Migranti nell’Alto Vastese: Guardiabruna dice no
Guardiabruna, piccolo paesino dell’Alto vastese si ribella alla notizia dell’apertura di un centro profughi nel proprio territorio. Categorica la risposta degli abitanti del paese, emersa in una riunione che, nel pomeriggio dello scorso 11 novembre,
è stata convocata dal sindaco Cristina Lella, allo scopo di confrontarsi e dare spiegazioni ai suoi cittadini. "Non siamo razzisti, ma siamo assolutamente contrari a qualsiasi centro di accoglienza" hanno affermato i residenti della piccola frazione dell’adiacente comune di Torrebruna, in provincia di Chieti, la quale conta all’incirca 120 abitanti. Il primo cittadino in questa occasione ha spiegato di essere dalla parte della popolazione e che l’amministrazione comunale ha risposto con un secco “No” alla Prefettura per quanto riguarda la realizzazione del progetto, ma che in questo caso l’iniziativa riguarda un privato che, attualmente, vive sulla costa ma è originario di Guardiabruna e lì ha uno stabile da ristrutturare e adibire a centro di accoglienza migranti. L’iniziativa conta una quindicina di profughi e verrebbe realizzata con la collaborazione della Prefettura e della cooperativa Matrix, ma i cittadini della frazione si dicono "pronti a fare le barricate. Che venga anche la polizia". La motivazione di fondo della rabbia e del rifiuto netto della popolazione deriverebbe dall’inadeguatezza del territorio ad accogliere ed integrare altre persone, dati gli innumerevoli disagi che queste piccole realtà offrono già ai propri abitanti. "Siamo senza strade, senza servizi, spesso senza acqua corrente, isolati dal mondo soprattutto d'inverno” hanno detto i partecipanti all'assemblea, invitando il Prefetto Corona sul posto, a rendersi conto della situazione reale.
Il progetto è momentaneamente bloccato a causa di alcune incongruenze, rilevate dal sopralluogo di un tecnico comunale, tra il progetto presentato e l’opera realizzata.
Alessia Monaco