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Alessandro Triveri:quando l’orto diventa arte e la letteratura racconta i sapori

SAN SALVO | Della mia carriera scolastica custodisco ricordi nel cuore, nascondo pensieri nella mente e colleziono oggetti, libri, quaderni e fogli nella mia immensa biblioteca. Un meraviglioso

disegno della struttura del Paradiso è firmato dall’alunno Alessandro Triveri, dell’Istituto Tecnico Commerciale Mattioli. Un vero talento artistico non previsto dalla fattispecie del corso commerciale e che poteva indirizzarsi verso studi universitari consoni alle sue attitudini.
Ma le radici familiari, anche se non sempre appariscenti, a nostra insaputa, crescono in sordina catapultando all’improvviso le nostre scelte esistenziali e professionali verso orbite diverse.
E Giovanni Triveri, papà di Alessandro, con la sua instancabile impresa finalizzata, dal 1958, alla conservazione dei prodotti più saporiti delle nostre campagne, ha con un persuasione occulta introdotto il bravo ragioniere-artista verso la continuità famigliare e la responsabile decisione di prendere le redini paterne con una visione di marketing avanguardistica e la realizzazione di una immagine che va oltre il ruolo aziendale.
Ma che fine hanno fatto il suo talento, il suo innato estro e la sua ingegnosa capacità di realizzare vere opere d’arte?...sono stai canalizzati lungo un percorso inerente la sua attività e costituiscono il valore aggiunto dei suoi prodotti; le etichette del suo marchio, infatti, sono vere miniature pittoriche e cromatiche che rimandano a momenti di storia dell’arte e di letteratura gratificando anche la sua professoressa d’Italiano, orgogliosa dell’alunno Triveri che ha fatto tesoro delle sue lezioni propedeutiche ed accademiche. Nella dicitura, disegnata con lo stesso stile, “Orti del Rinascimento”, è raggruppata una gamma di leccornie gastronomiche che elevano a gradini culturalmente alti anche i più umili ortaggi che, per gusto e presentazione, sembrano essere pietanze destinate ai borghesi delle novelle fiorentine.
“L’albero dei golosi” non è il titolo di una fiaba, né ha come protagonista il gigante egoista, ma denomina una serie di sughetti pronti, strettamente legati alla tradizione culinaria dei nostri avi. Il profumo delle melanzane aromatizzate, del basilico “pestato” con il pregiato parmigiano nell’olio extravergine degli uliveti abruzzesi.
I broccoletti di rape frullati e trasformati in una cremosa, eccezionale soluzione per i cavatelli fatti in casa. Carciofi velati di carote e cipolla, ubriacati di dolce pomodorino spremuto, vogliono incontrarsi con il famigerato brodetto di pesce.
Alessandro, per non dimenticare le divertenti pagine del Decamerone, ha voluto raccontare alcune novelle del Boccaccio e far riferimento a ricchi mercanti, come Beppe che anteponeva il mangiare ad ogni sia attività, dando priorità mattutina alla visita del suo orto: da tali reminescenze è nato “L’orto di Beppe”, una serie di primizie maturate sotto il solleone e conservate delicatamente intatte in barattoli.
Guardando il suo sito sono stata attratta da un gregge di pecore guidate da un pastore antico come il suo tratturo che attraversava senza interruzione, le terre del Sole, le stesse terre che creano cesti di grossi ma teneri carciofi che Triveri affida alle mani dell’immaginaria Caterina, colei che penserà a trasformarli, come una vera imperatrice del gusto, e prepararli per i buongustai di tutto il mondo.
Bravo Triveri Alessandro!bravo come quando, a scuola, svolgendo i tuoi temi prendevi sempre 7 e 8 “per originalità di contenuto, per correttezza di forma e per interessanti apporti personali”.

Angiolina Balduzzi

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