Il buon Consiglio
San Salvo | Mercoledì prossimo ci sarà il Consiglio comunale con la mozione di sfiducia al sindaco presentata dai sette consiglieri di opposizione: sei di centrosinistra, più la D’Addario (eletta in Forza Italia ed ora approdata nel Gruppo Misto).
Cosa faranno i altri consiglieri di centrodestra (già dissidenti e/o “rientrati”)?
Vediamoli uno per uno.
Filomena D’Addario, avendo firmato la mozione dell’opposizione, è presumibile che la voterà.
Fabio Raspa, sulla base di ciò che ha scritto ultimamente in una lettera aperta, dovrebbe invece votare in favore dell’Amministrazione.
Fernando Artese, sulla base della firma apposta in un’altra lettera firmata da sindaco e consiglieri, dovrebbe votare in favore dell’Amministrazione, ma non si sa cosa dirà.
Siccome è una persona seria, se dovesse prendere la parola, è difficile che si rimangi la posizione espressa, peraltro solitariamente, in favore di un cambio nella Giunta. Magari chiarirà i motivi, per i quali l’ha fatto, che noi stessi abbiamo condiviso e sui quali torneremo a breve.
Nicola Argirò è la vera incognita del Consiglio, perché non ha firmato né la mozione di centrosinistra e né la contromozione di centrodestra. Non rilascia dichiarazioni, né ufficiali e né ufficiose e quindi non si sa né come voterà in Consiglio e soprattutto cosa dirà.
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Come abbiamo dimostrato nei nostri articoli e saggi, il dissenso e gli spostamenti politici a San Salvo esistono almeno dal ’70, se non già dal ‘56 allorquando un pezzo del centrosinistra si spostò verso la Dc, che vinse con Piscicelli. Sempre, i dissidenti si sono coalizzati tra di loro ed hanno dato vita ad incontri-scontri tra gruppi, sia pure con qualche eccezione, che poi vedremo. Nel ’82 il dissenso Altieri – Del Casale generò uno scontro nella Dc ed i dissidenti raccolsero un gruppo nutrito, la cui prima uscita fu una cena al Palladio e che portò alla lista civica del Ramoscello.
Nel ’86 il dissenso dei giovani col Pci generò uno scontro nella formazione della Giunta, l’ingresso dell’assessore Di Rocco, una serie di deleghe nell’ultimo triennio e culminò con l’adesione nel Psi;
Nel ’93 il dissenso dei giovani della Dc generò uno scontro per la formazione della Giunta e culminò con le loro dimissioni ed il commissariamento del Comune;
Nel ’2002 il dissenso degli Spadano- D’Ascenzo generò la lista civica Arco, alleata al centrodestra;
Nel ’2007 il dissenso – scontro Marchese – Cilli e C. culminò con ciò che abbiamo visto nel 2012.
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Le eccezioni sono le seguenti:
nel ’72 il sindaco Evaristo Sparvieri, in dissenso con la Dc, si dimise e se ne tornò a casa;
nel ‘2000 il consigliere eletto nel Pds Giovanni Artese fu invitato a sedere nei banchi del centrodestra. E così fece, per diventarne dodici anni dopo l’assessore alla cultura;
nel ‘2004 il consigliere socialista Angelo Di Pierro fu invitato a sedere nei banchi del centrodestra. E così fece, ma tre anni dopo capeggiò la lista del Nuovo Psi in sostegno del candidato sindaco di centrodestra (che, per la cronaca, era Nicola Argirò).
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Come sfociano i dissensi dipende sia dalle personalità dei dissidenti (quando rimangono soli) e sia dalle linee politiche dei leader.
La personalità mite e serena di Sparvieri lo portò ad abbandonare la politica. La personalità mite – ma non troppo di Giovanni Artese lo portò a riposarsi per due legislature e poi a tornare in campo con gli avversari. La personalità tutta –politica di Angelo Di Pierro lo portò a passare subito e, lancia in resta, con gli avversari.
I leader che gestirono i dissensi hanno cercato recuperi in tutti i casi, tranne in quelli predetti.
Da ciò che si va registrando in questo caso, la leadership di centrodestra (che, come è noto, è duale: Magnacca- Spadano) sembra voler trattare il dissenso odierno come Artese (Vitale) trattò Sparvieri o come Mariotti trattò Artese (Giovanni) o come Marchese trattò Di Pierro (vedasi qui sopra).
Dalla destra, il primo dissenso D’Addario – Raspa fu gestito in modo alquanto diverso. La prima fu spinta fuori dalla maggioranza con racc. ar. Il secondo fu abilmente recuperato, come dimostra la cronaca di questi giorni. Ed è probabile che il dissenso Artese (Fernando) – Argirò sarà trattato allo stesso modo, ma questo lo vedremo fra tre giorni.
Ciò che, però, suscita una riflessione o, se si vuole, rende diversa la gestione di questo dissenso da tutti i precedenti è il conformismo dei gregari. I quali vengono chiamati a firmare una raccomandata contro la D’Addario e la firmano. Vengono chiamati a firmare una contro mozione senza Argirò e la firmano. Mai nessuno che si chieda: e se stessimo sbagliando ? Che faranno i “cacciati” ?
Un mio caro amico, peraltro molto intelligente, mi ha detto che cacciare Argirò rinsalda l’unità del gruppo. E’ sempre così: quando si trova un nemico interno comune ci si rinsalda se lo si tratta come un corpo estraneo. Ma può essere un corpo estraneo uno che ha rappresentato per oltre vent’anni la storia del gruppo stesso?
Per me l’unico che è apparso politicamente normale, in questo dissenso n° 9 della storia sansalvese, è stato solo Fernando Artese. Il quale ha tentato di fare come si è sempre fatto in passato: il recupero politico. Ma forse recuperi e mediazioni appartenevano alle culture della prima repubblica (in cui Fernando si è formato come consigliere Dc), mentre in questa (seconda o terza ???) vanno di moda delle belle, chiare, intelligibili, forbite petizioni con cui si notifica, magari via posta, la fine di anni di rapporti amicali. E, poi su facebook, tutti ad applaudire. Buon consiglio, amici di centrodestra…
Ods