L'urgenza della riflessione.Perché la nostra scarsa saggezza peggiora le nostre vite.
Con questa mia introduzione vorrei sottolineare l'importanza dell'esistenza di un luogo che si ponga come meta la produzione e l'esposizione di pensiero e cultura. Viviamo in un momento storico
in cui sono poche le istituzioni che si dedicano in modo disinteressato alla ricerca e alla diffusione della saggezza, per questo sono stata felice di raccogliere l'invito dei miei amici e a dare il mio contributo alla discussione.
La mia sensazione è che la scarsa saggezza peggiori le nostre vite Abbiamo un urgente bisogno di riflettere.
Preferisco parlare di "saggezza" piuttosto che di "cultura" perché quest'ultima reca un'idea affannosa, élitaria, da andare a ricercare chissà dove. La saggezza, al contrario, è qualcosa che già riposa in noi, che dobbiamo solo tirare fuori, addomesticare ed esercitare.
Il luogo, dicevo, è particolare e prezioso in un'epoca come la nostra caratterizzata da una pressione sociale che incoraggia a restare persone qualunque, che spinge chi come me è abituato a porsi domande ad un istinto di autocensura ed autoghettizzazione e in cui ci si guarda bene dal cercare di gettare luce sulla strada giusta da seguire per l'uomo comune.
Eppure la vita dell'uomo comune è complicata ed appesantita da una serie di zavorre ideali che lo imprigionano e lo rendono vulnerabile agli errori del senso comune. Certo l'opinione pubblica e il senso comune sono utili ed efficaci in molti campi della vita, ma a volte ci spingono verso giudizi affrettati e peccati di ingenuità. È vero tutto quello che la gente dice sull'amore, sui soldi, sulla politica sul lavoro? È giusto rivendicare come un merito rimanere in uno stato di permanente non-saggezza? No, non lo è, per il semplice motivo che la mediocrità fa soffrire. Essere sempre omologati ci dispensa dal compiere qualche sforzo, è vero, ma in cambio ci chiede troppo: ci chiede, in un certo senso, di fare male quello che facciamo quando potremmo farlo meglio, ci rende mentalmente confusi e rende le nostre idee poco chiare su quello che ci rende felici.
Per essere padroni di noi stessi è necessario sottoporre tutti gli aspetti del senso comune alla ragione, pensare con la nostra testa, domandarci se un'idea che abbiamo sia logica, anziché assumere che sia giusta solo perché diffusa e consolidata.
Affidarci a pensieri preconfezionati ci rende mentalmente confusi: sappiamo esattamente perché alcune persone che conosciamo non ci piacciono?; oppure sappiamo cosa ci fa perdere la calma quando ci arrabbiamo? Guardare dentro di noi è difficile, ma abbiamo bisogno di analizzare la nostra mente per capire cosa ci soddisfa o ci irrita. Evitare questo esercizio fondamentale ci porta a non sapere dove cercare la nostra felicità, a sopravvalutare alcune cose e a sottovalutarne altre; ci rende manipolabili e volubili, mentre occorre che troviamo la strada e i comportamenti che ci aiutano davvero a vivere meglio. Non trovare questa strada ci porta a perdere la visione d'insieme e a non sapere più quello che è importante e quello che non lo è.
Sembra un problema ozioso, da "filosofi", vero? E invece vi chiedo lo sforzo di guardare meglio, perché non si tratta solo di pensiero o di logica, si tratta di felicità, la vostra felicità.
L'unica via per la saggezza è il coraggio. E il coraggio sommo è quello di porsi le famose e vituperate grandi domande della vita. Qual è il significato della vita? A cosa serve il lavoro? Come dobbiamo organizzare la società? Si può diventare ricchi restando moralmente integri?
Qualcuno di tanto in tanto si pone queste domande, ma disperando di trovare soluzioni, conclude che non ce ne siano e così alla fine appaiono come dei rompicapi pretenziosi. E invece sono importanti, perché solo con valide risposte a grandi domande possiamo incanalare la nostra energia verso qualcosa che abbia un senso, per non passare attraverso le nostre vite come fantasmi inconsapevoli.
Il segreto è semplice e sta nello scomporre le grandi domande in piccole parti più gestibili e creare una comunità in cui il lavoro venga suddiviso e condiviso tra più menti. L'unica cosa veramente pretenziosa sarebbe quella di credersi al di sopra di questi interrogativi.
Attraverso strumenti particolari come la metafisica, l'etica o l'estetica, è questo il compito della filosofia, indicare all'uomo cosa deve sapere per essere felice.
Allora, io sono pronta. Il nostro progetto si chiama Inclusione e tutti siete chiamati a collaborare. Sono richiesti sincerità, curiosità e un pizzico di coraggio.
Silvia Di Virgilio