Addio, Santin, lu vice senneche
Si terranno nella mattinata del 13 giugno i funerali di Santino Del Casale, deceduto la sera del giorno 11 a seguito di ictus celebrale. Nell’ immaginario collettivo sansalvese, Santino era conosciuto come “Santin, lu vice senneche”, Santino, il vice sindaco, anche per essere
distinto dall’ omonimo cugino, appellato, invece, come Santin, lu raggiunire”, Santino il ragioniere. Egli era spesso chiamato con la carica pubblica che aveva ricoperto dal 1980 al 1985, perché in quei cinque (oramai) lontani anni, non era stato uno dei tanti vice sindaci che questa città ha conosciuto. Infatti, nel rimpasto di Giunta, fatto nell’ultimo anno della legislatura 1977-82, con cui Armando Tomeo aveva sostituito l’on. Vitale Artese alla guida della città, era stato proprio Santino Del Casale a diventare vice sindaco di Tomeo. Quest’ultimo, come è noto, era un amministratore alquanto decisionista e, dunque, non sarebbe stato facile esserne il vice, cosa che, invece, a Santino Del Casale riuscì bene, perché andava a riequilibrare la Dc, come rappresentante dell’area meno allineata dello scudo crociato: già una decina di anni prima aveva dato vita alla Lista civica La Torre e nella legislatura del duo Artese- Tomeo in Consiglio comunale (ed ovviamente in Giunta) era stato pressoché l’unico con voce critica. Paradossalmente tra il nuovo sindaco (espressione dell’area più gaspariana) ed il nuovo vice sindaco (espressione dell’area meno allineata) si era stabilito un sostanziale equilibrio, che portò quella legislatura al termine naturale, con numerose realizzazioni pubbliche. I problemi emersero dopo le elezioni, che pure avevano dato alla Dc 11 consiglieri eletti, tra cui i maggiorenti Artese, Tomeo e lo stesso Del Casale. Ma eletto a consigliere anche colui era stato sindaco all’inizio del decennio precedente: Rinaldo Altieri. E così le voci non propriamente allineate diventavano due, cosa che porterà all’elezione a sindaco di Altieri e a confermare Del Casale vice sindaco. Cariche, queste, non proprio regalate dalle Dc, ma conquistate con battaglie inimmaginabili al tempo, che anzi, per farle, avevano bisogno di una determinazione, di cui Santino era ben dotato. Trent’anni fa la politica non era quella di oggi: il senso dell’appartenenza ai partiti storici (Dc, Pci, Psi) era una quasi sacrale e mostrare indipendenza ed autonomia di giudizio non era da tutti. Del Casale seppe rifiutare i diktat di un partito, che, a quel tempo, controllava magistratura, pubblica amministrazione, prefetture, stampa e banche, imponendo, dapprima, un organigramma diverso da quello prestabilito e, poi, azzerando la legislatura. Infatti, egli, vice sindaco in carica, si dimise da consigliere (peraltro dopo un infarto) insieme ai nove rappresentanti comunali della sinistra, determinando la fine anticipata della legislatura. Si tornò a libere elezioni, che aprirono una nuova fase politica, durata dal 1985 e fino al 2011, allorquando un’altra a nuova interruzione anticipata della legislatura aprì le porte del Comune all’ Amministrazione attualmente in carica. Contestare un potentissimo deputato, farsi rispettare dal sindaco essendone il vice, imporre una Giunta sgradita ai capi, dimettersi da tutto e determinare l’apertura di una nuova fase politica non è da tutti. Farlo da vice sindaco in carica, che ovviamente avrebbe potuto beneficiare di quell’appartenenza non è da tutti. Né ieri e né tanto meno oggi. Santino Del Casale rinunciò ad una carica di prestigio e potere e se ne tornò a casa. Si ricandidò una sola volta, ma alla Cooperativa Eurortofrutticola, di cui fu presidente. Noi, giovani che in quel tempo frequentavamo le sezioni politiche (aperte sempre e non solo nei periodi elettorali), eravamo ammirati dal suo coraggio e dal suo rigore. Sapevamo che aveva potuto fare quelle battaglie, dure, durissime, perché non era mai sceso a compromessi. Lo rispettavamo per questo motivo. E, sia per noi, che per questa città resterà sempre “Santin, lu vic senneche”, tra i pochi, anzi tra i pochissimi che ha dato dignità alla sua carica: mai remissivo, mai domo, sempre libero e coraggioso. Ha interpretato il suo ruolo, come pochi altri. Io ho l’età del figlio. E lui ha l’età di mio padre. Conserverò sempre ammirazione, per ciò che ha fatto Santino, quando la Politica era per gente di passione. Ciao Amico Mio
Orazio Di Stefano
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