CIVICA BENEMERENZA AI MAGISTRATI GIANGIACOMO E DI FLORIO
Questa mattina nella Sala Consiliare “Giuseppe Vennitti” il sindaco di Vasto, Francesco Menna a nome dell’Amministrazione Comunale ha consegnato un attestato di Civica Benemerenza, al Dott. Bruno Giangiacomo e Dott. Giampiero Di Florio.
La seduta straordinaria del Consiglio comunale è stata aperta dal Presidente Marco Marchesani e prima dell’intervento del sindaco Menna i bambini della scuola dell’infanzia Santa Lucia hanno cantato l’inno nazionale.
“Oggi con il conferimento della Civica Benemerenza, onoriamo due magistrati che con il loro agire, la loro passione, la loro abnegazione, hanno illustrato la nostra collettività, significando in maniera coerente la missione di servitori dello Stato che la Costituzione affida a persone in grado di renderne efficace il messaggio di prossimità e giustizia”. È quanto ha detto questa mattina il sindaco di Vasto Francesco Menna, durante la seduta straordinaria del Consiglio comunale, a Bruno Giangiacomo e Giampiero Di Florio che per otto anni hanno guidato con saggezza e grandi capacità direttive i presidi di giustizia del Tribunale e della Procura.
“L’inizio del Vostro mandato, nel 2015, coincideva con il tanto dibattuto ridisegno della geografia giudiziaria che ha previsto - ha evidenziato il primo cittadino - la chiusura del nostro tribunale insieme ad altri tre abruzzesi considerati “minori”: una determinazione che, fin dall’inizio, ha visto unito un territorio, tanti Sindaci, insieme alle realtà di riferimento, capaci di superare logiche di parte e di marciare uniti, con Provincia, Regione e Parlamentari del territorio, verso l’unico obiettivo di impedire che la volontà normativa trovasse compimento. E perché dico che il Vostro ruolo è stato fondamentale in questo percorso? Anzitutto perché, nonostante il progressivo dimensionamento di risorse umane e finanziarie pesasse fortemente sull’organizzazione delle strutture da Voi dirette, è stato mantenuto un grado di efficienza, per numeri e tempi, superiore alla media nazionale. E in secondo luogo perché i processi celebrati presso il nostro Tribunale grazie al Vostro lavoro, hanno chiarito – semmai ce ne fosse stato bisogno – che la battaglia intrapresa non era pretestuosa ma era ragionata in relazione al salto di qualità che la stessa criminalità organizzata ha, nel frattempo, compiuto nel nostro territorio: emblematico, in tal senso, è il primo processo celebrato in Abruzzo per reato di associazione mafiosa ex 416 bis C.P. 3. E poi non mi stancherò mai di rivolgerVi, a nome di tutti, un sincero grazie per aver affrontato con intelligenza e sapienza organizzativa l’enorme complessità della fase pandemica, quando ci siamo ritrovati a dover cambiare il nostro vivere di comunità e, quindi, a modificare le prassi della vita giudiziaria per come le avevamo conosciute e perseguite fino a quel momento. Il nostro Tribunale e la nostra Procura non hanno mai smesso di funzionare e di erogare servizi! Un ultimo punto vorrei prendere in considerazione e riguarda quello che, a mio parere, costituisce il tratto distintivo di due professionalità che hanno saputo qualificare il contesto umano che hanno servito. Penso alla presenza costante dimostrata alle più disparate iniziative istituzionali, culturali, di promozione della cultura della legalità, condotte presso il Palazzo di Giustizia o aderendo alle attività dell’Amministrazione, delle Istituzioni sovraordinate. Una presenza mai di circostanza, - ha concluso Menna - mai rituale o retorica, ma sempre di valore, improntata su una vocazione al servizio della Repubblica che è, davvero, il patrimonio valoriale che ci avete consegnato e che ci accompagnerà sempre”.
L’intervento del sindaco Menna è stato seguito da una breve dichiarazione del consigliere di maggioranza Marino Artese e del consigliere di opposizione Antonio Monteodorisio.
“La Costituzione deve essere praticata, non deve essere declamata, ogni giorno. Bisognerebbe affrontare qualcosa di più in termini di educazione civica, perché se iniziamo dalle scuole probabilmente - ha detto Giampiero Di Florio - il nostro torna ad essere un Paese migliore”.
Il Procuratore ha ricordato la grande collaborazione avuta con il presidente Giangiacomo.
“Non so chi di noi due è stato spalla in questi otto anni. Una canzone Supereroi parla di angeli che volano con ali separate - ha aggiunto Di Florio- ma poi queste ali si uniscono per creare il volo. Noi sotto questo aspetto abbiamo fatto il volo. Quando siamo arrivati in un ufficio dove una scelta scellerata basata solo su ragioni economiche aveva ritenuto di poter sopprimere un ufficio giudiziario come quello di Vasto. Tutto questo siamo riusciti a farlo ma non per presunzione mia o del presidente ma con il nostro impegno, nonostante la grande carenza di risorse umane. Otto anni fa quando sono arrivato a Vasto non conoscevo questo territorio, questo è il territorio più bello d’Abruzzo, non ho nessuna difficoltà nel dirlo. Mi auguro che questa amministrazione e chi mi sostituirà abbia sempre a cuore il bene e l’interesse pubblico di questo territorio”. Il procuratore ha infine voluto ricordare Luciano Lapenna.
“E’ stato il primo ad accogliermi, grande uomo delle istituzioni. Un tributo alla sua memoria”.
Il Presidente Bruno Giangiacomo ha ripercorso la sua attività professionale dall’arrivo al Tribunale di Vasto nel gennaio 2015 quando iniziava il processo Adriatico con oltre 60 imputati. Il primo processo finora celebrato in Abruzzo per reato di associazione mafiosa ex 416 bis, seguito nella primavera del 2016 da un altro importante processo “Esmeralda”, che aveva una nutrita presenza di donne imputate. Giangiacomo ha evidenziato le difficoltà vissute durante la Sua presidenza, con risorse umane sottodimensionate e l’importanza della capacità organizzativa per l’operatività del Tribunale vastese nel complesso periodo pandemico.
“La mia attività presso il Tribunale di Vasto – ha concluso Giangiacomo -non è ancora finita del tutto. Devo fare ancora due processi grossi che abbiamo iniziato nel 2020 e un altro nel 2021. Processi che cercherò di portare a conclusione in tempi ragionevoli. Vivo una situazione un po’ particolare perché a Roma ora io faccio funzione di Pubblico Ministero e a Vasto quella di giudice.
Il fatto che ora io non sia più giudice non vuol dire la dismissione di una veste, di un modo di celebrare i processi che in quasi quarant’anni ho praticato esercitando sì un potere, ma mai dimenticando che esso è ancor più una funzione al servizio del popolo italiano. Credo che dobbiamo sempre aver presente una frase di John Kennedy che diceva: prima di pensare a cosa lo Stato possa fare per noi, pensiamo a cosa noi possiamo fare per lo Stato”.