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Il feudalesimo è finito

VASTO | Nella scelta di Maria Amato le primarie intervengono come momento di relazione diretto alla ricerca di soluzioni condivise.
Si è svolto nel pomeriggio di ieri nella sede della Società operaia di mutuo soccorso di Vasto l’incontro tra Maria Amato, candidato alla primarie di centrosinistra, e la cittadinanza. L’appuntamento è stato preceduto da un intervento introduttivo tenuto da Antonio Del Casale, segretario del PD locale, nel corso del quale è stato sottolineato come le primarie siano un momento di partecipazione di entrambi i candidati che li porti ad esprimere il proprio disegno di città. “Un ringraziamento particolare – aggiunge il segretario- va a Maria Amato per la scelta di mettersi a disposizione in questa competizione portando al suo interno il valore aggiunto dato dalla carica istituzionale che ricopre. Un plauso inoltre anche per aver saputo essere in passato nel ruolo di membro del Consiglio Comunale un riferimento di tranquillità per tutta l’amministrazione”.
“Le primarie –afferma l’onorevole Amato- rappresentano una grande occasione non solo per il PD ma per qualsiasi partito o coalizione voglia cimentarsi in un percorso elettorale. Attraverso esse si rinsaldano legami vecchi ma si cerca anche di ricostruire quel rapporto tenero e di fiducia che troppo spesso viene lacerato da scelte personali o di partito. Le primarie quindi intervengono come momento di relazione diretto alla ricerca di soluzioni che siano condivise”.
Maria Amato afferma come scegliendo questo percorso abbia chiesto al partito di non essere tutelata decidendo di mettersi in gioco solo attraverso il confronto. “Sicuramente non sono contenta della contemporaneità degli eventi che, al contrario, potevano essere l’occasione per raccontare alle persone ciò che deve essere comunicato ossia la propria visione di città e che per quello che mi riguarda è la mia idea di territorio. Parla per me il rapporto con l’associazione con Vasto Viva, l’incontro con i sindaci del Vastese, servito a ricordare al Presidente D’Alfonso che le scelte del territorio si prendono in sinergia con i rappresentati di quel territorio. Per dare voce a questa terra di confine che non vuole essere una zona di periferia o di marginalità, occorre un tavolo istituzionale composto dai sindaci di questi luoghi ognuno dei quali possa confrontarsi con pari dignità. Un tavolo dove chi è più forte porta di più ma non prende di più.
La filiera con gli enti sovracomunali, con la Regione, con lo Stato e con l’Europa non è fatta di amici ma di ruoli. Gli amici sono compagni temporanei di percorso, persone che momentaneamente ricoprono quella funzione. Ma il rapporto tra territorio e istituzioni è una relazione permanente che diventa reale solo se ci si siede ad un tavolo in cui le rappresentanze sono ruoli e non nomi e cognomi. Allora non è importante che Paolucci abbia il dominio, che D’Alfonso sia mio amico. E’ essenziale che la Regione sappia che questo è un territorio grande e un tavolo istituzionale di Sindaci uniti che condividono scelte, priorità, indirizzi, tempi e percorsi lo rende importante a prescindere dai rapporti di amicizia. Questa è la differenza sostanziale della mia visione rispetto a questo territorio. Le scelte si fanno in trasparenza e non in posti che non siano sotto gli occhi di tutti. La territorialità va costruita individuando le priorità perché è venuto meno il tempo in cui le risorse potevano essere sfruttate per realizzare gli scopi personali di qualche politico locale. Attraverso la concertazione bisogna individuare quale direzione prendere e quali sono le priorità per arrivare a quell’obiettivo. L’epoca del feudalesimo finisce allorquando coloro che vivono in quel luogo stabiliscono che il sistema feudatario è terminato. Arriva un momento in cui bisogna scegliere se governare il cambiamento o subirlo. Io sono dell’idea che i cambiamenti si governano”.
L’onorevole Amato chiarisce anche la sua posizione nel caso in cui dovesse perdere la partita delle primarie. “Candidarsi di nuovo alla carica di consigliere significherebbe rivivere e far rivivere una situazione che comporta delle difficoltà. Si tradurrebbe nel compito non facile per il Presidente del Consiglio di riuscire a conciliare non solo gli impegni di tutti gli altri consiglieri ma anche quelli derivano dall’attività della Camera. La risposta “io non mi candido” non è una vigliaccata ma semplicemente la presa di coscienza che sarei il freno a mano del Consiglio Comunale come organizzazione. Inoltre, in questi tre anni di mandato sia dal Movimento 5 Stelle, sia dalle forze di coalizione di centrosinistra per più volte mi sono arrivate le richieste di dimissioni, le stesse che io ho consegnato al momento della mia elezione nelle mani del segretario comunale, proprio per evitare di mettere il mio partito in condizione di fragilità o di essere richiamato a tenere comportamenti differenti. Le stesse dimissioni che ho consegnato al mio sindaco in modo che lui sapesse che ero disposta a lasciare la carica in qualsiasi momento i passaggi decisivi per l’amministrazione lo richiedessero. L’affermazione io, Maria, non mi candido che non include il gruppo che appoggerà Francesco, è a mio avviso un atto di onestà”.

Paola Tosti