Stefania Ciocca ha ragione, ma .....
Conosco Stefania Ciocca da sempre e nutro per lei una stima sincera ed affettuosa. So quello che fa in questa città, con passione cristiana e, soprattutto, nel silenzio e senza mettersi in mostra. Per cui non mi sfugge che se ha deciso di "richiamare" (nel senso buono del termine)
la stampa, la cosa merita ogni attenzione. Per questo scrivo e non certo per una sorta di difesa d' ufficio. Quello che lei dice circa la prevalenza di diffusione delle notizie cattive rispetto a quelle buone é vero. Probabilmente si deve alla triste tendenza dei giornalisti di seguire l'opinione pubblica, dandole in pasto ciò che più vuole vedere e sentire. Infatti,se ci fermiamo o rallentiamo quando passiamo affianco ad un incidente dipende dallo stimolo che il sinistro ci provoca, generando in noi morbosa curiosità. Questo è il motivo per cui fanno audience le notizie di cronaca "nera" e che, addirittura, produce il "turismo degli orrori" (si ricordi Avetrana),che stampa e social "assecondano ed alimentano".
È anche vero, però, che audience non la fa, per fortuna, solo la cronaca nera o giudiziaria. Ma anche quella sportiva e rosa. Infatti, non si può dire che i giornalisti nazionali buchino notizie tipo i matrimoni fra calciatori e showgirls (si ricordi la cerimonia Totti- Blasi), né si può dire che a livello locale vengano bucate notizie di concerti o di canti popolari ed eventi di piazza. Comunque, pure in questo caso ha ragione Stefania: noi giornalisti generalmente diffondiamo queste notizie (positive), non tanto per una linea editoriale (di promozione della sorgenti del bene), quanto perché pure esse fanno notizia.
Tuttavia, la funzione della stampa è fondamentale in democrazia, tanto per dare strumenti di conoscenza e discernimento ai cittadini che devono scegliere i decisori politici, quanto per dare a questi ultimi un quadro completo del vissuto reale dei cittadini stessi. E com'è il nostro vissuto? Anzi, seguendo il ragionamento di Stefania come è il vissuto dei nostri giovani?
Se i giovani sono espressi dalla società, è chiaro che sono la società medesima: hanno al loro interno luci ed ombre. O, se vogliamo, sono pozzanghere o sorgenti, anzi a volte sono pozzanghere e sorgenti insieme. Sia nella società, che tra i giovani c'è il bene e c'è il male. E questo Stefania, che sta dalla parte del bene, lo sa meglio di me.
Personalmente posso solo dire che il bene non può prevalere sul male se quest’ ultimo o non lo si conosce bene. È sbagliato certo non parlare delle sorgenti, ma lo sarebbe altrettanto omettere di parlare delle pozzanghere. Per esempio, a me piacerebbe che i decisori pubblici e l' opinione pubblica sapessero non chi, ma quanti fanno uso di droga a San Salvo e soprattutto di quale (come sappiamo, di droghe ne circola più di un tipo). Di questo problema se ne occupano gli inquirenti, ma anche i servizi sociali e l' azienda sanitaria pubblica. Molte notizie arrivano dagli inquirenti una volta concluse le indagini preventive, ma nessuna notizia arriva dai Servizi sociali o dall’ Azienda sanitaria pubblica.
Inoltre, sempre restando sul mio esempio (il problema droga, che colpisce i giovani sansalvesi) nessuno di noi si decide a fare un' inchiesta giornalistica seria, che andrebbe invece fatta. I giornalisti oggi riportano notizie sulla droga, attingendo alle indagini di polizia e da qualche episodio di cronaca ad esse legato. Essi non scavano e non perché ciò non farebbe audience, ma perché troverebbero silenziosa la comunità. La quale ancora assume un meccanismo autodifensivo (di tutela dell' immagine famigliare e di obsoleto conformismo, da piccolo borgo), cosa che non consente di avere contezza del fenomeno per poterlo socialmente combattere, giacché penalmente già lo si fa (e stavolta uso il termine combattere e non prevenirlo, perché l'ultima volta, usandolo, sono stato equivocato).
Mi scuso se, casualmente, ho parlato di droga. Non di questa dovevo parlare, piuttosto del problema sulla diffusione delle notizie in città giustamente sollevato da Stefania, a cui rinnovo ogni affettuosa considerazione e con cui spero di potermi continuare a confrontare con fraterna e franca amicizia.
Ods
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