I mali di Roma li risolverà Giachetti ? O la Raggi ? I mali italiani li risolverà Renzi o Salvini o Di Maio ? Quando votiamo (complice il leaderismo cui ci siamo abituati da un ventennio
a questa parte) siamo portati a pensare di essere di fronte ad una sorta di Messia, capace di cambiare leggi, fare riforme, gestire i problemi e le crisi e soprattutto di convertire le cattive abitudini nazionali legati fondamentalmente alla nostra etica pubblica. Ma questa è solo un’illusione, poiché i problemi di oggi sono complessi e correlati a tanti altri problemi internazionali e planetari: una sola persona per quanto brava non potrà mai fare quello di cui abbiamo tutti bisogno. Lo stesso Craxi, che ha portato l’inflazione a due cifre a meno del 4%, aveva nel suo Governo calibri da 90 come Spadolini, Zanone, Forlani ed Andreotti e nel suo partito insigne personalità politiche come Martelli, De Michelis, Formiche e Amato (che poi diventerà capo del Governo). Questo per dire che le grandi scelte che raddrizzano le rotte e che portano benessere sono sempre il frutto di decisioni collegiali e di riflessioni collettive. Indubbiamente, un leader forte che sa prendere le decisione è meglio di un debole, ma se le idee, le proposte, le innovazioni non vengono dai cervelli che compongono la classe dirigente un solo politico dovrà gettare la spugna. Cosa che è accaduto al Berlusconi, che, senza una classe dirigente alla sua altezza, alla fine ha dovuto accettare la defenestrazione e votare anche il Governo di colui che gli aveva fatto le scarpe. Siccome, però, noi non comprendiamo la complessità dei meccanismi economico - finanziari e politico- sociali abbiamo la tendenza ad affidarci all’Uomo o alla Donna della Provvidenza, per poi essere puntualmente delusi. E che facciamo dopo la caduta di una leadership ? Puntiamo su un’altra, magari su quella che le si era opposta. Però, quando Berlusconi viene sostituto da Berluschino o meglio da uno che (come lui) pensa di saper e poter fare tutto da solo, dopo aver provato Berluschino saremo da capo a tredici. Il punto è che i leader o pseudo leader attuali sono così deboli (pur pensando di essere forti) che nemmeno vogliono costruire delle quadre con elementi pensanti, che potrebbero far loro ombra. Ed allora “nominano” personalità succubi capaci solo di dire signor si e che non risolvono un fico secco. Per cui i problemi sociali aumentano, le chiacchiere se le porta il vento e la volta dopo si perdono le elezioni. Berlinguer fu un grande leader ma mai l’unico leader: nel Pci era affiancato da Napolitano, Ingrao, Chiaromonte, Lama e tanti altri. Lo stesso valeva per la Democrazia cristiana dove “convivevano” statisti come Moro, Andreotti, Colombo, Fanfani e tanti altri.
Renzi pareva l’alternativa giusta a Berlusconi ed è innegabile che le qualità le abbia. Ma ha una squadra alla sua altezza ? Il suo Pd ha dei leader territoriali adeguati ? Dovremmo abituarci non solo a valutare il leader per le battute che fa, ma a studiare ciò che propone ed a verificare chi si porta appresso. Fino a che non risolveremo questo equivoco (che è un equivoco di fondo) non avremo classi dirigenti e non vedremo la soluzione dei problemi. Chi, senza accorgersi del dramma che stava commettendo, ha consentito manu militari l’eliminazione dei partiti del Novecento adesso si rende conto dell’errore commesso, perché avverte la desertificazione delle idee. Purtroppo non è possibile tornare indietro, però chi si è formato coi e nei partiti può chiedere la costituzione di squadre, la coesione dei gruppi, le mediazioni al loro interno, dimostrando che il leader democratico è primus inter pares. Ma forse è già troppo tardi.
Quando nel 2008 Mastella mandò a casa Prodi II, il Paese si (ri)affidava al Cavaliere e dopo tre anni ne riceveva cocente delusione. Quindi si affidava a Monti- Fornero e, dopo due anni, altra cocente delusione, che introduceva il tripolarismo con il 25% alle 5 Stelle. Subito dopo, il Paese (o parte di esso) trovava un nuovo Messia: Matteo Renzi, che sta già cominciando a deludere (come dimostrano gli ultimi risultati elettorali). Fra qualche anno a chi ci affideremo ? A Di Maio o a Salvini ? Il nostro corpo elettorale ricorda il cassiere dell’autoscontro: “Venghino signori, venghino”. Se anche i leader post renziani non capiranno che sono la squadra, il collettivo, la mission di tutta una Nazione (come fu nel secondo dopoguerra) a dover governare i processi sociali, avremo un altro leader e poi un altro ancora: “Venghino signori, venghino”. Ma staremo sempre peggio.
Ods