La storie vere del bizzarro ciclista Cesare Irace il “Taccone” di Montenero di Bisaccia
La nona tappa del 100° Giro d’Italia partirà il 14 maggio 2017 da Montenero di Bisaccia, il paese di nascita del ciclista più bizzarro d’Italia , Cesare Irace . Nasce in campagna da una famiglia di contadini. Perde sei fratelli, uno dietro l’altro:
Angelo muore asfissiato mentre la madre lo sta allattando, Nicola annega in un laghetto, Giovanni muore schiacciato dalla ruota di un carretto, Pasquale muore nell’isola di Rodi, Ida e Maria annegano nel mare di San Salvo. Cesare vive in campagna a contatto con la natura. Gli amici più fedeli sono il cane pastore e una cavalla di color marrone di nome Rosina. Conosce i luoghi più impervi del bosco “Motticce”. Trascorre il tempo, oltre a custodire gli animali, a piazzare le trappole per lepri, tassi e fagiani. Dà la caccia anche ai serpenti, che spesso si attorciglia intorno al collo. Mentre corre dietro una talpa, inciampa ad un ordigno di guerra seminascosto dalla vegetazione, ma questo esplode. Cesare viene inghiottito da un cumulo di terra restando prigioniero per tre giorni. Esce illeso. Arriva maggio, Cesare è al riparo sotto l’ombra di un sambuco. Ad un tratto, davanti ai suoi occhi si presenta una spettacolo meraviglioso: il passaggio dei ciclisti del Giro d’Italia. Resta incantato dal dolce fruscio di ruote. Nasce la passione per il mondo delle due ruote. Spera che il padre gli procuri una bicicletta da corsa. La famiglia non naviga nell’oro, ed infatti, è costretta a vendere la docile e bella cavalla, al primo offerente. Cesare piange per il dolore. Il padre nasconde il denaro raggranellato, nella stanza da letto, sotto il materasso ripieno di foglie di granoturco. Cesare entra di soppiatto nella stanza del “tesoro”, preleva quarantamila lire e con quella somma compra una bicicletta da corsa al negozio di Confucio Ciavatta. Il padre, appena scopre che manca una parte dell’utile ricavato, non tarda a capire che l’autore della bravata è stato il figlio Cesare. Afferra un bastone e si avvia alla ricerca del “lestofante”. Cesare fa perdere le sue tracce infiltrandosi per quindici giorni tra i grossi rami di una quercia secolare. La mamma, però, di nascosto, verso il tramonto, rifocilla Cesare con fette di pane e ventricina. Passata la tempesta, Cesare comincia ad allenarsi, percorrendo migliaia di chilometri. In una Firma il primo contratto con la Società ciclistica “Stadio” di Pescara. Sta per arrivare al traguardo di Giulianova, sbanda e precipita . Riporta una grossa frattura alla testa e la perdita della memoria. Lo trasportano con un’ambulanza all’ospedale di Giulianova. Il padre fa celebrare anche una messa. Cesare, dopo ventidue giorni, supera il coma e torna a casa a bordo della sua bicicletta. Ritorna alle gare. In un bar del suo paese, apprende che a Bari si disputa una gara importante. Né lui, né i suoi amici dispongono di un automezzo. Di buon mattino, sotto una pioggia violenta, pedalando forsennatamente, giunge a Bari con gli indumenti bagnati e intrisi di fango. Taglia per primo il traguardo. Comincia a perdere lo stimolo delle corse. Decide di ritirarsi. Emigra a Portocivitanova cambiando disciplina sportiva.. E’ attratto dal pugilato. Comincia ad allenarsi. Ha un destro pesante. Vince cinque incontri per k.o. Diventa allenatore in seconda del pugile professionista sansalvese Nicola Nanni. Cesare incassa 5 mila lire per ogni macth. Ma la vita del ring è troppo dura per lui. Passa al podismo. In salita è irresistibile. Sul circuito di Bergamo, arriva per primo al traguardo. Ritorna nella sua casa natale. S’innamora follemente di Maria, una bellissima quindicenne di Fresagrandinaria. Dopo un mese di fidanzamento si sposano. Per sbarcare il lunario accetta un lavoro da manovalanza. Impara in pochi mesi il mestiere del muratore e realizza una bella abitazione nella zona di San Biase. La lunga astinenza dalle competizioni sportive lo rendono introverso e malinconico Per “smaltire” la grave depressione, comincia a mangiare e “bere”smoderatamente. Dopo una rigorosa dieta, riacquista una buona forma fisica e torna al ciclismo. Una sera, mentre rientra a casa, sente un fastidioso formicolio agli arti, a cui, però, non dà molta importanza. Una domenica, a Santa Croce di Magliano, mentre è in testa ad un gruppetto di ciclisti cade, battendo la testa contro l’asfalto. Viene trasportato all’ospedale di Vasto in un grave stato. Dopo tre mesi in ospedale è tornato a pigiare. Cesare, devi darti una calmata! Settantasei anni e più, non sono bruscolini!
Michele Molino