E ora lo spirito arrivi al tavolo
SAN SALVO | Per fortuna c’è stato lo streaming attivato dai colleghi di Net. Grazie a questa tecnologia ho potuto seguire integralmente la prima manifestazione pubblica elettorale del Pd
per le prossime amministrative. Avrei senz’altro onorato l’invito di Gennaro Luciano a presenziare come editorialista di politica locale se non avessi dovuto essere in Molise quale membro di una giuria in un concorso sull’ulivo. Posso comunque commentare l’ importante evento elettorale avendolo seguito sul web e tanto basta.
Il Partito democratico ha presentato Gennaro Luciano, segretario politico ed affermato ingegnere, come proprio candidato alla carica di sindaco e l’ha fatto con orgoglio di partito, come accade in questi casi: con le presenze autorevoli del sindaco di Vasto, dei segretari provinciale e regionale, dell’assessore Paolucci e dei consiglieri comunali uscenti. In una logica di partito è giustificato tale parterre. Ma siamo certi che ora questa esibizione muscolare aiuti ? In ogni caso, è chiaro che al Pd non sfugga l’assenza all’evento della Triplice Intesa (Psi – Centristi – Ssd). Si tratta di un’assenza pesante, che tuttavia non va presa come definitiva, poiché è noto a tutti e cinque i movimenti del centrosinistra che, in queste elezioni, il proverbio si rovescia: tutti sono utili e tutti sono indispensabili. E tutti sanno di esserlo. Per questo, il tavolo a 5 finirà per essere una specie di tavolo delle sedute spiritiche, dal quale dovrà emergere uno spirito nuovo, che, nell’ultimo editoriale, auspicavo dovesse arrivare dall’alto. Ma che, a questo punto, dovrà invece arrivare direttamente dal tavolo locale e dai membri che lo comporranno. Alcuni dei quali paventano le primarie (nella manifestazione del Pd le hanno espressamente chieste Luciano Cilli e Gennaro Luciano). Ma le primarie non sempre vengono condivise. Per esempio, cinque anni fa fu proprio il Pd a non accettarle. Che si farà se stavolta non le dovesse accettare la Triplice ? E che si farà se quest’ultima dovesse mettere in campo un proprio uomo (bravo ed onesto quanto il candidato del Pd) ? In tal caso, solo uno spirito nuovo potrà cogliere l’obiettivo scandito da Mariotti: “Al primo turno si deve andare con un candidato unico del centrosinistra !”. Il candidato unico del centrosinistra è una conquista ancora da fare, che – sia detto per inciso - non è stata conseguita in cinque anni d’opposizione e non certo a causa di registi occulti o palesi (sarebbe come dare la colpa della febbre al termometro). Può anche essere che al Pd sia passato tutto (come dice l’anziano onorevole), volendo intendere che la separazione di cinque anni fa è stata elaborata. Ma perché gli altri partner non l’hanno ancora elaborata ? E perché costoro hanno trovato unità con le forze che non avevano partecipato direttamente alla rottura della passata legislatura? Cosa poteva fare il Pd per sanare le vecchie ferite e cosa può ancora fare per non aprirne altre ?
Capita spesso che i dirigenti politici abbiano un livello medio alto di senso dell’appartenenza al proprio partito, ma esso è inversamente proporzionale al senso di appartenenza alla coalizione, che, a livello nazionale, si sta per risolvere con il ritorno al proporzionale. A livello locale c’è ancora il sistema maggioritario, che impone il proverbio rovesciato: “tutti sono utili ed indispensabili”, come lo è la pari dignità. Forse ha ragione Emilio Di Cola, secondo cui passare la palla da un campo all’altro non risolve la questione. Da lunedì si tolga la rete, si blocchino le palline, si smetta il ping pong, ci si sedia e si discuta con spirito nuovo… se si vuole per davvero avere un candidato unico al primo turno. Altrimenti sarà un deja vu.
Ods