I ragazzi della classe quarta C della Scuola Primaria “G. Spataro” IC1 di Vasto in questa che è la settimana della novena di San Michele, sono andati nella chiesa di Santa Maria Maggiore per intervistare il parroco Don Domenico Spagnoli sugli elementi religiosi e storico-geografici
del Patrono di Vasto, dopo aver cercato testimonianze nei libri, e nei ricordi dei nonni e bisnonni.
Il parroco Don Domenico Spagnoli ha spiegato gli aspetti storico, artistico, religiosi relativi a San Michele, facendo osservare sia la statua risalente alla seconda metà del 1600, che i tre dipinti di San Michele presenti nella chiesa: la copia del famoso quadro di San Michele di Guido Reni e i quadri di San Michele risalenti al 1700, uno di autore ignoto vicino l’altare della Sacra Spina e l’altro nella sacrestia attribuito a Francesco Solimena.
I ragazzi hanno potuto osservare come l’aspetto angelico di San Michele, la potenza del combattimento contro il diavolo sono messi in evidenza in modi diversi dai tre artisti.
Don Domenico ci ha spiegato che la devozione all’Arcangelo Michele, considerato Principe degli angeli, perchè ha combattuto con coraggio contro il male per difenderci, è antichissima e si è diffusa in tutta Europa. Lui combattendo con grande determinazione ci ha dimostrato, ha sottolineato il parroco, che dal dolore possono nascere anche progetti positivi.
Il nome Michele deriva dall’ebraico Mi Ka El e viene tradotto in latino con “Quis Ut Deus”, cioè “Chi è come Dio?” La risposta è ovviamente nessuno. Dobbiamo sempre ricordarci di mettere Dio al primo posto nella nostra vita.
Molto importante nei dipinti e nelle statue è la spada di San Michele, che rappresenta la parola di Dio che separa il bene dal male.
La figura di San Michele è importante per tre religioni: l’ebraica, mussulmana e cattolica. Moltissime sono le chiese e santuari a lui dedicati, tra i più importanti: il santuario di Monte Sant’Angelo e la chiesa di San Michele a Roma sulla via Salaria entrambe del V secolo d.C., il santuario di Mont Saint-Michel in Francia, la Sacra di San Michele in Val Susa, in provincia di Torino, il monastero di San Michele a Haifa in Palestina e il santuario di San Michele a Costantinopoli. Se si guarda la cartina geografica si può tracciare una linea immaginaria che unisce i sette monasteri più importanti dall’Irlanda fino a Israele. Sono sette santuari lontanissimi tra loro, eppure perfettamente allineati ed equidistanti.
Dalla prima apparizione a Monte Sant’Angelo, nel 490 dopo Cristo, la devozione verso San Michele si diffonde prima nel popolo longobardo e poi in tutt’Europa, e tantissimi furono per secoli i pellegrinaggi nella grotta di Monte Sant’Angelo.
Dai nonni e bisnonni e dai libri i ragazzi hanno potuto anche studiare come erano diverse le feste di San Michele una volta. Le principali attrazioni della festa erano: il palo della cuccagna; la corsa con i sacchi,; la pesca di beneficenza; la lotteria dove si vinceva un cavallino, la corsa con le biciclette all’Aragona; lancio delle mongolfiere; e la corsa dei cavalli. Nella giornata di San Michele c’erano anche le bancarelle e si mangiava pesce condito con zafferano e aceto “la scapece”, fave arrosto, noccioline, lupini e dolcetti tipici. Ora la festa di San Michele è molto diversa, le luminarie illuminano a festa la città, per i bambini molto attese sono le giostre.
I ragazzi hanno potuto considerare come questo santo, Principe degli angeli, il messaggero di Dio che ha combattuto contro il male, così importante nella storia, nella cultura, nelle tradizioni e nella religiosità della nostra città, può essere anche per noi, oggi, un santo di riferimento a cui affidare le preghiere più importanti, certi che San Michele, potrà ascoltarle e dare ancora protezione, come ha fatto per tanti secoli.