Editoriali

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Anche un sansalvese nel centro operativo di Penne con l'unità di crisi per Farindola

SAN SALVO | C’è anche un sansalvese nell’ Unità di crisi attivata a Penne per la nota emergenza dell’ hotel Rigopiano a Farindola. Si tratta di Vitale (nome omen) Torino,

sottufficiale dell’ Esercito italiano di stanza in Puglia, da dove, insieme ad altri cinquecento militari, è stato temporaneamente trasferito nella provincia pescarese, dove c’è molto da fare: pulire la neve, aiutare le popolazioni colpite da sisma e valanghe, cercare i dispersi, collaborare con Vigili del Fuoco, Protezione civile, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato per far arrivare uomini e mezzi nei pressi di Rigopiano, nonostante le proibitive condizioni del tempo (con le bufere in corso) e delle strade (lastricate dal ghiaccio). Ma c’è soprattutto da fare un’altra attività, che è forse la più importante di tutte le altre: ridare senso di protezione (sociale). Infatti, quelle divise (di mille colori, tutte indossate con disciplina ed onore) danno a chi aspetta di abbracciare un famigliare che sta ancora sotto le macerie, a chi è stato o sta ancora senza corrente elettrica, a chi ha avuto o ha due metri di neve davanti alla porta, a chi è stato o sta ancora senz’acqua il senso di protezione, che serve a mantenere la coesione sociale. Il senso di protezione è ciò che cercano quasi tutti gli individui: gli animali vanno in branco, gli umani si associano socialmente. Il senso di protezione è quindi insito nella natura. Dopo la dissoluzione dell’ impero Romano che proteggeva le periferie, garantendo la pax romana, il senso di protezione sociale ha fatto mettere insieme i capifamiglia alla ricerca di borghi sopraelevati e sono nate così le prime università (Comuni). Il senso di protezione nel medioevo ha indotto il contado (cioè la povera gente) a chiedere ed ottenere rifugio (in fuga da barbari e saraceni) nelle fortezze dei Signori e si è avuto così l’incastellamento, di cui abbiamo ancora tracce nei nostri paesi e città. A San Salvo il senso di protezione è stato a lungo garantito dall’abbazia del monaco Salvo. Il senso di protezione nella modernità viene garantito ai “cittadini” (diventati tali per affrancarsi dai soprusi dei Signorotti medioevali) dallo Stato (democratico). A volte, però, questa garanzia si affievolisce. O perché le avversità (atmosferiche, economiche e sociali) sono più alte della percezione di protezione richiesta o perché i ritardi della burocrazia creano disagi veri alle popolazioni. Ed allora sono proprie le divise di Vitale e dei suoi colleghi a rincuorare la gente, riaprire le speranze collettive, ridare fiducia ad uno Stato che non è sempre percepito come il migliore di quelli possibili. Il nostro (di tutti) Presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni ha giustamente detto: lo Stato c’è, cosa che la gente voleva sentirsi dire. Nei momenti di crisi, lo Stato ha il volto di Vitale e dei suoi colleghi che stanno a Penne e a Farindola; il volto dei sindaci dei Comuni che hanno persino spalato la neve di questi giorni; ha il volto di chi prega (la preghiera è richiesta di aiuto, invocazione, ammissione della limitatezza umana e nel contempo voglia di sperare nel meglio e nel bene). Tutti i volti delle divise e delle fasce, delle preghiere e delle speranze, sui social e davanti alla tv, servono a rafforzare la coesione sociale. La mamma che ha un figlio impaurito che fa ? Lo consola, perché le è naturale. Il capobranco che fa ? Con naturalezza guida il branco, che lo segue con altrettanta naturalezza. I sindaci dei piccoli Comuni perché sono stati così attivi in questi giorni di neve ? Perché con naturalezza hanno capito che il loro ruolo guida (da “capibranco”) serviva a risolvere cose pratiche, ma soprattutto a riannodare la coesione sociale, che è garantita anche da ruoli di supplenza. Se la corrente elettrica non funziona, ci servono i generatori. Ma se l’ Enel non li ha previsti in un piano emergenza, Gianluca Castaldi che fa ? Si mette alla ricerca dei generatori, perché anche a lui (per quanto autorevole senatore dell’opposizione) in fondo interessa la coesione sociale. Per questo, sapere che Vitale Torino sta lassù ci inorgoglisce. E’ come se stesse lì, per rappresentare la nostra San Salvo. Inconsciamente pensiamo: è uno di noi, chiamato a fare quello che tutti vorremo fare per gli altri e per noi stessi: rafforzare la coesione sociale per proteggere e farci proteggere ora che c’è bisogno. Quando una delle prossime sere lo vedrò lungo Via Roma per prenderci il solito caffè, con Antonio Castaldo e Michele Meuccio, lo ringrazierò per averci portato con lui a Rigopiano di Farindola… sia pure idealmente.

Ods

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