Senza accorciatoie, le soddisfazioni arriveranno
Vincenzo Larcinese mi ha postato una vignetta che riporta Berlinguer, Occhetto e Martina definire rispettivamente Craxi, Berlusconi e Salvini "pericolo per la democrazia". Tanto i primi, quanto i secondi sono personaggi e personalità politiche che hanno
interpretato (o stanno interpretando) stagioni politiche molto diverse tra di loro. Tuttavia è vero ciò che riporta il post e cioè che tre avversari storici della sinistra sono stati considerati da questa non come in effetti furono "avversari della sinistra di formazione comunista", ma avversari del Paese e della sua democrazia. In realtà se fossero stati avversari della democrazia l' avrebbero messa davvero in pericolo, usando esercito e/o mass media per difendersi. Invece, Craxi se ne andò ad Hammamet e non tornò qui neanche da morto, Berlusconi si dimise con la coda tra le gambe (spaventato da Mister Spread, soprattutto per le probabili conseguenze alle sue aziende, quotate in Borsa) e Salvini, che ora sembra combattivo, se ordinasse alla Polizia di fare qualcosa di antidemocratico farebbe la fine del suo predecessore Maroni, che dalla stessa Polizia che aveva diretto fu malmenato e denunciato per oltraggio. Dunque, perché dire che i propri avversari sono pericolosi per la democrazia? Forse per eccesso di identificazione col Paese che si rappresenta (si è così convinti del ruolo interpretato, da ritenerlo olistico) oppure per un retaggio di mobilitazione (si chiama i compagni alla lotta) o anche perché non si è elaborata ula propria sconfitta, ritenendola troppo ingiusta. In realtà, considerare Craxi, Berlusconi e Salvini dei pericolosi antidemocratici è un errore politico grossolano. Invero, si tratta di leader politici, legittimati dal consenso popolare, che vanno combattuti sul piano politico. Non sul piano culturale e men che meno su quello giudiziario. Bisognerebbe dire che la politica salviniana sulle immigrazioni è una politica egoista, che non considera che lo stato in cui è ridotta l' Africa dipende dallo storico sfruttamento europeo prima colonialistico e poi capitalistico, che noi non condividiamo perché ha generato e genera disuguaglianze, che mettono gli uomini gli uni contro gli altri. Per fare questo, la sinistra italiana deve superare il complesso di inferiorità che la porta ad accreditarsi continuamente verso riottosi esponenti del capitalismo finanziario e delle potenze europee, che pensano solo ai propri interessi (valga per tutti la strategia militare francese contro Gheddafi messa in atto per togliere la Libia dalla nostra influenza). La sinistra deve tornare alle origini, difendendo le classi meno abbienti e facendosi comprendere da queste. Se lo farà, al Governo ci arriverà senza accorciatoie, senza dover definire pericolosi i propri legittimi avversari, senza dover elogiare il conservatore Junker (come fa Piero Fassino sul Corriere di oggi), senza dover fare marchette elettorali per essere votata. Con una limpida politica di sinistra, a favore delle classi più deboli, queste sapranno essere riconoscenti, perché i deboli sanno essere più riconoscenti dei forti. I quali devono invece pensare a portare i soldi all' estero, come le Autostrade. Già i profitti delle Autostrade finite oltreconfine: una verità elementare. Perché dobbiamo sentirlo dire solo dalla Meloni e dalla destra?
Ods