Celenza, commissario prefettizio e polemiche
CELENZA SUL TRIGNO | Il commissario prefettizio, dott. Luciano Conti, viceprefetto, ha messo piede (in realtà ha messo la testa) nel comune di Celenza sul Trigno. Andrea Venosini non è più sindaco
e si sta dedicando alla stesura del rendiconto del suo operato amministrativo da sottoporre alla valutazione della cittadinanza. Sarà un rendiconto unilaterale visto che non c’è stato un consiglio comunale che avrebbe offerto un dibattito serio sia sul suo operato sia sul suo comportamento sia sui motivi delle dimissioni dei quattro consiglieri riportati nei due documenti a firma di Luigi Valentini, Aurora Felice, Alessandra Di Iorio e Antonio Antenucci.
Le dimissioni dei quattro consiglieri, il 100% del gruppo “Insieme per Celenza”, sono un atto di sfiducia nei confronti dell’ex sindaco. Il dibattito avrebbe avuto la sua completezza con la partecipazione dei due consiglieri di minoranza, Juri Vespasiano e Gabriele Piccoli, eletti nella lista “Patto per la Rinascita”, minoranza che, per la verità, come ha sempre lamentato, non è stata mai calcolata e che avrebbe potuto dire la sua.
I documenti depositati per le dimissioni evidenziano due aspetti: il primo si riferisce al comportamento del sindaco, dittatoriale e che non garantisce democrazia; il secondo riguarda la divergenza su quattro opere e provvedimenti: “ destinazione fondo regionale € 40.000,00 per rifacimento Corso Umberto I, convenzione servizio di ragioneria con Comune di Castelguidone, destinazione fondo strada PRG Strada Provinciale, realizzazione del progetto “Intervento di messa in sicurezza della copertura e parte del solaio al piano terra della scuola statale dell’infanzia” redatto dall’ing. Fernando Nerone, per un importo complessivo di € 60.996,91”.
Il comunicato del 20 gennaio 2016 dei quattro consiglieri dimissionari, in risposta al documento delle 15 persone del movimento “Insieme per Celenza” approvato qualche giorno prima a maggioranza e di solidarietà all’ex sindaco Venosini, oltre a respingere l’accusa di tradimento, rivendica “il forte senso di responsabilità” del loro gesto compiuto per il bene della comunità e compreso da “decine e decine di persone” . Esso si sofferma unicamente sul comportamento dell’ex sindaco che è cambiato negli ultimi mesi e che, invece del dialogo, ha instaurato un “braccio di ferro” che avrebbe indotto i suoi consiglieri alle dimissioni. Dialogo aspro, prepotenza e arroganza politica, mancanza di umiltà e di un “briciolo di rapporto con la giunta e i consiglieri” sono le accuse pesanti rivolte all’ex sindaco.
La minoranza, sia l’attuale sia quella della precedente consiliatura venosiniana, ricorda ai dimissionari che con lei l’ex sindaco ha tenuto sempre il comportamento ora da loro lamentato e lo ha fatto presente nelle svariate occasioni e, secondo lei, i dimissionari se ne sono accorti soltanto da alcuni mesi. Ma questi dicono che l’ex sindaco è cambiato. La popolazione, perciò, vuole capire e molti cittadini ritengono che i motivi che emergono dai documenti, e in particolare l’accusa all’ex sindaco di comportamento arrogante, siano insufficienti per un gesto così clamoroso.
Rodrigo Cieri