Il cementificio, ancora quello, e sempre quello!
Apprendiamo dalla stampa che il 13 novembre scadono i termini di presentazione, presso gli uffici urbanistici, le osservazioni per contrastare la minaccia di una nuova industria altamente inquinante un cementificio: (contrariamente a quello
che dicono i nuovi padroni di questa società), in area di Punta Penna ai confini di punta Aderci e in prossimità di siti di interesse comunitario. Insomma si tratta dell’insediamento di una industria produttrice di cemento e affini. Arriviamo quindi a questa nuova situazione, drammatica dal punto di vista della salute e dell’ambiente dopo che per 10 anni la politica non si è mossa, nonostante i tanti proclami di Lapenna, autodefinitosi “ambientalista”: (intanto manteneva saldi legami con gli industriali di quella area, dopo le carezze verbali ai suoi assessori dell’epoca con le deleghe all’ambiente). Aria fritta e bugie. Questo accadeva e accade in questa città, in cui gli ambientalisti soggiogati dalle sirene di Lapenna si accaparravano piccole fette con le loro associazioni di pezzetti di Punta Aderci. Adesso in assenza di una vera politica che tutelasse e difendesse quella area, decidendo per la sua vera vocazione di area protetta, e di una decisione politica che finalmente dicesse una parola definitiva cambiando il piano di assetto di quella area, sconfiggendo i disegni dei vari industrialotti locali e non, siamo alla nuova emergenza. Dove sono e dove si celano i veri ambientalisti? Quale posizione vorranno assumere? Quale movimento vorranno attivare per rompere questo cerchio magico dell’inquinamento e della minaccia alla salute e alla preservazione di quella zona così pregiata? Le mobilitazioni del passato recente hanno impedito che si realizzassero biomasse e altre porcherie del genere: siamo in grado di non solo resistere, ma spingere la politica affinchè si modifichi il piano di assetto di quella area? O vogliamo ancora restare nel limbo dei compromessi come la storia di quella area ci insegna, con una doppia valenza: industriale e ambientale?. Vi ricordo che la scelta negli anni sessanta di insediare industrie rivelatesi altamente inquinanti hanno causato come la vicenda SVOA insegna, decessi e malattie e sofferenze alle famiglie, i cui effetti vediamo nel tempo presente. Da questo io accuso la politica, di nulla avere fatto per impedire questa storia dolorosa e gli strascichi che ancora viviamo. Anche questo è il quesito che pongo non solo agli ambientalisti ma che pongo con drammatica urgenza al vice sindaco di Vasto Paola Cianci affinchè chiarisca la sua idea su quella area e proceda, se ne ha la forza e la volontà, di dimostrare davvero di amare l’ambiente e gli umani.
Menna Ivo “la nuova terra” e responsabile Osservatorio Nazionale Amianto