE e pertanto non possono essere facilmente zittiti e la loro richiesta non considerata.
Pare che l’intesa tra i nove paesi richiedenti gli eurobond stia sortendo qualche effetto benefico per l’Italia: la Lagarde, La Von Der Leyen, la Merkerl (forse col recondito pensiero di scalfire la compattezza dei nove) fanno a gara nel chiedere scusa all’Italia. La BCE sta comprando, direttamente o indirettamente, più titoli del debito pubblico italiano. Sempre la BCE ha preso l’impegno che comprerà titoli di stato dei paesi europei anche se tali titoli fossero valutati “spazzatura” dalle agenzie di rating e quindi non più acquistabili a livello internazionale.
Con quest’ultima decisione la BCE toglie un’arma di ricatto e pressione dalle mani delle agenzie di rating e offre una promessa di aiuto ai paesieuropei con alto debito pubblico, paesi che potrebbero incorrere nella estrema valutazione delle agenzie di rating. Resta comunque da valutare a quali condizioni la BCE offre il suo aiuto.
Sulla richiesta del gruppo dei nove per la emissione di uno strumento di debito comune a livello europeo, al momento, è in atto uno scontro all’interno della UE tra il gruppo dei nove capeggiati dalla Francia ed i paesi del Nord Europa capeggiati dalla Germania.
La Germania sa che se si arriva ad una rottura totale con la Francia l’Europa salta e se l’Europa salta, la Germania, oltre a rimanere un nano politico-militare nello scacchiere internazionale, potrebbe facilmente perdere anche la posizione di potenza industriale e commerciale.
E’ verosimile, pertanto, che la Germania cercherà di ricucire un rapporto privilegiato con la Francia e/o di sgretolare la compattezza dei nove.
Un nuovo “accordo di Aquisgrana” che preservi la “grandeur” della Francia potrebbe stare bene anche a Macron che comunque dovrebbe salvare la faccia nei confronti dei paesi compagni di firma.
Così se tutto va bene è probabile che ne derivi un vantaggio per tutti e forse anche un salto di qualità della stessa Unione Europea.
Va comunque considerato che le vedute strategiche dei paesi europei sono tra loro assai divergenti, gli egoismi nazionali sono profondi e fortissimi e il tempo per una soluzione è molto, molto ristretto.
Carlo Cardarella