Inclusione di Sansalvomare

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A PROPOSITO DEI PICCOLI COMUNI

SAN SALVO | Da qualche mese a questa parte mi trovo coinvolta da alcuni miei cari amici in un viaggio che non avrei creduto tanto interessante ed emozionante e che sta mettendo alla prova il mio spirito tenacemente internazionalista. Spirito che si è andato

rafforzando negli anni, man mano che con l'avvento del web e della connessione globale, il mondo è diventato il luogo dove tutto è contemporaneo, le distanze si annullano e tutti possono vivere la stessa esperienza insieme, pur trovandosi a migliaia di chilometri di distanza. In una tale prospettiva, così ricca di possibilità, che senso ha legarsi ad un solo luogo? Perché darsi tanto da fare per salvaguardare un territorio frammentato se si può lavorare simultaneamente con New York e passare il weekend a Parigi?

Invece ora, venendo a contatto con le realtà dei piccoli borghi mi accorgo che tutti hanno un loro patrimonio culturale che va protetto e salvaguardato, perché lo spopolamento e il relativo impoverimento rischiano di farli scomparire.

Ieri abbiamo partecipato ad un convegno organizzato a San Salvo da PMI Services in cui si è discusso della legge sui piccoli Comuni di recente approvazione. Sono emersi molti elementi di riflessione, soprattutto grazie all'intervento di alcuni sindaci e dell'On Maria Amato. Quest'ultima ha messo in evidenza come la legge sia rappresenti finalmente un riconoscimento culturale per le genti e i borghi che vivono una condizione di effettiva frammentazione territoriale che va assolutamente sanata.

La legge rientra in una più ampia strategia nazionale per la coesione sociale ed individua alcune criticità proprie delle piccole comunità.

Viene riconosciuto prima di tutto che un forte aiuto per lo sviluppo deve venire dalla tecnologia, in primo luogo tramite una vasta diffusione della banda larga. Questa oltre a favorire semplicemente le comunicazioni, è un supporto essenziale per la sostenibilità di vari servizi, tra cui quelli medici (piattaforme di telemedicina, teleconsulto medico).

Quello che più spaventa amministratori e abitanti dei piccoli centri è di non riuscire ad arrestare l'emorragia demografica, dovuta all'isolamento, alla mancanza di lavoro e di attrattive culturali e di divertimento. Da tempo la questione non viene più posta solo in termini turistici -cosa fare per rendere il paese attrattivo rispetto ai visitatori- ma in termini di residenze, servizi di base, come l'ufficio postale, le scuole, i locali pubblici. Tutto questo a dispetto del fatto che i luoghi in questione sono davvero speciali, pieni di cultura e tradizioni, artigianato locale e bellezze naturali.

Ma per mettere in risalto tutto questa ricchezza è fondamentale che si superi lo sfilacciamento, che i centri si uniscano in una rete di relazioni che faccia riverberare in un'eco udibile da lontano tutte le loro ricchezze. È questa l'attività di Fare Sistema, un progetto per azioni in cui rientrano anche il Prodotto Topico e Abitare i Luoghi. Il primo promuove la degustazione e la diffusione di gastronomia locale; il secondo accompagna bambini e ragazzi alla scoperta dei territori e delle tradizioni, vicini ma sconosciuti.

Ciò che si dovrebbe costruire è un vero e proprio sistema culturale che riunisca sotto un'unica operazione che consenta di raccontare i luoghi, creare dei percorsi, farne delle vere e proprie esperienze di gusto, linguaggio, musica, stili. Lo scopo è quello di superare la frammentazione tipica del nostro entroterra tramite una mobilità razionale, coadiuvata da una attenta manutenzione delle strade, in modo che sia possibile raggiungere posti bellissimi ma difficili da trovare e che non trovano il modo giusto di farsi pubblicità.

Un altro aspetto che andrebbe indagato ai fini dello sviluppo è quello psicologico: cosa ci spinge, con tutto il mondo potenzialmente a disposizione, a vivere in un piccolo centro? In fondo il ruolo di chi resta è importante non solo per il luogo stesso, ma anche per l'intera comunità: coloro che restano custodiscono e curano ciò che rischia di isolarsi, sgretolarsi e perdersi. Fanno da argine, con la loro presenza e il loro lavoro, ai dissesti idrogeologici, alle frane , agli incendi. Rinnovano e ricostruiscono di volta in volta un'identità che altrimenti andrebbe perduta. È per rendere il loro compito più semplice che la legge per i piccoli comuni è stata concepita.

Per un tale compito occorre passione e dedizione. Forse scoprire cos'è che si ama tanto e a cui non si può rinunciare è il primo passo per raccontarlo al mondo, per invitarlo a venire a vedere, a condividere una parte della propria vita. E per fare in modo che una maggiore autonomia e benessere permettano a coloro che lo desiderano, di rimanere.

Silvia Di Virgilio