La “Mescaràte” era il vero divertimento dei Salvanesi
A San Salvo nel dopoguerra c’ è stato un continuo fiorire di gruppi del Carnevale. Una delle maschere di Carnevale che gli anziani ricordano è quella interpretata da zì Fulidéche , contadino, papà dello scomparso Renato capitano nell’Esercito.
Filoteo Sorge con un grossa pancia e un nasone rossiccio guidava il corteo formato da una ventina di coppie di giovani che portavano a braccetto altri giovani vestiti con abiti femminili. I figuranti si disponevano in cerchio, attorniati da una folla straripante. Ogni personaggio avanzava verso il centro, e tra una piroetta e l’altra, cantava il pezzo che aveva imparato a memoria. Di solito l’ ultima strofa veniva replicata all’unisono da tutti le mescarète (i figuranti). La “parodia” terminava con Filoteo Sorge “Carnevale”, che buttava manciate di foglie di rape alla folla entusiasta, gridando a squarciagola: Magnàte càrne e maccarìhune, le fuijaràpe zi da spricà ( Mangiate carne e pasta, buttate le rape). Pugginélle (Pulcinella) di buon mattino andava a prendere una alla volta le “signorine” a casa e le accompagnava l’abituale luogo di ritrovo. Evaristo Sparvieri in una sua poesia ha descritto benissimo la scena:” Ascive Pugginell la matine, nghi ‘na scuffietta rosce nghi lu fiocche, nghi nu “tripuline”appicciate mmocche, curreve pi pijà li signurine.La rihunione di li miscarate, zi face’ a la case di Caffittire: addo’, prime di cumunza’ lu ggire, a la “parte”, j zi dave ‘n’arpassate”.
Nella storia locale sono rimasti molti aneddoti divertenti. Ad interpretare l’importante maschera di Pulcinella toccava ai membri di una stessa famiglia (così il vestito poteva essere riciclato). Infatti per diversi hanno indossato l’ambita maschera: Antonio De Luca, Vitale De Luca, Gino De Luca e Nicola De Luca, figli di Paulicce Dilìque (Paolo De Luca) il banditore del paese. Durante un Carnevale di parecchi anni fa, Pugginell, con la cuffietta rossa, fiocco blu, campanelli ai fianchi e frusta in mano, fece una piroetta accompagnato dalla fisarmonica ed iniziò a cantare il brano assegnato: “ Iè chi sso nu pugginèlle… ( Pugginéll in dialetto salvanese sta ad indicare una persona opportunista, volubile e poco seria).
All’ ambruvuése (improvvisamente) di mezzo alla folla partì uno strano grido:” Ca ci sì, ca ci sì !“ . Era la voce di suo padre; risate irrefrenabili da parte del pubblico.
Nei tempi antichi ci si divertiva con pochi soldi.
Michele Molino