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Femore prelevato da cadavere impiantato su paziente 50enne. A Ortona intervento di alta chirurgia dell’équipe di Salini

Era condannato a vivere con le stampelle, per via di una osteomielite cronica del femore sinistro che gli procurava continue fratture scomposte e che lo aveva costretto a subire diverse operazioni. Invece un 50enne marchigiano tornerà ad avere

un’esistenza normale grazie a un intervento di alta chirurgia eseguito da Vincenzo Salini e dalla sua équipe presso l’ospedale di Ortona.  Il paziente ha subito un innesto osseo da cadavere: in sostanza è stata rimossa la parte di femore infetta, di circa 20 centimetri, e sostituita con un osso sano estratto da una persona deceduta e prelevato dalla Banca del tessuto muscolo scheletrico dell’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna.

«Si tratta di un intervento che si caratterizza per l’entità dell’osso impiantato – spiega Vincenzo Salini, direttore della Clinica ortopedica dell’ospedale di Chieti e professore ordinario in Malattie dell’apparato locomotore dell’Università d’Annunzio di Chieti-Pescara –. Abbiamo seguito la tecnica di Masquelet e operato in due distinti momenti: con una prima seduta operatoria è stata asportata la parte di osso malata, estesa per 20 centimetri, e impiantato uno spaziatore che mantenesse tra i monconi la necessaria distanza. Dopo due mesi, nella giornata di ieri, una volta verificata la normalizzazione dei parametri di laboratorio, abbiamo eseguito il secondo intervento con la rimozione dello spaziatore e l’innesto del femore prelevato da cadavere, fissato con chiodo endomidollare bloccato».

Non sono intervenute complicazioni né fenomeni di rigetto e il paziente sta bene, quasi certamente sarà dimesso nella giornata di domani. Lo aspetta una fase post operatoria un po’ più lunga dei normali interventi perché l’osso impiantato richiede un periodo di “riabitazione”, nel quale dovrà saldarsi con la parte di tessuto sano su cui è stato innestato, per poi passare alla fase della fisioterapia.  L’aspetto importante, però, è che il paziente potrà recuperare un’esistenza normale, tornare a una vita di relazioni sociali e soprattutto a svolgere il suo lavoro, cosa che le sue precarie condizioni di salute non gli avevano più consentito.

Entrambi gli interventi chirurgici sono stati eseguiti presso l’ospedale di Ortona da Vincenzo Salini, coadiuvato da Christian Colucci, responsabile dell'unità operativa di Ortopedia del “Bernabeo”, e  Fabrizio Fascione.

Quello eseguito a Ortona è un trapianto di tessuti classificato come  “migliorativo”, in grado cioè di migliorare la qualità della vita dei pazienti e preferibile a protesi biologiche o materiali artificiali. I tessuti vengono prelevati da donatori viventi o deceduti in base al tipo di tessuto e possono provenire da elementi ossei (testa di femore) o muscolo-scheletrici (cartilagini, tendini), tessuti cardiovascolari (arterie, vasi, valvole cardiache), tessuto oculare (cornea), dalla cute e recentemente anche dalla membrana amniotica.

Nonostante i trapianti di tessuti abbiano un impatto minore sui media e sull’immaginario collettivo rispetto a quelli di organi, costituiscono tuttavia un settore della medicina in rapida espansione e che offre notevoli possibilità terapeutiche.

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