Editoriali

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Civeta: come si arriva ad un esproprio politico – parte seconda

Da giornalista di Qui quotidiano mi “rioccupai” di questa vicenda quando il mio direttore Tagliente nel 2010 mi incaricò di seguire quel che accadeva, preoccupato che il vastese potesse ritrovarsi con l’immondizia in mezzo alle strade come a Napoli.

Peppino non era più il sindaco di Vasto, ma il decano dei consiglieri regionali nella maggioranza Chiodi. Portò a Vasto l’assessore Stati, giovane figlia di un suo caro amico, e scongiurò quell’evenienza, mentre il sindaco di San Salvo, Gabriele Marchese, implorava: “Fateci rivedere la luce”. Nel tunnel ci eravamo finiti perché la Regione non aveva autorizzato la seconda vasca e si era costretti a portare i rifiuti a Lanciano. Un deficit di liquidità non consentiva di pagare il titolare di Cerratina, che una mattina chiuse i cancelli ai nostri camion, con il rischio Napoli. All’epoca, comunque, registrai che Tagliente non era l’unico politico responsabile. Fu bravo anche il sindaco di Cupello Angelo Pollutri, il quale firmò un’ordinanza assumendo su se stesso la responsabilità che i funzionari regionali non avevano avuto il coraggio di assumere. Poi tutto si risolse, anche per la competenza del cda presieduto da Massimo Sgriguoli e del quale facevano parte Oreste Ciavatta, Rino Coladonato e Nicolino Ottaviano. Attenzione: non è che Mariotti, Tagliente, Marchese, Pollutri e Lapenna (che arrivò più tardi come sindaco di Vasto) hanno fatto tutto bene. Va detto per onestà che hanno fatto anche assunzioni e nomine clientelari, le quali hanno avuto ovvie ricadute negative sul bilancio. Tuttavia, quando costoro capivano che il rischio era la privatizzazione di quella risorsa (perché il mercato ci aveva messo gli occhi sopra) reagivano concordemente e trasversalmente con senso di responsabilità territoriale: Tagliente “lavorando sulla Stati”, Pollutri firmando una coraggiosa ordinanza, Marchese nominando un tecnico bravo e non politico, come Oreste Ciavatta. Perché, allora e sia pure in zona Cesarini, il territorio riuscì a salvare il Civeta dagli appetiti del mercato ? Perché la considerava una risorsa comune, tanto che a dirigerla fin dall’inizio aveva posto un giovane ingegnere, figlio di questa terra, Luigi Sammartino, che aveva saputo avviarla, districandosi tra le “esigenze politiche” (come detto, il clientelismo), le giuste tariffe e la funzionalità tecnico-finanziaria. Una sera, vennero insieme ad un’assemblea dei sindaci al Comune di Cupello Peppino Tagliente e Luciano Lapenna, che il giorno prima il “suo capo dell’opposizione” aveva pesantemente attaccato su una vicenda vastese proprio su Qui quotidiano. Gli dissi: “Lucià e dopo quello che ti ha scritto ieri cussù, te lo porti pure in macchina ?”. Si misero a ridere e mi dissero univocamente che il Civeta era troppo importante rispetto alle “cazzate” della dialettica politica maggioranza – opposizione a Vasto. La qual cosa mi confermò ciò che avevo già capito da tempo: la linea unitaria Gaspari – Sciascia, De Liberato – Mariotti, Marchese – Pollutri (che pure non si sono molto amati, diciamo…) era la stessa di Tagliente – Lapenna: il Civeta, risorsa del vastese, andava salvaguardato, perché era l’unico consorzio pubblico della Regione, consentiva di far lavorare qualche povero cristo, di tenere le tariffe dei rifiuti basse e di evitare che vi entrassero  porcherie…quindi andava gestito direttamente e concordemente. Ma questa linea, partita all’inizio degli anni ottanta da Remo Gaspari ed arrivata più o meno indenne a Luciano Lapenna (al netto delle ricordate cavolate clientelari, tipiche della nostra classe politica) è stata spazzata via da un decreto del Presidente Luciano D’ Alfonso, firmato il 6 giugno del 2016, come raccontato il comunicato di Abruzzo vivo, che vi invito a leggere qui sotto. Partendo da questo sbalorditivo comunicato, costruirò la terza parte di questo mio racconto, che pubblicherò a breve. Nel frattempo tutti quelli (di destra e di sinistra, che ho citato in ordine di anzianità nel Civeta) sono formalmente invitati a dire se ho raccontato frottole: Saverio Di Giacomo, Tonino Prospero, Arnaldo Mariotti, Peppino Tagliente, Decoroso Boschetti, Gabriele Marchese, Angelo Pollutri, Luigi Sammartino, Massimo Sgrignuoli, Oreste Ciavatta, Rino Coladonato, Nicolino Ottaviano, Luciano Lapenna.

                                                                                                                                                                            Ods