Parole nel vuoto sulla variante della SS. 16
VASTO | La domanda che mi pongo è la seguente: a che cosa serve una variante di statale? Non sono un ingegnere del traffico veicolare. Non ho alcuna competenza
in materia (né mi interessa averla). Basta solo un po’ di buon senso e qualche conoscenza dell’area. Rispetto al problema specifico, mi pare di capire – almeno credo – che la risposta possa essere nel seguente modo: evitare le zone urbanizzate, favorire la rapidità della comunicazione, escludere i mezzi pesanti. Se le cose stanno in questi termini, quale senso avrebbe una variante di statale che, dalla Bagnante, arretrando di qualche metro, continuerebbe fino a imboccare la collina di San Tommaso e poi, dietro la Stazione ferroviaria proseguire fino a San Salvo? Risolverebbe forse il micidiale ingorgo di Vasto Marina? Renderebbe più vivibile l’insediamento costiero? Questo il vero problema. Oppure bloccherebbe per sempre la possibilità di un traffico esclusivamente leggero con un’aria libera dai gas di scarico dei mezzi pesanti?
Proviamo a pensare alla soluzione prospettata dalla linea ferroviaria. E di che cosa ci accorgiamo: che il suo interramento ha consentito un diverso approccio con l’Adriatico. Si può avvicinare tranquillamente il mare, senza il pericolo della linea ferrata. Di fatto, l’unico impaccio che oggi resta è la statale sottoposta al dominio dei TIR. Il che invita a dire: non sarebbe più interessante utilizzare l’attuale litoranea aperta al traffico leggero e ciclabile, con il dismesso percorso ferroviario destinato al pedonabile? E poi, con questo indirizzo, non troverebbe più approcciabilità il segmento vastese della cosiddetta Costa dei Trabocchi? Che cosa dice il Prg ad hoc? Già. Perché parlo di tutto questo? Per il semplice fatto che mi riferisco a quanto scritto qualche giorno fa da Carlo Moro, sindaco di Lentella, e pubblicato dalla stampa locale.
Il passo su cui occorre porre l’accento è il seguente:
«Lo scorso anno 28 amministrazioni deliberarono per il tracciato che parte da vasto Nord (Cotir), attraversa la Fondo Valle Cena, si immette sulla Fondo Valle Treste, intercetta la SS.650 Trignina per tornare sulla SS. 16 in prossimità del confine con il Molise, abbracciando un territorio vastissimo ma non condiviso da Anas, Regione, comune di Vasto e comune di San salvo optando per una soluzione diversa».
La soluzione diversa è quella già accennata per una previsione di 80 milioni di euro. L’altra, quella dei sindaci del Vastese, è relativa all’itinerario del Fondo Valle Cena per una spesa prevista di 50 milioni di euro. Chiedo a me stesso: perché i comuni di Vasto e San Salvo non condividono quest’ultimo progetto? Non è forse quello più utile per liberare i due comuni dall’insostenibile gravame del traffico pesante, consentendo solo a quello leggero di entrare alla marina. Ciò costituirebbe un buon viatico. Non capisco la ragione di tale diniego. Con il progetto dei sindaci del vastese si renderebbe effettivo un unico percorso pianeggiante di fondovalle che, riconnettendo i bacini di Sinello, Cena e Treste, conduce direttamente il traffico sulla Fondo Valle Trigno, collegando tra l’altro i due caselli autostradali di Vasto (Nord e Sud) e la SS. 16 grosso modo all’altezza del Formale del Molino, confine con il Molise. A esso va aggiunto il rapporto diretto tra le aree industriali di San Salvo e di Gissi, con nuove opportunità per il funzionamento dell’autoporto di San Salvo. Non solo. Ma tutto il traffico proveniente da Isernia (SS. 650) e dalla SS. 86 “Istonia” troverebbe un più rapido rapporto con Vasto. Non solo. Ma dall’attuale ingresso al Fondo Valle Treste (confine Cupello/Furci) si incontrerebbero ben tre rapidi accessi a Vasto (Cupello e SS. Istonia; Monteodorisio, alla confluenza tra Cena e Sinello; e Vasto, via per S. Lorenzo).
Non è buon senso questo? Per quale ragione hanno approvato l’altro? Perché illogico?
Probabilmente sì! Del resto, vale la pena ascoltare l’affermazione del Presidente della Regione che recita: «La realizzazione di questo tratto stradale atteso dalle popolazioni locali da oltre 30 anni, sicuramente renderà l’infrastruttura […] più sicura dal punto di vista dell’incidentalità». Si faccia attenzione: «popolazioni locali», al plurale. Ma come? Non sono state 28 popolazioni locali a sostenere il contrario. Se cambiano il singolare con il plurale, possiamo dire di non uscirne più fuori. E si parla solo perché disponiamo degli organi di fonazione.
Già! Non sarebbe importante ascoltare il parere dei cittadini con un referendum consultivo. Purtroppo lo Statuto comunale di Vasto non ha il regolamento elettorale. Dunque, nessuno può richiedere le firme per renderne efficace l’indizione. Non sarebbe il caso di formularlo? Che cosa fa il consiglio comunale?
Ma perché dico queste cose? Le mie sono solo parole nel vuoto. Perché continuo a profferirle? Francamente non lo so. Perché forse mi piace sprecare il fiato. In ogni caso, va bene così. Forse qualcosa cambierebbe se i 28 sindaci chiedessero il pronunciamento dei cittadini di Vasto. E’ una semplice idea campata per aria. Posso solo dire: fate ciò che volete!
Luigi Murolo