Qualcosa sulla nuova legge elettorale …
Uno statista del secolo scorso, quando ancora non si parlava di riforme costituzionali ed elettorali, propose il sistema tedesco con lo sbarramento del 5%, ritenendolo confacente alla realtà politica italiana.
Col sistema tedesco, quello statista riteneva che si potessero salvaguardare i partiti e limitarne la proliferazione con le conseguenti degenerazioni. Alla caduta del comunismo, si immaginò uno schema con forze alternative anche per il nostro Paese (cosa sulla quale avevano già ragionato Aldo Moro, nella Dc, e Francesco De Martino, nel Psi). Ma si puntò direttamente al sistema maggioritario. Cosa è accaduto è sotto gli occhi di tutti.
Nel ’94 il centrodestra vinse, ma per costituire il primo Governo Berlusconi dovette “rubare” Tremonti che era stato eletto in uno degli schieramenti contrapposti; nella legislatura successiva, il centrosinistra vinse, ma il leader votato, Romano Prodi, durò due anni e il suo successore, Massimo D’ Alema, per costituire il suo Governo dovette “rubare” Mastella che era stato eletto col centrodestra; nel 2001 il centrodestra vinse, ma, a fine legislatura, Berlusconi perse Casini e i casiniani; nel 2006 centrodestra e centrosinistra pareggiarono; nel 2008 il centrodestra vinse, ma, a fine legislatura, Berlusconi perse Fini e finiani, tanto che, per costituire il suo ultimo Governo, dovette “rubare” Razzi e Scilipoti, che erano stati eletti col centrosinistra. Poi fu paracadutato direttamente da Bruxelles un certo Mario Monti, il cui Governo fu votato finanche dal defenestrato; nel 2013 “il bipolarismo bastardo della seconda Repubblica” (come ebbe a battezzarlo Gianni De Michelis) si trasformò in tripolarismo (centrosinistra, centrodestra e 5 Stelle) e Matteo Renzi per costituire il suo primo Governo dovette “rubare” Alfano che era stato eletto col centrodestra. La storia del ventennio maggioritario racconta che tutti i Governi della seconda Repubblica non sono mai stati solo espressione della maggioranza che aveva vinto le elezioni e che si è sempre avuto bisogno del soccorso rosso o nero (Tremonti ’94, Mastella ’98, Razzi e Scilipoti 2007 ed Alfano nel 2013). Tutto questo, senza considerare che in tale periodo è stata in vigore la legge elettorale chiamata Porcellum, con cui i leader hanno nominato i parlamentari, contro cui si è finalmente espressa la Corte costituzionale, grazie alla cui sentenza le quattro forze politiche maggiori stanno per approvare una nuova legge elettorale con sbarramento al 5%, dando così ragione a quello statista. Onestamente va detto che hanno concorso a questo risultato anche lo screditamento della politica (che ha portato le 5 Stelle ad essere il primo partito nelle intenzioni di voto) e la bocciatura plebiscitaria dell’ultimo referendum costituzionale (la cui “annessa” legge elettorale prevedeva ulteriori finte coalizioni, che sarebbero nate nel periodo elettorale per scomporsi subito dopo, secondo l’antico adagio: “Fatta la festa, gabbato lo santo”). Sorge ora spontanea la domanda: perché il tedeschellum dovrebbe funzionare?
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Il proporzionale funzionerà come ha funzionato dal 1946 al 1992, garantendo a questo Paese benessere economico e crescita democratica. La formazione di partiti (speriamo che siano veri e non di plastica) consentirà ai politici di presentare agli elettori programmi omogenei alla propria cultura (e non trucchi, basati sui sondaggi), che andranno poi mediati in Parlamento. L’importante è che le mediazioni avvengano sul punto più alto e non sulle compravendite. La stessa Costituzione italiana è una mediazione tra le culture cattolica, marxista e liberale, ma chi può dire che sia stata bassa mediazione ? E la riforma agraria, la nazionalizzazione dell’energia elettrica, lo Statuto dei lavoratori o la riforma sanitaria non sono stati forse approvati da partiti diversi ? Chi può dire che siano stati leggi dannose per l’economia e le relazioni sociali italiane ? Il punto, dunque, non è che non si debba mediare o, peggio, che debba comandare uno solo. Bisogna mediare, ma farlo con serietà e trovare la sintesi sulle idee e sulla non mercificazione dei voti. Lo sbarramento al 5% impedirà ai piccoli partiti di ricattare i grandi. In un primo momento, nel nuovo Parlamento proporzionale vi saranno un partito di centro che guarda a sinistra (il Pd), uno di centro che guarda a destra (Forza Italia, almeno fino a che campa Berlusconi), uno di destra (la Lega – Fd’I) e poi 5 Stelle, che è riduttivo definire populisti, poiché si tratta di un fenomeno sociale, che va ancora studiato. Se poi ad un’area culturale importante del Paese, come quella erede della sinistra storica, viene consentito l’ingresso in Parlamento (col superamento del 5%) vuol dire che gli elettori vogliono la sua esistenza, altrimenti i leader dovranno farsene una ragione. Personalmente spero che non si disperda una tradizione che ha accompagnato le conquiste dei diritti del lavoro in Italia e nel Mondo. Ma se non ci saranno le condizioni elettorali, ne prenderò atto anche io, perché quella cultura non sparirà del tutto, piuttosto si trasferirà in altri contenitori. Che Dio ce la mandi buona…
Ods