“Fai quel che devi e succeda quel che può”
San Salvo| A fine anno, ho scritto un augurio “sensato” (dice Angelo Di Pierro), per il quale mi ha ringraziato pubblicamente Agostino Monteferrante e che è piaciuto a sette (tra loro diversi) esponenti politici Emilio Di Cola,
Vincenzo Larcinese, Stefano Daccò, Nicola Sannino, Fabio Travaglini, Michele Marchese edAngiolino Chiacchia.
Rileggendo i commenti di Angelo ed Agostino (che non sono tuttavia ottimisti allo stesso modo) ho trovato delle assonanze. Il primo è preoccupato perché si sta smontando lo Stato sociale ed il secondo ricorda il progresso proprio grazie al welfare. Se Agostino ricorda, nell’incipit, chi dopo aver prodotto vetro andava a produrre grano, olive, uva, frutta, Angelo questo lo fa tutt’oggi con ostentato orgoglio insieme a sua moglie Antonietta della Masseria Zinni.
Cos’è, dunque, che unisce l’uno e l’altro e gli altri ancora ? E’ la comune identità, formata sulla civiltà (e sottolineo civiltà) dei contadini, che il proprio dovere l’ hanno sempre fatto, anche quando per l’altrui sfruttamento erano costretti a vedere il bicchiere mezzo vuoto, anzi quando lo vedevano mezzo vuoto, ma era davvero vuoto.
Questa è una città che ha le sue luci e le sue ombre, come ho evidenziato nell’augurio, ma nella quale vale la pena di starci e fare il proprio dovere (e non solo perché siamo abituati a farlo), fondamentalmente perché gli uomini che ho testé citati (e che fanno parte della classe dirigente) hanno consapevolezza di dover fare quel che devono (Pietro Nenni diceva: “Fai quel che devi e succeda quel che può”). Molte volte lo fanno senza ostentarlo: Agostino coprogetta qui immobili per milioni di euro in una fase in cui quasi tutto è fermo, Angelo ed Antonietta trasformano la propria masseria in un luogo chic, Emilio interloquisce giornalmente con il management della Pilkington, Angiolino gira per la città con Vincenzo a cercare di risolvere i problemi, Fabio è entrato nello staff della presidenza della Regione, ecc… qualche volta indulgono anche loro alle sirene della società dell’immagine, ma generalmente sono sobri e misurati.
Da osservatore attento dei fenomeni sociali e politici della città e del territorio, non mi pare che stia emergendo una classe dirigente nuova o rinnovata al punto che si possa prescindere da costoro e, quindi, è verosimile che la città del futuro o, se si preferisce la città territorio, contempli ancora le idee, le opinione, le azioni, professionali e sociali (tra gli altri) di Ago, Angelo, Emilio, Vincenzo, Michele, Nicola, Stefano, Fabio ed Angiolino, figli della civiltà dei contadini, pronti ad impegnarsi perché, facendo quel che devono, possa succedere quello che può…. anche se – come dice Angelo Di Pierro – “lo Stato chiude gli ospedali, non costruisce più le autostrade (quelle che aveva le ha dismesse in malo modo) e sta smontando pezzo per pezzo lo stato sociale, e perfino insidia il risparmio dei cittadini, il frutto di una vita di lavoro”.
Può anche essere che tutto ciò determini una qualche rivoluzione, ma noi sappiamo che essa tutt’al più la faremo con la matita e prima di allora continueremo a fare il nostro dovere negli studi, nelle campagne, nelle fabbriche, per le strade, orgogliosi dell’apporto che siamo chiamati a dare. Auguri ancora…
Ods