Mantenere la memoria e’ un dovere civico
E’ molto probabile che le prossime elezioni saranno ricordate come quelle della terza ed ultima diaspora delle forze democratico-costituzionali del secondo dopoguerra. La prima diaspora fu quella che riguardò il popolo socialista, che nelle elezioni del ‘ 94
si ritrovo sparso in tre rivoli: una piccola parte a sinistra, sotto il simbolo della rosa con Del Turco, un’altra coi radicali, ed un’ altra (la parte più cospicua) con Forza Italia, in cui si allora si candidò Licia Saura, già segretaria di Elena Marinucci e dove oggi è candidata Stefania Craxi. La seconda diaspora fu quella che riguardò il popolo democristiano, che nel ’94 vide andare da soli Segni e Marini e col centrodestra Casini e Mastella, i quali furono raggiunti alle elezioni successive da Buttiglione. Più tardi l’elettorato Dc si divise tra la Margherita (a sinistra) e (a destra) l’ Udc, che tornò in posizione autonoma nel 2008. Oggi i socialisti ed i democristiani sono ovunque ed in nessuna parte. La terza (ed ultima) diaspora potrebbe essere quella del popolo di tradizione comunista. Infatti, già in questa campagna elettorale una parte sta organicamente col Pd di Renzi: De Luca, Fassino, Damiano, Orlando, Finocchiaro e Cuperlo; un’altra sta con Leu: Grasso, D’ Alema e Bersani; un’altra parte vota, per delusione, alle 5 Stelle. E’ probabile che in futuro all’elettorato ex Pci possa accadere quel che è già successo al Psi ed alla Dc: i partiti ancora in vita corteggiano gli esponenti (orfani) e costoro si candidano, cercando di farsi votare dagli amici e compagni che avevano avuto nella militanza precedente. Nel volgere di un decennio tutto passa nel dimenticatoio. E nessuno più parlerà di quanto di buono i vecchi partiti hanno fatto, proprio considerandoli vecchi e da buttare.
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In realtà così non doveva e né deve essere, perché (anche) i vecchi e vituperati partiti tradizionali hanno fatto cose buone, a partire dalla Costituzione repubblicana, che, almeno nella sua prima parte, ha avuto (ed ha) principi che ci hanno dato settant’anni di convivenza pacifica e di uguaglianza. Nel quadro costituzionale, i partiti della sinistra storica hanno avuto un ruolo importante, per aver aiutato l’emancipazione della povera gente. Per cui è necessario conservarne la memoria, se non vogliamo abbruttirci e diventare ancor più egoisti di quel che siamo adesso. Qualche giorno fa è scomparso Mimì Vicoli, socialista, che molti ricordano per aver animato le lotte del Bosco Motticce, con cui una generazione di sansalvesi è stata sfamata, e per aver costruito la cooperazione da noi. Quindici anni fa era scomparso Lillino Artese, un democristiano che molti ricordano per aver gestito la fase dell’industrializzazione, con cui fu sfamata la generazione successiva. Una decina di anni fa era scomparso Luigi Ruggieri, un leader comunista che molti ricordano come galantuomo integerrimo. Ad Artese, l’area moderata di San Salvo ha giustamente dedicato un cippo nella casa natale di Corso Garibaldi e, poi, la piazza di fronte alla “sua” storica sezione (da parte di tutto il Consiglio comunale). Ci sono state anche altre intitolazioni, conservative della memoria collettiva e che quindi giuste. Come è giusto il lavoro valoriale e culturale che sta facendo l’amico Fernando Sparvieri con San Salvo Antica, per archiviare valori, personaggi, musiche ed opere di ieri e di oggi. Tornando alla politica, registriamo che finora la sinistra (o una parte del suo mondo originario) ha giustamente intitolato la sede della Cia al compianto fondatore Gaetano Mancini. Forse è arrivato il tempo di porre all’attenzione della città anche altri riconoscimenti o costituire una Fondazione attraverso la quale trasmettere la memoria del passato alle giovani generazioni. Le quali vivono nel benessere ma non sanno che esso si può perdere e che si può tornare allo stato di bisogno da cui i loro nonni sono usciti a caro prezzo.
Ods
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