Editoriali

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LA BUONA STRADA

SAN SALVO |  Mamma tornò a casa e mi disse: “Oggi sono stata dalla famiglia Pascale e la mamma di Raimondo mi ha detto che di essere contenta che il figlio ha preso una buona strada”. E la buona strada era la frequentazione

della nuova Parrocchia di Don Piero. Mamma non mi disse: “Vacci pure tu”, ma di fatto il suo era un invito, sia pure implicito. Qualche mese più tardi Antonio (Boschetti) e Mario (il fratello di Raimondo) mi dissero: “Sono arrivate le tonache per tre chierichetti”. Non ho mai saputo se fu mia mamma a dire a don Piero di prendere la terza tonaca, ma sta di fatto che iniziammo a  servire la messa Antonio, Mario ed io: Raimondo era il nostro capo, perché aveva cinque anni in più, era alto venti centimetri più di noi e poi quella “(buona) strada” l’aveva presa prima di noi. Quando tornai a casa, dicendo che Rai mi aveva insegnato l’ampolline (una delle cose che si fa durante la messa), mia mamma fu contenta. Come lo era stata la mamma di Mario e la mamma di Antonio e tutte le mamme del nostro quartiere (di Massimo, di Vito e Nicola, di Antonio e Giancarlo, di Lucio e di Tomassino e Nicola. Per tutte quelle famiglie, di lavoratori che uscivano dalla miseria della guerra e per la quale stava arrivando il benessere industriale, la buona strada era la parrocchia, che rappresentava non solo un’ istituzione (religiosa), ma soprattutto il vero mezzo di coesione sociale. Del resto cosa poteva unire le famiglie di un impiegato, di operai, di muratori e contadini se non la voglia di dare il benessere materiale e morale ai propri figli ? Ancora oggi, quando qualcuno mi chiede: “Conosci Raimondo ?”, io gli rispondo: “Si è mio fratello”, perché tale lo ritengo, essendo accomunato dalla coesione di quell’infanzia speciale, vissuta in un quartiere di gente, che piano piano si affrancava dalla miseria e che voleva garantire ai figli un’infanzia diversa da quella passata negli anni della guerra e dell’immediato dopoguerra. Non ho mai saputo il nome della signora Lina (che ieri ci ha lasciato), perché per me è stata sempre la mamma di Mario e Raimondo e di Gabriella e Maria Pia, che esattamente come mia mamma e come tutte le mamme del mondo vogliono garantire un futuro ai propri figli, che noi abbiamo oggi e che forse non riusciremo a garantire ai nostri figli. Raimondo ed io abbiamo fatto tante cose assieme. Ora stiamo facendo il Prodotto topico, la cui giuria è da lui presieduta con rigore ed onestà, tanto che in quattro anni e sette edizioni non si è mai avuto un cenno di polemica. Quando ho deciso di mettere lui a capo della giuria sapevo che non avrei avuto problemi, perché conoscevo il rigore morale del padre e sapevo anche che non era casuale che ad un certo punto della nostra vita, noi due, pieni di relazioni politiche importanti, ci siamo ritrovati con due fratelli, grandi, disoccupati. Ma soprattutto perché ricordavo la “(buona) strada” presso cui ci eravamo formati e quella voglia delle nostre madri di avere figli che sarebbero stati bene materialmente e moralmente, cosa di cui - credo – la signora Lina è andata fiera. A Maria Pina, Raimondo, Gabriella e Mario le più sentire condoglianze mie e della nostra redazione.

                                                                                                                                 Ods

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