Scrivere con misericordia
San Salvo | Ieri, domenica 24 gennaio, giorno dedicato a S. Francesco di Sales, Patrono dei giornalisti, ho partecipato a due eventi: la mattina, al gazebo di tutte le forze politiche di San Salvo contro le trivellazioni del Mar Adriatico
e nel pomeriggio alla messa in onore di San Francesco, celebrata nella concattedrale di San Giuseppe a Vasto.
Il primo evento è servito alla mia città, non tanto perch
é si sono raccolte le firme contro una sciagura per il mare, l’ambiente ed il turismo, quanto per un altro motivo: la legittimazione che, per la prima volta nella nostra storia politica, che si sono dati reciprocamente le forze politiche locali. Vedere assieme Tiziana Magnacca e Gabriele Marchese, Agostino Monteferrante ed Angiolino Chiacchia, Angelo Di Pierro e Silverio Marzocchetti, Emilio Di Cola e Fernando Artese, Marisa D’Alfonso e Tony Mariotti (mi scuso se non cito tutti, ma erano in tanti) ha avuto un significato simbolico, che ho colto e che riferisco. E’ come se Magnacca avesse detto a Marchese: tu sei importante quanto me.
E’ come se Chiacchia avesse detto a Monteferrante: tu hai cittadinanza politica come ce l’ho io che sono assessore. Ciò si chiama tecnicamente legittimazione reciproca. Per noi è altamente importante, perché non è stato sempre così. Nel libro che presenterò sabato prossimo ci sono esempi concreti, che si perdono nella notte dei tempi. Nel ’85 fece scalpore che un anziano sacerdote andò a cena con i capi della sinistra e nell’86 fu oggetto di un comizio una cena tra un esponente della sinistra locale ed un esponente della destra vastese. Venendo ai giorni nostri, nel libro riferisco di quando io (cittadino-giornalista) dovetti dare al Comune il numero di cellulare del sindaco neo eletto, perché evidentemente non si era usi annotare il numero del capo dell’opposizione. Finito per davvero il novecento, è probabile che nelle rubriche telefoniche di Monteferrante ci sia annotato il numero della Magnacca e viceversa e che tali numeri ci restino anche a ruoli invertiti. Questo pure si chiama legittimazione.
Ora veniamo al motivo per il quale ho scritto cosa c’era dietro al gazebo di questa mattina (la inedita reciproca legittimazione delle forze politiche) e non ho fatto la mera cronaca (che mirabilmente e più tempestivamente di me sanno fare altri colleghi). Evidentemente, sono più portato allo studio dei fenomeni socio-politici , che alla cronaca. Non è giornalismo questo ? Forse non è cronaca, forse non sono “breaking news”, ma è comunque giornalismo, sia pure “retroscenistico”, editorialistico o di commento dei fatti. Travaglio, che tutti i giorni sul Fatto fa un editoriale, non è forse un giornalista ? Più concretamente potremmo dire che è un giornalista-editorialista. Quindi non ci sono solo giornalisti – cronisti, ovvero bravissimi colleghi che raccontano i fatti. Scrivo questo perché stamattina un amico – sostenitore della destra locale mi ha amabilmente accusato di essere “il tredicesimo consigliere della sinistra”, esattamente come qualche anno fa un altro amico - sostenitore della sinistra mi accusava di esserlo della destra (al tempo all’opposizione). Anzi, stamattina, il mio amico mi ha detto: “Perché non scrivi ciò che di buono fa l’Amministrazione ?”. Rispondo così: per scrivere ciò che fa (di buono) l’Amministrazione c’è una figura istituzionalmente prevista, che è il (bravo) portavoce del Comune. Per raccontare la cronaca quotidiana ci sono i (bravi) colleghi cronisti. Io, invece, faccio gli editoriali, commentando i fatti e cercando i retroscena ed i motivi sociali o relazionali per i quali essi accadono. Tuttavia, non nascondo che il mio amico (che si chiama Vincenzo) qualche dubbio me l’aveva messo.
Vengo, quindi, al secondo evento di ieri ovvero alla messa in onore del Patrono dei giornalisti, durante la quale Don Gianfranco Travaglini, nostro concittadino, ha detto che il Papa raccomanda di scrivere con misericordia. Ossia ricordandoci degli ultimi. Ma se c’è una cosa che io faccio, nelle vicende che seguo di più (che sono quelle di politica), è proprio quella di scrivere ricordandomi degli ultimi. In politica, chi sono gli ultimi ? Sono quelli che, non stando al potere, hanno più bisogno di farsi sentire; sono quelli che temporaneamente stanno all’opposizione; sono quelli che conducono battaglie di dissenso all’interno delle stesse maggioranza. Dopo la messa sono tornato a casa per scrivere questo editoriale, sereno per due motivi: a S. Salvo è finita la delegittimazione reciproca (durata dal dopoguerra al 2012); io ho la coscienza a posto, perché scrivo con misericordia, ovvero dando voce a coloro che ne hanno di meno: quelli che non stanno al potere o che sono minoranza nella maggioranza.
Ods