Invito di Silverio ed il nostro cambiamento
San Salvo | A fine mese sarà presentato il mio saggio sugli eventi politici locali che vanno dal ’75 al 2012. Stamattina, Daniela, la mia edicolante, mi ha consegnato con Repubblica di oggi la copia del primo numero del quotidiano
fondato da Eugenio Scalfari. Mi è bastato scorrere le pagine di quel giornale di quarant’anni fa e le foto ed i volantini (inediti) inseriti nel libro per capire come sono cambiati il linguaggio, la comunicazione, i mezzi di comunicazione, il feedback tra esponenti politici, la sensibilità verso i problemi e gli argomenti della politica. Se poi, la copia della Repubblica del 14 gennaio del ’76 e le foto del libro le confronto con un evento a cui ho assistito l’altra sera, capisco che le differenze sono addirittura abissali. Che è successo l’altra sera ?
Premetto che Silverio Marzocchetti (rappresentante locale di 5 Stelle) ha creato un gruppo su whatsapp contro le trivelle nel Mar Adriatico, in cui ha inserito Angelo Di Pierro (socialista), Angiolino Chiacchia (Forza Italia, assessore comunale all’ambiente), Agostino Monteferrante (delegato nazionale Pd e fondatore di San Salvo adesso), Marisa D’Alfonso, Michele Marchese ed Emilio Di Cola (Sel), Emanuele Di Nardo (San Salvo democratica), Gennaro Luciano e Gianni Cordisco (Pd), Osvaldo Menna (ex assessore all’ambiente e coordinatore del Comitato civico), Domenico Gualà, Annarosa Costantini, Natalia e Silvia Di Virgilio (San Salvo adesso), ed il sottoscritto. Monteferrante, sul presupposto che la rete non è tutto, ha chiesto di vederci alla Sfinge. E l’altra sera ci siamo visti (quasi) tutti. Mancavano, poiché assenti giustificati: Luciano, Marchese e D’Alfonso. In meno di un’ora, si è deciso di costituire un Comitato antitrivelle, di fare un logo ed una pagina facebook, di autotassarsi (5 euro a testa, tranne Chiacchia, che volontariamente ne ha messi 20), di fare un gazebo domenica 24 gennaio e di raccogliere tra le mille e duemila firme ed infine di bersi un amabile prosecco al termine dell’incontro. Non è tutto. Dalla fine della riunione ad oggi i membri del Comitato dialogano su whatsapp con amicizia e senza retro pensieri. Il segretario del Pd per dire che Gianni (Cordisco) avrebbe rappresentato lui ed il suo partito ha esordito con un giovanile ed informale Ragazzi. I presenti, anche per ragioni anagrafiche, sono tutti esponenti della cosiddetta seconda repubblica, tranne Angelo Di Pierro, Marisa D’Alfonso ed io, che abbiamo ricoperto cariche politico-elettive anche nella prima. Pur non essendo nativi digitali, sono tutti dotati di smartphone, con cui – come detto – dialogano di politica e di altro. Ma basta la dotazione di strumenti tecnologicamente avanzati per capire la diversità rispetto alle generazioni precedenti ? No. Ed allora cosa attesta il cambiamento, anche iconograficamente visibile ? L’ essere tutti AIDEOLOGICI, ovvero senza ideologia, che avrebbe impedito il dialogo tra persone così diverse. Il primo partito ad essere aideologico, in Italia, è stato Forza Italia, in cui confluirono socialisti e ex neofascisti del Msi. Quando, però, contro di esso fu raccolta l’ideologia antiberlusconiana, Berlusconi a sua volte raccolse quella anticomunista. L’aideologismo, tuttavia, non fu appannaggio solo della destra. Infatti, nella vicina Vasto – tanto per fare un esempio – la Margherita candidò un ex assessore di Alleanza nazionale, che poi si è ben integrato nel Pd, arrivando a fare prima il consigliere provinciale e poi il vice sindaco di un ex comunista. Oggi l’aideologismo è incarnato dalle 5 Stelle, che infatti raccolgono militanti che hanno avuto formazione culturale in ogni latitudine e che, se devono fare una battaglia giusta, la fanno e basta. Anzi, come nel nostro caso, la promuovono. Cosa significa questo nuovo modo di fare politica ? Che è scomparso il senso dell’appartenenza ? Non proprio. Semplicemente che chi si è formati prima degli anni ottanta apparteneva al Partito e quindi si scontrava con i partiti avversari – nemici del proprio. Adesso, nella società liquida, apparteniamo a noi stessi e, quindi, ci serviamo dei partiti (fino a che sono in linea con la nostra appartenenza principale ovvero noi medesimi). Quando i partiti ci deludono (perché non fanno ciò che vogliamo o, peggio, non ci danno ciò che chiediamo) li cambiamo e ricominciamo un’altra avventura. E’ giusto ? Non è giusto ? Non lo so, ma è così ed almeno per l’ambiente funziona. Infatti, se dovessi scrivere un saggio che va dal 2012 in poi, dovrei registrare l’iniziativa di Silverio, la riunione alla Sfinge e questo Comitato come unici nella storia della città, poiché mettono assieme tante personalità diverse a difesa del nostro mare. L’unico precedente è il Comitato contro D’Avalos – Cirulli, che fallì perché i suoi componenti erano ideologici.
Ods