Il territorio, filo rosso che unisce
Tempo fa ho incontrato un mio vecchio amico di gioventù, che non rivedevo da tanto. Mi ha salutato e mi subito detto: “Per fortuna esiste facebook, che ci consente di non perderci di vista. Io ti seguo, ma non ho ben capito che fai per davvero”. D’istinto, gli ho risposto:
“Fammi delle domande, che te lo spiego, ma a condizione che tu prenda appunti e poi me li mandi. Li pubblicherò, così tutti quelli che, come te, ogni tanto mi chiedono cosa io faccia potranno capirlo”. Il mio amico ha acconsentito e, a casa sua davanti ad una tazzina di caffè non tanto speciale, è partita una bella chiacchierata, che lui si era annotata, ma francamente non pensavo che me l’avrebbe spedita. Invece, ieri l’ho ricevuta via mail e quindi la pubblico, anche se forse non interessa a nessuno.
- Ti ho visto su facebook: ultimamente all’ Anci di Roma, qualche giorno prima al castello di Casoli, tempo addietro all’ alberghiero, mi sembra di Agnone, con quelli della carrese di S. Martino che hanno cucinato una pasta, che vi siete addirittura mangiati con le mani. Mi sa che l’anno scorso sei stato in Canada e poi ti ho anche ad un corso col sindaco di Tufillo. Sei in politica ?
Mai in politica, amico mio ! Ho fatto le cose che tu hai visto, e molte altre ancora, perché presiedo un’ Associazione di studio e promozione dei territori, che facciamo attraverso quattro azioni. Primo: si cerca di valorizzare i prodotti tipici ed ecco perché mi hai visto all’ Istituto alberghiero di Agnone; Secondo: si cerca di introdurre la didattica del territorio, cioè l’apprendimento nelle scuole, attingendo al passato ed al vissuto dei contesti dove si vive o che si vogliano conoscere ed ecco perché mi hai visto coi bambini al castello di Casoli; Terzo: si cerca di formare adulti e bambini anche con corsi di formazione specifica, legati al territorio ed ecco perché mi hai visto col sindaco di Tufillo, che però stava in quell’aula, come docente ed esperto di storia locale; Quarto: si cerca di curare e capitalizzare i rapporti con gli italiani nel mondo, ritenendoli fonte di possibile turismo delle radici ed ecco perché mi hai visto in Canada. Chiaro ?
- Non proprio. Ma se approfondisci le quattro cose, anzi azioni, capisco meglio.
Ok. Primo: per valorizzare i prodotti tipici abbiamo creato una rete con un centinaio di produttori locali (Pro Loco, Comitati come quello di San Martino e titolari di attività che producono o somministrano i prodotti enogastronomici identitari. Per questo li chiamiamo topici, da topos, cioè luogo); Secondo: per “didattizzare” il territorio, coordiniamo le visite didattiche delle scuole che credono nel territorio stesso e favoriamo l’incontro coi e nei Luoghi, che li accolgono per espressa volontà delle Amministrazioni comunali. Aprile e maggio, che sono i mesi in cui le scuole programmano le loro uscite didattiche, li trascorriamo girando per l’ Abruzzo ed il Molise, ma non solo; Terzo: organizziamo corsi di formazione, aiutati da alcuni docenti di sociologia. Ultimamente ne abbiamo fatto uno per operatori turistici, che abbiamo di recente concluso a Fossacesia. Non so se mi hai visto anche lì, col sindaco Di Giuseppantonio; Quarto: per tenere rapporti con i nostri emigrati (sai bene che c’è un’ altra Italia fuori dall’ Italia !), firmiamo protocolli con le loro Associazioni, che stimoliamo ad avere rapporti con cittadini ed Istituzioni italiani.
- Adesso mi è più chiaro. E se ho capito bene, tu ti occupi di prodotti gastronomici, turismo scolastico, corsi di formazione e turismo di ritorno. Ho semplificato troppo ?
Guarda, faccio io un ulteriore precisazione. Mi occupo: primo, di promuovere la produzione di prodotti identitari delle comunità locali, preliminarmente con la loro proclamazione all’ Istituto alberghiero di Agnone, che è oramai sede unica nazionale e poi con eventi estivi; secondo, non mi occupo di turismo scolastico assolutamente, ma di sollecitare l’incontro tra scuola e territorio attraverso le visite che ti dicevo, ma anche attraverso le rievocazioni storiche delle scolaresche, i gemellaggi tra scuole, i contatti in video conferenza, lo stimolo per la creazione di alcuni laboratori didattici sul campo. Mi fermo qui, ma c’è altro. Con le scuole (primarie e secondarie di primo grado) stiamo facendo un lavoro molto interessante; terzo, stimolo l’organizzazione di corsi di formazione, ma solo per il territorio ossia non è che mi metto a fare corsi per parrucchiere; quarto, non mi occupo di turismo di ritorno, perché non sono un operatore turistico. Mi occupo di recuperare e mantenere rapporti tra italiani all’estero e italiani in patria.
- Quindi se uno vuole sapere che fai, basta che si legge questa risposta alla mia terza domanda ?
Se non lo comprende da facebook, questa tua domanda serve davvero a chiarire e per questo ti ringrazio. Comunque voglio aggiungere quale è il senso di queste quattro distinti azioni, che spesso appaiono scollegate. Infatti, tu potresti dire: che c’entra la ventricina con lo studente che va al castello o con la lezione di sociologia del territorio o anche col canadese che torna in Italia ? Invece c’entra, perché queste nostre azioni hanno un filo rosso, che è l’ appartenenza al proprio territorio e l’unicità che ne deriva. In breve: cosa genera il mangiare o il produrre e vendere la ventricina ? Genera orgoglio identitario in noi che la mangiamo da generazioni. Cosa genera per i casolani il castello di Casoli ? Genera orgoglio e compiacimento, perché quel territorio si è identificato attorno a quel palazzo, il quale ne è stato radice fondativa e poi elemento coesivo. La nostra terza azione, cioè la formazione, rafforza questo capitale identitario, con notizie che spesso non sappiamo o che non colleghiamo al vissuto. Quanti sanno che il pomodoro è arrivato dopo la scoperta dell’ America o che la patata ci ha fatto uscire dal vortice perenne delle carestie millenarie ? Infine, cosa ci lega ai nostri emigrati ? Il senso dell’appartenenza: il loro è addirittura superiore al nostro, che se viene messo a reddito, facendoli tornare temporaneamente, può generare economia nei piccoli borghi.
- Quindi volete generare economia e sviluppo ?
Non proprio o non solo. Vogliamo generare autostima nelle popolazioni che abitano le comunità locali, soprattutto le più piccole che stanno morendo. E la generiamo, ricapitolando ulteriormente, con la valorizzazione dei prodotti tipici, con lo studio e le visite fatte dalle scuole, coi corsi per insegnarne la gloriosa storia e tenendo contatti coi nostri fratelli, emigrati quando qui c’era la miseria.
- Si è generata questa autostima che tu dici ?
Certo non abbiamo messo un’ industria e né abbiamo trasformato delle economie, ma abbiamo avviato dei processi. Ti dico, per capire, solo alcune cose che faremo a breve: nei mesi di aprile e maggio tutti i giorni visiteremo una cinquantina di località con le scuole. A maggio faremo, sempre con le scuole, quattro rievocazioni storiche, a Palmoli, Capestrano, Cepagatti e Campodipietra. Poi avremo una settimana di studio itinerante, quindi ci saranno gli eventi topici ed infine a settembre probabilmente andremo in Canada. Sono attività che coinvolgono migliaia di persone ed attori sociali, poi studiati ed approfonditi da ricercatori.
- Abbiamo parlato molto, ma non mi hai detto che avete fatto all’ Anci nazionale.
Ah si, abbiamo ulteriormente allargato il nostro partenariato (nelle foto sottostanti), che ci consentirà di “penetrare” altri territori: il casertano, il beneventano, il frosinate, il Pollino in Calabria e le Cinque terre in Liguria: senza l’ Anci, l’ Associazione dei comuni d’ Abruzzo e Molise, da dove siamo partiti, questo non sarebbe stato possibile.
- Che devo dirti ? Buon lavoro. Ma, a proposito, è un lavoro che fai da solo ?
No, altrimenti avrei una ditta privata. Invece, presiedo un’ Associazione, che si allarga sempre di più, convinta, come me, che il risveglio dei territori, soprattutto i più piccoli, stia dentro loro medesimi, connaturato alla rispettiva storia e sia un grandissimo potenziale, che può degnantamente sostituire il settore industriale, che con la rivoluzione digitale espelle lavoratori e lascia inoccupati i giovani. I neo disoccupati adulti ed i giovani senza occupazione hanno una risorsa comune da scoprire e far fruttare: il territorio dei loro avi, di loro stessi e dei loro figli !