Editoriali

buste biodegradabili

Perche’ ogni scusa e’ buona per attaccare Matteo Renzi

Alle elezioni politiche del ’79 il Pci perse il 4% (Chiaromonte disse: “Abbiamo perso il Pri ed il Psdi messi insieme”). Fu quella una battuta d’arresto, che un vecchio militante come Fioravante D’ Acciaro ricorda con dolore: “Dio solo sa quanto abbiamo lavorato

in quella campagna elettorale”. Il Pci tre anni prima aveva preso il 34,37%. Non aveva fatto il sorpasso alla Dc (che ”mangiando i propri figli” era rimasta al 38,71%; gli italiani si erano “turati il naso” e avevano votata la vecchia balena bianca). Ma aveva dimostrato che “senza o contro il Pci non si sarebbe governato”. Tuttavia tre anni dopo il Partito comunista si trovò a fare la campagna elettorale più dura della sua storia ed a perderla sonoramente. Perché ? Perché il Pci quella campagna la fece isolatamente, attaccato dall’avversario di sempre (la Dc, con cui voleva allearsi: il cosiddetto compromesso storico), dall’alleato di sempre (il Psi, che inaugurava la segretaria craxiana: la cosiddetta autonomia socialista), dagli antisistemici di quel periodo (il Partito radicale e la sinistra extra parlamentare). Ma soprattutto il Pci, in quella campagna elettorale, perdeva la sua base storica, delusa “perché per dare l’ appoggiato al Governo Andreotti non si fanno più scioperi” (Luciano Lama nel ’78 aveva lanciato la cosiddetta politica dell’ Eur). Quando si fa una campagna elettorale in solitaria ed avendo deluso la propria base si lavora molto e si è destinati a perdere. Tutti si sentono di dare addosso al povero leader isolato ed ogni scusa diventa buono per attaccarlo. Esattamente come sta avvenendo in queste ore al povero Renzi sulle buste biodegradabili. Angelo Pollutri direbbe che pure io partecipo “al nuovo sport nazionale di attacco al Pd”. Lui sa bene che non sono mai stato renziano. Ma il mio approccio è di capire la meteora renziana. Per questo ho chiesto aiuto al precedente storico del Pci nel ‘ 79, che aveva suscitato molte aspettative deluse in tre quattro anni. Esattamente come il Pd renziano, che alle europee del ’14, dopo la “non vittoria bersaniana”, aveva preso il 40,81% ed ora rischia di prendere meno della metà. Anzi, pur considerando il dato politico omogeneo, è molto probabile che il Pd perderà anche rispetto al 25,43% delle elezioni politiche del 2013.

Chiediamoci cosa porta un leader amatissimo a diventare inviso al punto da essere fischiato nelle strade o attaccato finanche sulle buste biodegradabili. Renzi aveva suscitato molte aspettative. Non solo alle europee, ma alle primarie persone moderate e di destra avevano varcato le sedi del Pd per votarlo. Poi ha perso il biglietto della lotteria che aveva in tasca. Credo che quella prima bugia detta a Letta nota come “Enrico stai sereno” sia stata l’inizio della fine. Si è dimostrato un leader non credibile, che dice una cosa e poi ne fa un’altra, che mostra spregiudicatezza ed inaffidabilità pubblica. Inoltre, non ha saputo tenere assieme il partito. Un leader che vuole governare il Paese è misurato da come governa il suo partito. Craxi (che pure fu un segretario politico controverso ed amato/odiato) non ha mai subito una scissione. Ha fatto notevoli concessioni alla cosiddetta “sinistra ferroviaria”, ma non ha mai perso pezzi importanti del Psi. Perdere il primo presidente del Consiglio di tradizione comunista e il segretario politico precedente è stato un altro duro colpo all’immagine della leadership del Pd. Ha fatto il resto l’ uso spregiudicato delle alleanze in Parlamento. Con il 25% preso da Bersani, senza passare da libere elezioni, il Pd ha governato per cinque lunghi anni con pezzi sputtanati del vecchio centrodestra (che adesso o non si candidano o sono tornati ad Arcore dal vecchio padroncino), dimostrando che i Razzi-Scilipoti all’occorrenza non li trova solo Berlusconi. Governare con questi figuri, se consente di stare al potere, non dà una bella immagine al popolo. E l’immagine al popolo oggi conta più che mai, visto che i leader fanno di tutto per farsi i self con le fasce tricolore o fare annunci. L’immagine, soprattutto sui social, porta i politici dalle stelle alle stalle. Il Pd e Renzi nell’immaginario collettivo si sono sputtanati, perché sono troppo legati al potere. Il referendum non l’hanno perso per il merito, ma per ciò che rappresentavano, perché era un modo con cui l’elettorato comunicava loro la propria delusione. Lo stesso è accaduto in Sicilia. Lo stesso accadrà alle elezioni del 4 marzo prossimo, che perderanno soprattutto per ciò che comunicano: strafottenza, furbizia macchiavellica, legame esagerato alla poltrona, di cui è prova la stessa vicenda Boschi.

                                                                                                                                                             Ods

Ps. Le buste di cui si parla sui social alla fine sono una cavolata: 4 euro in più all’anno se uno fa la spesa 200 volte. Le buste sono una scusa, un’altra scusa per attaccare un giovanotto che in quattro anni ha  suscitato tante speranze, che poi ha tremendamente deluso, come nessuno prima di lui. Berlinguer, da cui siamo partiti, dopo la sonora sconfitta del ’79 è rimasto in sella, perché ha saputo dare motivazioni ai suoi militanti delusi (comunicando ed inventando la famosa “diversità comunista”). Renzi, dopo la probabile sconfitta del 4 marzo, o torna a casa o dovrà dare una nuova ragione ai suoi militanti, che non può essere il potere: oggi le logiche del potere ti fanno conquistare un elettore, ma te ne fanno perdere cento.

                                                                                                             

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