La politica non si fa con i risentimenti
Pietro Nenni diceva: “La politica non si fa con i sentimenti, figuriamoci coi risentimenti”. Anche quando lo statista socialista diceva questo poteva capitare che in un piccolo
Comune ci si incavolasse con un sindaco o con un leader politico. Se capitava che un comunista si incavolasse col sindaco comunista magari alle elezioni successive, per risentimento, votava alla lista democristiana. Se si trattava di un medico, e comunque, di uno che non era stato molto esposto, la Dc lo poteva anche candidare, ma si sarebbe trattato eccezionalmente di un risentito comunista che stava nella Dc. La quale faceva comunque la lista contrapposta a quella del Pci. Come pure, quando un democristiano si incavolava col suo partito, se proprio lo si poteva candidare lo si metteva come indipendente tra i comunisti, che comunque facevano la lista contrapposta allo storico avversario che era la Dc.
In questa strana e liquida seconda o terza repubblica, in cui i partiti non esistono più e la politica si fa prevalentemente sui social, si ignora totalmente la raccomandazione nenniana e si fanno le liste dei risentiti in cui trova posto solo qualcuno della coalizione opposta. Che succede in questo caso ? Che i risentiti prendono a fare la campagna elettorale con rabbia ed appunto col risentimento. Ma le maggioranze silenziose e moderate (che magari vogliono pure votare contro gli uscenti) non se la sentono di fare delle guerre di religione contro un sindaco (solo perché non li ha accontentati sul piano personale) ed allora prendono le distanze, facendo vincere chi la politica la fa con più serenità. La stessa serenità che abbiamo sentito su Rai uno, in cui il Comune di Lentella (tanto per citarne uno) è stato preso ad esempio come posto dove i bambini giocano ancora per strada. Giocare per strada dimostra che nel paese c’è sicurezza personale, sociale ed anche stradale. I bambini giocano senza risentimenti, senza aggressività, senza accusare chi ha un colore diverso della pelle o chi ha una diversa appartenenza. I bambini vivono nella e per la comunità. I grandi, smettendo di essere bambini, giocano con l’aggressività, scaricano le frustrazioni di ciò che non hanno avuto ed, a volte, si mettono a fare la politica coi risentimenti, ignorando la raccomandazione di Pietro Nenni. Quando i grandi giocano alla politica coi risentimenti perdono…perdono, più che le elezioni, il senso della comunità gioiosa e serena, che, invece, hanno i bambini che giocano per strada.
Ods