Fatta la festa…facciamo una riflessione.
Preemettiamo che, come accade per ogni cosa umana, l’opera in questione avrà entusiasti sostenitori, detrattori e per-sone che la guarderanno con distacco.
Noi non entreremo nel coro degli iper entusiasti e né in quello di coloro che dicono invidiosamente “scommettiamo che non funzionerà”.
Non possiamo non registrare che si tratta di un’opera di bassissimo impatto ambientale, realizzata in un posto dove stavano le canne e le sterpaglie, che non cementifici alcunché e che dà risposta a duecento amanti di un’attività sportiva non d’elite. E basterebbe questo per riconoscere che si tratta di una risposta ad un’esigenza sentita, ma se poi si considera che, come accade per i loculi cimiteriali, il porto è stato fatto con i soldi degli utilizzatori finali, si capisce che non si può nemmeno parlare di sperpero di denaro pubblico.
Non sappiamo se porterà nuovi turisti o se qualificherà il turismo esistente. Aspettiamo di vedere cosa succederà in un settore comunque importante per le prospettive economiche del territorio. Vorremmo, tuttavia, passata la festa inaugurale, a fare due considerazioni: una politica e una sociale.
La prima riguarda la classe amministrativa locale che con questa operazione va a “collegarsi” ad un’altra delle categorie esistenti (gli amanti del mare), in ciò confermando la sua presenza nei gangli vitali della città.
Sindaco, assessori, consiglieri e dirigenti politici di centrosinistra, noi che ci occupiamo di seguire gli eventi per informare, ce li ritroviamo, volente o nolente, ovunque: nelle tradizioni popolari (come la Pasquetta), nelle progettazioni delle cantine sociali, nelle via crucis e ora anche nel diportismo locale. La parte politica avversaria potrebbe dire che ciò dipende dal fatto che sono al potere che hanno in Comune, in Provincia e in Regione. A parte che non bisogna essere consiglieri provinciali per cantare la Pasquetta, va detto –n ci piaccia o no – che così come Berlusconi e la Lega hanno dimostrato di avere più sintonia del centrosinistra col popolo italiano, così in città Marchese e il centrosinistra dimostrano di avere più sintonia degli avversari.
Qualcuno può domandarsi cosa c’entri col porto questo fatto. Noi rispondiamo che c’entra, eccome se c’entra.
E veniamo all’altra riflessione, quella sociale. L’inaugurazione del porto è una specie di rito di passaggio, che certifica la transizione sansalvese dalla società agro – industriale a quella del terziario avanzato (del turismo e non solo…).
Volendo adoperare i canoni usuali di una società dei simboli e dell’immagine, si può infatti parlare di rito di passaggio, perché questa una comunità (che si è dedicata storicamente ai lavori agricoli e che negli anni sessanta del secolo scorso li ha sostituiti o integrati con quelli fordisti delle grandi industrie manifatturiere), oggi si prepara a scoprire, sia pure per divertimento, il mare, che si aggiunge dunque come risorsa naturale alla terra bonificata e al metano per l’energia produttiva.
Chi vive questa città con passione ed amore è soddisfatto di un porto che, per le cose appena dette, dimostra comunque che la città si proietta verso altri… lidi.
Orazio di Stefano