Menna: non farò il clientelismo !
SAN SALVO | Ultima domenica di novembre. La sala è stracolma e senza addetti ai lavori. Metà sono persone che si vedono spesso in giro e l’altra metà non si sa chi sono.
Ma tutti applaudono ed annuiscono. Alla fine, prima di andarsene, lo salutano e lo incoraggiano. Osvaldo Menna inizia con lo sprono che gli viene dal primo “pienone” alla Porta de la terra, il percorso che lo porterà ad essere il candidato sindaco di due liste civiche (forse tre). Parte nel centro del vecchio centro (la Porta de la terra), con un intervista del sottoscritto, di Antonia Schiavarelli ed Antonino Dolce. Gli chiedo dove trova tutta questa gente. Risponde: “ E’ il risultato di relazioni di una vita. E’ gente che mi percepisce umile e sincero”. La sua campagna elettorale che lo porta ad abbracciare il civismo (“senza poter rifare la tessere socialista, per la prima volta nella vita”) è improntata alla sincerità, a dire quello che pensa. Di messaggi e segnali a questo target ne manda molti, ma il principale è questo: “Mi conoscete. Sapete che non vi direi mai una bugia”. Insomma vuole essere percepito come il contrario dei politici. Infatti, dice di essere stato “l’unico in Italia a non essersi ricandidato alla Provincia e l’unico in Abruzzo ad aver lasciato il posto al Cotir, chiedendo di esser sostituito dall’ agronomo Nino Vicoli, ricevendo una fregatura da quattro….Del Turco, Quarta, Cesaroni e Boschetti”. Ma non mena fendenti solo a costoro. Si dice deluso anche da Mariotti e Magnacca. Del primo ricorda la nomina dell’esterno Mincone ad assessore e l’ultima campagna elettorale fatta con fatica. E di Magnacca, dice: “Pensava di risolvere il problema del centro storico con otto parcheggi”. Prende ovviamente le distanze anche da Marchese e dal centrosinistra, del quale non accetterebbe neanche l’investitura a sindaco. Poi scandisce “Nella malaugurata ipotesi (ma non credo) che arrivassi terzo e dovessi scegliere l’apparentamento al ballottaggio, appoggerei chi sposa il mio programma dalla prima all’ultima parola”. Il programma lo dettaglia e conferma che gli assessori che non andranno a spasso la sera per la città saranno revocati, mentre obbligherà da sindaco i consiglieri di maggioranza a portare un distintivo alla giacca e ad occuparsi di un quartiere. Dice che i vigili di quartiere li farà davvero, diversamente dalla Magnacca che ha speso soldi per inutili garitte (veramente lui le chiama caserme). Ma – secondo Menna - il sindaco in carica non è l’unico a spendere soldi senza criterio. Anche quello di prima l’ha fatto, vendendo “trecend sam di terr p fa sol li pidimint” (trecento ettari di terra civica per realizzare solo le fondamenta, ndr). Se poi gli dici che quando è stato deciso il teatro, c’era pure lui, non ha difficoltà a rispondere: “Fu un errore. Altro errore fu essere candidato nel ’94 con Mariotti e nel 2002 con Marchese, anche se avevo bisogno di quel qualcosa che prende un assessore… ”. Come dicevamo all’inizio: Menna se ha sbagliato lo dice. Non gli interessa essere rimproverato per il passato, ma essere percepito sincero per il futuro. Su questa base, mostrandosi onesto nei rapporti con gli altri, ha costruito la sua squadra e cercherà di consolidare il suo consenso elettorale. Un consenso che probabilmente gli arriverà. Osvaldo (che si faceva chiamare così anche da assessore, ci tiene a ribadirlo) si presenta in modo diametralmente opposto dalla classe politica “vigente”. Sarebbe un grillino doc, se non avesse avuto esperienze nel passato. E quindi sarà votato, anche senza candidati da 200 voti, perché dice: “Saranno coloro che prendono duecento voti a chiedermi di sistemare il figlio e io non voglio farlo il clientelismo”. Ed anche questa di non voler fare il clientelismo, l’abbiamo già sentita…sempre dalle parti di 5 Stelle. Per dirla tutta, sull’ impegno a non fare il clientelismo non l’abbiamo applaudito solo perché aveva risposto ad una nostra domanda. Se i prossimi “collaboratori” del Comune (a qualunque titolo) saranno presi per merito, sarà cosa buona e giusta !
Ods