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Cementificio a Punta Penna

Apprendiamo che il Comune di Vasto, nella persona del suo dirigente urbanistico Avvocato Monteferrante, ha deciso di concedere la autorizzazione alla realizzazione del contestatissimo cementificio in area Punta Aderci in località Punta Penna.

Lasciamo da parte le formalità relative alla incidenza ambientale (VINCA) e cerchiamo di capire perché dopo lunghe lotte politiche e civili, e incontri tra pubblica amministrazione, ambientalisti, politici, e nonostante le dichiarazioni del sindaco in quelle occasioni, in cui ribadiva la sua netta contrarietà a questo insediamento industriale altamente inquinante e nocivo pe la salute umana e l’ambiente, siamo giunti a questo esito. Dopo anni di lunghe lotte e battaglie per la conservazione e la tutela di una area pregiatissima, divenuta grande occasione di economia nuova fondata su turismo ambientale e tutelata da una legge regionale, e le recenti affermazioni inequivoche del sindaco che lasciavano aperta una grande speranza per definitivamente riconvertire una area saccheggiata per 50 anni da interessi industriali, contrastanti con una visione moderna e nuova fondata su altra economia, siamo purtroppo giunti a questo epilogo e alla sconfitta della politica e dell’ambiente. Il vicesindaco e assessore all’ambiente Paola Cianci esce malconcia dalla decisione assunta dal dirigente del settore urbanistico. Costretta a subire questa scelta, dopo avere garantito in diverse occasioni pubbliche ai suoi ambientalisti, che mai altro insediamento inquinante sarebbe nato in quella area delicata e sensibile. La maschera è caduta! per 10 anni ha camuffato la sua visione ambientalista in quella di comodo potere. Adesso i nodi vengono al pettine e le sue contraddizioni esplodono, come d’altronde si manifestano anche per il collega Marra, anche lui “difensore accanito” dell’ambiente, ma solo a parole. In dieci anni in cui sono stati al governo cittadino, la subalternità a Lapenna ex sindaco, si è dimostrata, non riuscendo a modificare lo strumento di pianificazione urbanistica, ovvero quel Piano di Assetto Naturalistico che avrebbe impedito qualsiasi localizzazione industriale inquinante in quella area. Altro che articolo 9 della Costituzione che recita: La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. In questi anni il silenzio di Lapenna e i rimandi sine die di decisioni serie per liberare quella meravigliosa naturale zona dalle aggressioni industriali e speculative hanno dominato la scena, in cambio di finanziamenti alle due campagne elettorali dell’ex Lapenna, e i suoi compromessi con la pseudo borghesia industriale che ha saccheggiato per 50 anni quei territori dove massimo è stato il profitto per costoro e massime le perdite della cittadinanza che dovrà riparare i guasti ambientali causati dalla rapina. A venti anni dalla legge che tutela la Riserva di Punta d’Erce datata 1998, la pseudo sinistra non ha voluto mettere mano alla pianificazione di quella area tutelandola da aggressioni industriali, realizzando il vero piano regolatore ovvero il Piano di Assetto Naturalistico. Adesso registriamo la ennesima sconfitta delle forze democratiche e ambientaliste che illusoriamente hanno creduto ai compromessi. In politica o si è radicali e duri o altrimenti i piccoli compromessi ti portano alla sconfitta. Altro vero scandalo è il silenzio del Partito democratico, il cui segretario Lapenna, che porta intera la responsabilità di questa situazione da 10 anni continua a latitare mettendo in difficoltà il Sindaco Francesco Menna. Un solo articolo sarebbe bastato per impedire questo nuovo attacco all’ambiente e ai suoi difensori: introdurre nel Piano di Assetto naturalistico il divieto di realizzare industrie insalubri di prima classe o a rischio di incidente rilevante, e vietando ampliamenti agli attuali esistenti complessi industriali. Lapenna in questi anni di compromessi ha voluto privilegiare il profitto degli industriali alla qualità dell’ambiente e della vita. Non resta altro da fare che una forte mobilitazione cittadina, una convocazione di protesta civile come al tempo in cui si riuscì a bloccare la centrale a biomasse che vide la città intera manifestare la sua grande contrarietà.

 Ivo Menna La Nuova Terra e responsabile ONA Osservatorio nazionale amianto

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