Le obiezioni di Mario Olivieri sull'ospedale di Chieti Pescara
VASTO | In merito alla realizzazione del nuovo ospedale di Chieti – Pescara, che sembra essere un obiettivo strategico per il Presidente D’Alfonso e per l’Assessore alla Programmazione
sanitaria Silvio Paolucci, corre l’obbligo fare alcune riflessioni utilizzando i mezzi di comunicazione, dal momento che non è stato possibile farle in un contesto di programmazione e di elaborazione politica, e allo scopo di dare un nostro apporto costruttivo alla vicenda.
Allo stato attuale gli ospedali di Chieti e Pescara sono tra quelli di più recente realizzazione che si trovano nella regione Abruzzo, essendo stati entrambi attivati da meno di 20 anni.
Non si può pertanto considerarli edifici datati e quindi da dismettere perché non più rispondenti ai requisiti che le normative in materia prescrivono.
Del resto tutti gli altri ospedali della Regione sono stati realizzati prima di loro, e pertanto si dovrebbe pensare, se così fosse, ad una dismissione di tutti gli ospedali abruzzesi. Noi pensiamo che i due ospedali opportunamente riconvertiti in “ospedali riuniti Chieti – Pescara“, raggiungerebbero lo scopo di ottimizzare le risorse e di evitare la replicazione di unità operative mediche e di servizi amministrativi ridondanti, presenti in due ospedali che distano poco più di dieci chilometri l’uno dall’altro, risolvendo il problema della necessità di recuperare risorse e di migliorare la qualità dell’offerta sanitaria, contestualizzando la gestione sanitaria e amministrativa degli stessi.
Inoltre, in tale modo, si libererebbero anche i locali dell’ala dell’ospedale di Chieti che, stando ai rilievi tecnici effettuati nel recente passato, avrebbero problemi di staticità. Allo stesso modo si eviterebbe di ricorrere ad un investimento di centinaia di milioni di euro, che riteniamo non necessario, e di affidare la gestione dei servizi, in cambio della realizzazione del nuovo ospedale, per alcune decine di anni, caricando le casse della Regione Abruzzo di un fardello del quale non se ne sente la necessità, e del quale si avvertono invece la pericolosità e il peso.
Crediamo quindi che la strada imboccata dal Presidente D’Alfonso meriti una seria riflessione, allo scopo di meglio focalizzarne i rischi e la inutilità, e allo scopo di destinare le ingenti risorse che si ipotizzano di mettere in campo, per intervenire seriamente sull’assetto della sanità territoriale, tutt’ora al lumicino, dopo la chiusura o la indefinitezza dei ruoli dei piccoli ospedali, vedi l’ospedale di Atessa.
Allo stesso modo bisognerà destinare in tempi certi, visto che sono trascorsi già due anni di questa legislatura regionale, senza apprezzabili iniziative in merito, quelle risorse per realizzazione di ospedali ormai con più di 50 anni di vita, come l’ospedale di Vasto e l’ospedale di Lanciano, e di altre realtà abruzzesi, che sono al collasso e non garantiscono attualmente le condizioni per una sanità dignitosa per i cittadini di quelle zone.
Pensiamo che la nostra riflessione sia in sintonia con quella di diverse migliaia abruzzesi, e ci poniamo in paziente e vigile attesa, allo scopo di utilizzare le risorse pubbliche in maniera più oculata e più in sintonia con l’esigenza dei cittadini più periferici e più svantaggiati di questa Regione.
Restiamo allibiti nel leggere che i candidati sindaci del centro-sinistra, in corsa su Lanciano e - soprattutto- su Vasto, dato il ruolo ricoperto di membro della Segreteria dell'Assessore al ramo, possano rivendicare effimeri e non veritieri miglioramenti nei servizi assistenziali destinati al nostro territorio che - come è universalmente noto - sono arrivati a livello di Terzo mondo.
Mario Olivieri Presidente V Commissione e Capolista “Il Nuovo Faro”